di Fabio Colangelo – foto Getty Images
Come accade da diversi anni, le settimane a cavallo tra la fine degli Australian Open e l’inizio dei Masters 1000 americani, sono ricche di tornei in luoghi e condizioni molto differenti. Le indicazioni che emergono da questi eventi sono molto interessanti perché aiutano a chiarire (o alle volte ad alimentare) alcuni dei dubbi che affiorano dopo il primo Slam stagionale. La prima curiosità era quella di vedere come si sarebbe comportato Novak Djokovic al suo primo torneo da numero 2 del ranking. Il serbo non aveva affatto impressionato a Melbourne, e si è più volte detto di quanto la sua posizione sia frutto più che altro dei guai di Nadal che dei suoi effettivi progressi. Rotterdam (Atp 500) ha confermato quanto si era visto in Australia. Giunto in semifinale praticamente senza giocare, è uscito sconfitto dopo due tie break da Youzhny. Non è scandaloso perdere col russo, che però sembrava già non al meglio fisicamente, e non stava di certo esprimendo il suo miglior tennis, vista anche la fatica fatta per giungere in semifinale. Soprattutto nel primo set il serbo sembrava avere più margine rispetto all’avversario per alzare il livello di gioco, ma non lo ha mai fatto, chiudendo per altro con un disastroso doppio fallo il set. A breve avrà delle scadenze importanti, e solo ritrovando il livello di 12 mesi fa può sperare di rimanere il “primo dei mortali”.
In Olanda era molto atteso anche Robin Soderling, l’unico top 10 a non aver ancora vinto un incontro nel 2010. Come sempre confermarsi è molto difficile, e dopo l’exploit del Roland Garros lo svedese, a parte un buon Masters, non aveva più impressionato. Questa vittoria, ottenuta in un torneo di ottimo livello, lascia pensare invece, che sia pronto per confermarsi a certi livelli. Le vittorie “giocando male”, il finale di torneo in crescendo, e soprattutto la vittoria su Davydenko, sono segnali importanti di grande maturità. Lo stesso Davydenko era tra gli osservati speciali di questa settimana. Dopo lo straordinario finale di 2009 e l’inizio d’anno perfetto fino al 6-2 3-1 contro Re Roger a Melbourne, era interessante capire come avesse reagito a quella che forse è stata la sua più grande delusione in un Major. Impressionante fino alla semifinale, esce ridimensionato dalla sfida col vincitore del torneo, facendo pensare che non sia più in forma (come è normale che sia) come nei mesi passati.
Sulla terra brasiliana di Costa do Sauipe (Atp 250) ha trionfato in modo netto e convincente Ferrero, dimostrando di essere tornato su livelli più che buoni soprattutto sull’amata terra battuta. A San Jose invece ha trionfato Fernando Verdasco. Il madrileno dopo lo splendido Australian Open dello scorso anno aveva raggiunto i top 10 e l’accesso al Masters grazie a una buona regolarità di risultati, senza mai però avvicinarsi a quel livello, tanto da perdere per 15 volte consecutive contro i top 10. Negli States però ha finalmente rotto questa striscia sconfiggendo in rimonta in finale Roddick, in un torneo dove nessuno dei due aveva brillato. Vedremo ora se nei prossimi appuntamenti di livello più alto sul cemento americano, riuscirà a confermare questi progressi.
ITALIANI
Tra Rotterdam e Costa do Sauipe erano al via i nostri migliori giocatori, più Filippo Volandri che aveva superato le qualificazioni in Brasile. Il solo Fognini, in Sud America, è riuscito a vincere due partite, prima di cedere nettamente al polacco Kubot (ottimo finalista), condizionato dalla maratona vinta poche ore prima con Granollers. Delusioni di vario genere da parte di tutti gli altri, soprattutto dall’Olanda dove Seppi non è mai entrato in partita con Melzer, e Bolelli si è ritirato sull’orlo della sconfitta nelle qualificazioni contro Sluiter. Ci aspettiamo segnali di ripresa già dagli appuntamenti di questa settimana.
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