Per tanti l’argentino sarebbe stato l’uomo che avrebbe messo fine all’egemonia Federer-Nadal. Poi l’infortunio … FOTO + VIDEO

di Fabio Colangelo – foto Getty Images

 

Quando si andava a scuola, in classe si incontravano diversi tipi di compagni e caratteri. Quelli con cui si legava di più, quelli che ci lasciavano semplicemente indifferenti, e quelli con grande personalità, i leader.

Potevi amarli od odiarli, ma quando si assentavano per un lungo periodo, lasciavano un vuoto non indifferente. Tutti ne sentivano la mancanza, alla lunga anche quelli che meno li apprezzavano o si sentivano in competizione con loro.

 

Il 2010 doveva essere l’anno della definitiva esplosione di Juan Martin Del Potro. Dopo il primo successo in uno slam  ottenuto a New York, e la successiva finale conquistata al Master al termine del 2009, in tanti si aspettavano che l’argentino potesse essere l’uomo che avrebbe messo fine all’egemonia Federer-Nadal, essendo stato l’unico a sconfiggerli uno dopo l’altro nello stesso slam e soprattutto nei due match più importanti (semifinale e finale).

 

Un problema al polso però lo ha costretto a giocare in non perfette condizioni gli Australian Open, tanto da indurlo a fermarsi per cercare di guarire completamente. Dopo alcune settimane di stop, quando il rientro pareva imminente, le notizie sulle sue condizioni sono diventate sempre più approssimative ed occasionali.

 

Si è appreso che aveva deciso di operarsi per risolvere al meglio il problema, e che l’obiettivo era quello di provare a difendere il titolo agli Us Open. Del Potro però non si è presentato al via di nessun torneo dell’estate americana, e la scarsità di notizie sulle sue condizioni ha portato qualcuno a parlare (senza nessuna prova reale) di problemi psicologici.

 

E’ finalmente tornato alle gare oltre otto mesi dopo il suo ultimo match, ma le nette sconfitte patite da Rochus e Lopez sono servite solo ad aumentare i dubbi sulle sue condizioni.

 

E il 2011 era iniziato ancora peggio se possibile. Al primo test di un certo livello contro Baghdatis ai recenti Australian Open, l’argentino è parso confuso, incapace di impensierire il cipriota che non ha mai perso il controllo del match (non inganni il set vinto, frutto di diversi regali di Baghdatis), all’inizio preoccupato e successsivamente quasi deluso dalle condizioni del compagno di classe più prestigioso.

I suoi colpi non sembravano più devastanti come un tempo, e quando ha chiesto l’intervento del fisioterapista per farsi trattare il polso si è temuto il peggio.

 

Fortunatamente il dolore non gli ha impedito di presentarsi al via della tournèe americana che segue il primo Slam stagionale. Scelta intelligente e coraggiosa, perché nel momento forse più critico della sua carriera ha preferito giocare nelle condizioni a lui più congeniali, piuttosto che giocare vicino casa (Sud America) sulla natia terra rossa. Stessa sorte nei primi due tornei (San Jose e Memphis), dove ha ripreso confidenza con la vittoria con avversari non di prima fascia, prima di cedere in semifinale a dei top 10 (Verdasco e Roddick).

 

A Delreay Beach invece è arrivato il primo successo dopo quello degli Us Open 2009. E’ mancato il confronto con uno dei primi della classe, ma la facilità con la quale ha strapazzato gli avversari ha dimostrato che il suo livello è di gran lunga superiore.

 

L’appuntamento ora è per i Master 1000 americani, dove sarà la vera mina vagante del tabellone, e dove arriverà con tanti match giocati (cosa per lui fondamentale) e con ritrovata fiducia nei suoi mezzi.

 

La classe ha ritrovato uno dei suoi leader, e sarà bello ora vedere come reagiranno gli altri ritrovandoselo di fronte.

 

 

 

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Juan Martin si rilassa durante un allenamento a Milano nel 2009 sfogliando “Il Tennis Italiano”. Che dire… quando si parla di letture, Del Potro ha proprio gusto!

 

 


 

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