US OPEN – Sull’orlo del baratro, la Wozniacki si riscopre grande. Batte la Sharapova e sfiderà la Errani nei quarti, nella città dove tra due mesi correrà la Maratona.

Di Alessandro Mastroluca – 1 settembre 2014

 
“Il tennis femminile al suo massimo”. Basta il tweet di Billie Jean King per commentare il match degli Us Open 2014. Wozniacki, tornata in versione Wall-zniacki, batte Sharapova per la prima volta in tre anni e dopo quasi tre anni, dagli Australian Open 2012, torna nei quarti di uno Slam. A New York, Wozniacki firma una resurrezione sportiva che, forse casualmente (o forse no…), coincide con il ritorno ad altissimi livelli di Rory McIllroy dopo la fine della loro love story da copertina. Di certo, le fa bene allenarsi per tornare a New York per la maratona di novembre: ha chiuso con un bilancio di +5 (22 vincenti e 17 gratuiti) a fronte del -4, 39-43, di una Sharapova che ha fatto a lungo la partita ma non ha aperto abbastanza brecce per rompere il muro danese. "È fantastico. Non posso descrivere le emozioni che sto provano, sono felice e grazie per il supporto dei tifosi" ha detto a caldo Wozniacki dopo il 6-4 2-6 6-2 che la proietta al quarto di finale contro Sara Errani, il 35esimo per un'italiana in uno Slam, il sesto per Sarita (9-25 il bilancio complessivo, 3-2 il record personale della numero 1 azzurra). “Dovrò essere aggressiva con lei, e provare a giocare al meglio delle mie capacità” ha concluso la danese, che ha sconfitto Errani due volte su tre confronti diretti tra il 2007 e il 2010 (1-1 il bilancio sul duro). A questo punto la parte bassa del tabellone diventa il regno delle opportunità: oltre a Errani e Wozniacki, infatti, si giocano un posto in finale Bencic, Jankovic, Safarova e Shuai Peng.
 
L'ARTE DI VIVERE IN DIFESA
Wozniacki costringe subito Sharapova all'errore, e sarà una costante di un match che ha visto la russa sbagliare tanto, soprattutto quando si è trovata a giocare controvento. La danese mette subito in chiaro le cose con due ace nei primi due turni di battuta. Dal 3-0, però, Masha aggancia il 3-3, ma deve salvare quattro palle break al sesto game e le cancella prendendo più spesso la rete senza aspettare che sia l'avversaria a prendere l'iniziativa. Ma Wall-zniacki continua a costruire la sua partita dalla difesa, a mettere i prodromi di quello che sarà soprattutto il terzo set. Si prende i meritati applausi dell'Arthur Ashe per un lob vincente dopo una serie infinita di recuperi al nono game e un gioco più in là completa il 6-4 grazie al ventunesimo gratuito della siberiana. È la settima volta che Sharapova perde il primo set nelle ultime 11 partite giocate. È vero che Masha quest'anno ha rimontato 11 volte su 15 prima di questo match, ma oggi valgono più i numeri di Sweet Caroline che con questa ha vinto 24 delle 26 partite in cui ha portato a casa il primo set agli Us Open. Masha avrà forse rivisto le ombre della sconfitta in due set contro la danese a Flushing Meadows nei quarti del 2010, ma li scaccia con due break di fila per inaugurare la reazione nel secondo set. Ne emerge un 6-2 che non racconta tutta la storia di un parziale durato 59 minuti, con cinque game su otto finiti ai vantaggi, quattro dei quali proseguiti per oltre dieci punti. Sharapova chiude il parziale con un lungolinea vincente e riprende a inseguire la 18esima vittoria su 24 terzi set giocati nel 2014. Ma l'inseguimento è destinato a risultare vano. L'ambiente si riscalda, e non è solo una metafora. Entra in vigore la “heat rule”, 10 minuti di break tra secondo e terzo set. Sharapova, però, perde subito un po' del vantaggio psicologico costruito nel secondo set. Rientra tardi, infatti, dalla pausa e la giudice di sedia Cicak la punisce con un warning: Masha non la prende proprio benissimo. È una sorta di cattivo di presagio, un'epifania.
 
MARATONA VINCENTE
E al quarto game il presagio si fa concreto. Wozniacki vince un primo, intenso scambio lungo (0-30), prende la rete e costringe la russa al passante in corridoio (0-40), poi firma il capolavoro della serata. È Sharapova che, come sempre, mette subito i piedi in campo quando deve salvare palle break. La prima volée di approccio non è strepitosa ma abbastanza angolata da costringere Wozniacki a un mezzo pallonetto corto e centrale. La russa gioca la volèe con un pizzico di sufficienza, nell'angolo opposto. Caro ci arriva e da lontanissimo disegna un passante lungolinea che sorprende la russa, in colpevole ritardo nel coprire la rete con una timida volée in allungo sotterrata a rete. È un punto che esalta l'Arthur Ashe e Wozniacki ne approfitta per caricare il pubblico, per caricarsi i tifosi. È il punto che emotivamente cambia la partita, perché costringe Sharapova a reagire, non più ad agire. Wozniacki ne approfitta, varia le traiettorie, apre gli angoli e la fa reagire giocando dove si trova meno a suo agio, dove le è più difficile far male. L'esito è scritto in quel punto, prima dell'appendice scandita dagli errori di rovescio della russa, prima del sorriso ritrovato della regina di Danimarca che oggi ha vinto la sua maratona più bella.