Il capitano della formazione italiana di Davis Cup è intervenuto nella puntata odierna di Si tennis.

Il tennis italiano maschile è sempre più protagonista nel circuito maggiore. Grazie a ben 10 giocatori nella top 100, ai giovani in rampa di lancio e ai numerosi eventi organizzati nello stivale, il nostro tennis sta vivendo l’inizio di un’epoca indimenticabile. Ne è certo anche Filippo Volandri, neo capitano della formazione azzurra di Davis Cup, intervenuto nel corso della trasmissione SI Tennis in onda su Sportitalia. “L’esplosione del tennis italiano maschile parte da lontano, con grandi collaborazioni con i settori privati e gli allenatori privati.“ ha esordito l’ex tennista livornese. “La parola collaborazione ha fatto la differenza. Alle spalle ci sono tanti settori che hanno aiutato: l’area mentale che era un paragrafo scostato da tutto il resto. Gli statistici che ci hanno dato indicazioni importantissime. Tante consulenze che messe a disposizioni di giocatori e allenatori ha fatto la differenza. La presenza di numerosi tennisti ad alto livello permette di condividere la pressione e aiuta i giovani a crescere. È un aspetto positivo per tutti”.

Il primo passo è già stato fatto, ma gli obiettivi da raggi sono ancora molti. “Sognare è alla base del lavoro che facciamo quotidianamente. Stiamo lavorando per portare a casa Masters 1000, Slam e la Coppa Davis. Vedremo cosa combineremo, l’importante è dare il massimo. Organizzare così tanti eventi in un periodo simile non è facile. Bisogna dar merito a tutti gli organizzatori che iniziano questo percorso. Tornei italiani per gli italiani. La Federazione si è mossa benissimo. Le wild card aiutano a gareggiare e far esperienza ma non devono essere la sola medicina perché devono farsi le ossa anche all’estero. È ovvio che stiamo vivendo il miglior periodo del tennis italiano di sempre”.

Il debutto di Volandri sulla panchina italiana di David Cup avverrà a novembre, con la fase a gironi in scena proprio a Torino. “Ho una responsabilità importante ma ben venga aver scelta. Sarà difficile ma anche bello perché la rosa è ampia. Anche chi non giocherà si sentirà parte di un gruppo. Sono tutti bravi ragazzi e questo fa la differenza specialmente in Coppa Davis. La chiamata per me è stata un grande onore. Ho festeggiato guardando Aladin sul divano coi miei figli. Ho passato la notte in bianco senza chiudere occhio e contattando tutti i ragazzi che erano in Australia. Abbiamo tempo per lavorare. Noi stiamo cercando di arrivare al livello di coloro che hanno vinto in passato in Coppa Davis e costruire una coppia di doppio importante. È fondamentale dare anche senso di appartenenza ma ci vuole tempo per vincere. Tra qualche anno avremo grandi soddisfazioni. Fortunatamente non sono da solo ma ho una squadra molto ricca vicina a me che fa la differenza”.

L’ex numero 25 del mondo ha detto la sua anche sul discusso nuovo format della competizione. “Sicuramente bisognava cambiare qualcosa rispetto a quello tradizionale. Forse si è modificato un po’ troppo. Tutto concentrato in questo modo rende tutto un po’ troppo casuale e lascia meno spazio ad errori. Questo però è il format e dobbiamo organizzarci al meglio per far bene”.

Il 39enne livornese ha parlato anche sui Fab-3 (Nadal, Federer, Djokovic), che hanno dominato la scena tennistica degli ultimi anni. “Ognuno di loro è unico. Averne così tanti tutti insieme non so quanto potrà essere fattibile. Federer è così come si vede in campo, Nadal potrebbe sembrare spigoloso invece non lo è. È uno dei giocatori con maggior fair play. Nole è perfezionista dentro e fuori dal campo. Non dobbiamo preoccuparci di quando smetteranno”.

Dietro di loro si sta crescendo una folta schiera di giovani promesse pronte a prendersi la scena anche nei tornei più importanti. “Siamo alle porte di un cambio generazionale importantissimo. Tsitsipas è in rampa di lancio. Sta acquisendo consapevolezza e maturità. Dal punto di vista mentale ha lavorato benissimo. Sinner, Alcaraz, Musetti e tanti altri nel mezzo che possono prendere il posto dei big. C’è adesso spazio per campioni diversi ogni settimana e siamo all’inizio del cambio generazionale. Thiem è il più pronto a prendere in mano lo scettro anche se non lui e gli altri oggi non garantiscono la continuità di quei tre mostri sacri. Non è facile. Della nuova generazione del tennis mondiale fa parte anche Matteo Berrettini, semifinalista nello Us Open 2019 e fresco vincitore del torneo ATP di Belgrado. “Matteo è il prototipo del tennis moderno. Il suo servizio e il dritto mi ricordano quelli di Fernando Gonzalez. Berrettini ultimamente è migliorato tanto con lo slice, che da colpo difensivo è diventato offensivo”.

In conclusione, Volandri ha dato uno sguardo al suo futuro. “Non mi aspetto di rimanere per 20 anni sulla panchina. Sto facendo il lavoro più bello del mondo e non potrei chiedere niente di diverso. Oggi non mi vedo allenatore di nessuno ma più consulente al servizio dei giocatori e sono felicissimo così