Una spettacolare Roberta Vinci annulla due matchpoint alla Shvedova, vola al terzo turno e fa innamorare il pubblico. Che classe, e che carattere! Adesso la Cibulkova.
Roberta Vinci è numero 19 WTA
Di Riccardo Bisti – 31 agosto 2012
Che gioia! Roberta Vinci si è qualificata per il terzo turno dello Us Open battendo 3-6 7-5 7-5 Yaroslava Shvedova al termine di un match quasi perso, in cui si è trovata 3-5 al terzo e ha annullato due matchpoint. Al di là della classifica (numero 19 contro 45), la vittoria vale tanto perché la Shvedova è in gran forma. Tre mesi fa aveva raggiunto i quarti al Roland Garros (battendo la campionessa in carica Na Li), mentre a Wimbledon ha perso 7-5 al terzo contro Serena Williams dopo aver battuto la Errani. A conti fatti, è stata l’avversaria più difficile per Serenona. Risultati che danno il senso dell’impresa di Roberta, il cui tennis fa innamorare a prima vista. E tanti degli spettatori sul campo 11 non la conoscevano granchè. I paragoni tra il tennis e l’arte fanno ridere, ma il suo modo di accarezzare la palla è libidine per i puristi. “Se fossi un po’ più gay di quello che sono, mi piacerebbe essere accarezzato dalla volèe di McEnroe” disse uno straordinario Gianni Clerici. Siamo sicuri che lo scriba si crogiolerebbe volentieri nei tocchi della Vinci, ancor più godibili perché arrivano dal braccio di una ragazza piccola, dai lineamenti gentili, tutt’altro che muscolosa. Ma i ricami non bastano per diventare una campionessa: attorno al talento, lo scorso anno ha aggiunto un ottimo dritto, e negli ultimi due mesi è arrivata una grande condizione fisica.
Qualità utili per giocare alla pari contro la Shvedova, ottima doppista dal servizio molto potente. “Match pari” nel vero senso della parola, perché le statistiche fanno impressione da quanto sono simili. Entrambe hanno tirato 4 ace e commesso 5 doppi falli. Entrambe hanno sfruttato 6 palle break su 10, ed entrambe hanno avuto un saldo di “+ 1” tra colpi vincenti ed errori gratuiti (45 a 44 per la kazaka, 28 a 27 per l’azzurra). Con numeri del genere, i match si decidono con la testa, con l’innata capacità di giocare i punti importanti. La Shvedova non ce l’ha, Roberta si. Lo testimoniano gli ultimi quattro game, in cui è stata a un passo dalla sconfitta ma ne è uscita da dominatrice. Sotto di un break nel terzo set, la Vinci lo riprendeva ma subiva un sanguinoso break sul 3-4. La Shvedova andava a servire per il match, ma dal 15-15 Roberta faceva un miracolo dopo l’altro. Prima riesce a tenere in campo una volèe di puro istinto su un passante ravvicinato (dopo che aveva sbagliato la misura della palla corta), poi azzecca un millimetrico dropshot e trova il break con un bel punto, suggellato da un pallonetto con cui aveva rovesciato l’inerzia dello scambio.
Ma il “drama”, come lo chiamano gli americani, era appena iniziato. Roberta è andata a servire sul 5-4, e sul 15-15 commetteva un grave doppio fallo. A due punti dalla sconfitta trovava il quarto ace (a proposito della bravura nel giocare i punti importanti), ma poi commetteva una follia, mettendo in corridoio uno smash che una come lei avrebbe dovuto giocare a occhi chiusi. Matchpoint Shvedova. Sul primo, la kazaka sparava fuori di metri una risposta al servizio (a proposito dell’incapacità di giocare i punti importanti), se ne procurava un altro ma la Vinci trovava un gran dritto anomalo che la caricava a mille. Sul 5-5 i dubbi erano scomparsi. La Shvedova commetteva quattro errori e mandava Roberta a servire per il match. Paura? Braccio tremolante? Macchè. Un servizio vincente e due dritti vincenti spedivano la Vinci a matchpoint, e l’ennesima risposta out le faceva alzare le braccia al cielo. Dopo la stretta di mano era tempo di firmare autografi ad alcuni ragazzi con la t-shirt dell’Accademia di Bollettieri. Per loro, abituati al “corri e tira” di Bradenton, vedere i ricami della Vinci deve essere stata una visione. Al prossimo turno ci sarà Dominika Cibulkova in un match possibile: tra le due ci sono cinque precedenti, ma Roberta ha vinto gli ultimi tre, due nel 2012. Gli ultimi risultati di “cipolletta” (traduzione dallo slovacco del suo cognome) inducono a un cauto ottimismo. Al 31esimo tentativo, a Wimbledon la Vinci ha scavallato il muro della prima settimana. Chissà che non abbia voglia di andare ancora più avanti, anche perché un’eventuale Radwanska negli ottavi non sarebbe così tremenda…
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