Viktor Troicki ha ammesso che Novak Djokovic e Janko Tipsarevic sono stati più bravi da lui sin da piccoli. I tre sono nati tra il 1984 e il 1987 e Djokovic è indubbiamente il più forte. Da parte sua, Tipsarevic è stato numero 8 ATP mentre Troicki non è mai andato oltre la 12esima posizione. Nei tornei del Grande Slam, non ha mai raggiunto i quarti di finale. Negli scontri diretti sono 2-2, mentre con Djokovic ha perso 13 volte su 14. "Janko ha due anni più di me e mi è sempre stato davanti, ha esordito nel tour da giovanissimo . ha detto Troicki – Novak era un anno più piccolo di me ma giocava già con i tennisti più grandi, per questo in molti pensavano che non sarei diventato un professionista. Non sono mai stato il migliore della mia generazione, tanti ragazzi erano più bravi di me". Oggi Troicki è numero 22 ATP e ha saputo risollevarsi dopo un anno di squalifica per non aver consegnato un campione di sangue durante un controllo antidoping. "E' stata dura, soprattutto sul piano mentale, perché non sapevo cosa sarebbe successo – ha detto – in molti avevano dubbi, ma io sono testardo e amo le sfide. Volevo dimostrare a me stesso e agli altri che sarei potuto tornare più forte di prima". ha ammesso che Novak Djokovic e Janko Tipsarevic sono stati più bravi da lui sin da piccoli. I tre sono nati tra il 1984 e il 1987 e Djokovic è indubbiamente il più forte. Da parte sua, Tipsarevic è stato numero 8 ATP mentre Troicki non è mai andato oltre la 12esima posizione. Nei tornei del Grande Slam, non ha mai raggiunto i quarti di finale. Negli scontri diretti sono 2-2, mentre con Djokovic ha perso 13 volte su 14. "Janko ha due anni più di me e mi è sempre stato davanti, ha esordito nel tour da giovanissimo . ha detto Troicki – Novak era un anno più piccolo di me ma giocava già con i tennisti più grandi, per questo in molti pensavano che non sarei diventato un professionista. Non sono mai stato il migliore della mia generazione, tanti ragazzi erano più bravi di me". Oggi Troicki è numero 22 ATP e ha saputo risollevarsi dopo un anno di squalifica per non aver consegnato un campione di sangue durante un controllo antidoping. "E' stata dura, soprattutto sul piano mentale, perché non sapevo cosa sarebbe successo – ha detto – in molti avevano dubbi, ma io sono testardo e amo le sfide. Volevo dimostrare a me stesso e agli altri che sarei potuto tornare più forte di prima".