di Giorgio Spalluto – foto Getty Images
Se potesse, Victoria Azarenka giocherebbe sempre in Florida. Non c’è umidità o clima afoso che tenga. Lei a Miami si trova a suo agio, sia dentro che fuori dal campo. Lo ha ripetuto in ogni intervista rilasciata nel corso della sua seconda cavalcata vincente (in tre anni) a Key Biscayne. Nel 2009, la vittoria al Sony Ericsson Open in finale su una Serena Williams in non perfette condizioni fisiche, la consacrò nell’olimpo del tennis mondiale, dal quale, però, pareva essersi allontanata negli ultimi mesi.
L’incapacità di gestire la pressione e di portare a casa partite già vinte, sembrava rappresentare un ostacolo insormontabile per una ragazza che, pur stazionando tra le prime dieci, stentava a piazzare l’acuto nei tornei maggiori. Proprio dopo la sconfitta subita a Doha all’esordio dalla Hantuchova, si era fermata un attimo a riflettere su quali fossero le sue reali motivazioni, su cosa volesse fare della propria vita. La prima parte della stagione era stata oltremodo deludente ed era abbastanza palpabile come in campo non si divertisse più, tanto da considerare l’ipotesi di appendere la racchetta al chiodo. Ma solo per un secondo – come lei stessa ha ammesso al termine del match – fino a quando la mia mamma non mi ha dato un calcio nel sedere per farmi tornare al lavoro!”.
Che quella odierna fosse una Azarenka diversa, lo si è visto nell’epilogo dell’ultimo atto, dominato dalla bielorussa nella prima ora su una Sharapova sciagurata, intenta a rischiare il tutto per tutto con i colpi di inizio gioco. La Azarenka è molto solida nel palleggio e lucida tatticamente. Insiste sul colpo più incerto e falloso della sua avversaria, il dritto, e, grazie alla sua risposta anticipata, toglie il tempo alla Sharapova, incapace nel primo parziale (perso per 6-1) di difendere almeno una volta la battuta. La musica non cambia nel secondo set, almeno fino al 4-0. Con un gran diritto, la russa evita il 5-0 e, approfittando del primo passaggio a vuoto dell’avversaria, recupera uno dei due break di svantaggio, tenendo per la prima volta il servizio nel sesto game (2-4).
E’ il momento della verità per la numero 8 del mondo, già capace in carriera di farsi rimontare il vantaggio di un set e di 4-0 nel secondo parziale, da Serena Williams a Melbourne nel 2010. La tattica della Sharapova non cambia. Forza su qualsiasi colpo. Vika non si difende con la stessa brillantezza atletica ostentata fino a pochi minuti prima, finendo per cedere nuovamente la battuta e rimettendo, così, in carreggiata la siberiana (3-4).
Masha, però, continua a rischiare l’impossibile, anche in un momento della partita in cui, forse, sarebbe più saggio far giocare un’avversaria nella cui mente cominciano ad affollarsi i consueti fantasmi. Sono ben nove gli errori gratuiti nei successivi tre game, a condannare Maria, cui non basta il consueto coraggio, misto a incoscienza, con cui, sul 3-5, annulla due matchpoint. Si arrende nel game successivo in cui subisce l’ottavo break su 9 turni di battuta, per il 6-1 6-4 finale in favore di Victoria Azarenka al termine di un’ora e 46 minuti costellati dagli assordanti gemiti delle due giocatrici.
L’urlo finale è quello della bielorussa che festeggia il suo sesto titolo in carriera con pieno merito, avendo estromesso nettamente prima di oggi, le numero 2 e 3 del mondo, Clijsters e Zvonareva. Grazie a questo successo, salirà sino alla sesta posizione del ranking scavalcando Na Li e Jelena Jankovic che, dalla prossima settimana, saranno tallonate proprio dalla Sharapova. Masha, infatti, balza al 9° posto, tornando per la prima volta tra le Top10 dopo due anni.
Rimane per lei stregato il torneo di Key Biscayne, in cui era stata sconfitta in finale già due volte, per mano di Kim Clijsters nel 2005 e della connazionale Svetlana Kuznetsova nel 2006. Il tennis femminile ritrova comunque una campionessa cui manca “solo” il servizio per tornare a recitare un ruolo di protagonista in un tour, mai come adesso, orfano di una vera dominatrice.
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Gli Highlights della finale
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