Una prestazione straordinaria. Fatte le debite proporzioni, ancora migliore rispetto a quelle di Mischa Zverev (contro Murray) e Denis Istomin (contro Djokovic). Spazzando via Garbine Muguruza con un terrificante 6-4 6-0, Coco Vandeweghe si è presa la sua prima semifinale Slam. Come abbia fatto a giocare così, beh, è un mistero. In fondo non è mai andata oltre la 29esima posizione WTA e ha vinto giusto un paio di tornei, minori, sempre sull'erba olandese di 's-Hertogenbosch. E' un mistero per tutti, ma non per lei. “La semifinale è un grande risultato, ma io spero di andare ancora avanti. Ci sono tante cose che voglio ancora ottenere su un campo da tennis, e spero di ottenerle”. E poi, quando le hanno chiesto un parere sulla performance: “Abbastanza buona. Ho gestito le cose che potevo controllare, senza farmi condizionare da fattori esterni. Con il mio coach Craig Tiley abbiamo studiato una strategia e sono molto orgogliosa di averla portata avanti senza vacillare, specie dopo aver fallito alcune palle break in avvio”. Coco allude al primo game, quando ha fallito due chance per prendere il largo. Ma era sempre lei a prendere l'iniziativa, a costringere la Muguruza a giocare in difesa. Il break al settimo game era l'ovvia conseguenza. Coco falliva un setpoint sul 5-3, chiudeva 6-4 e poi saliva su una nuvola nel secondo set, lasciando appena dieci punti all'avversaria. Qualcuno pensa che sia una sbruffona, persino antipatica. A volte il confine tra la presunzione e la fiducia in se stessi è piuttosto labile. Ma Coco è così, le piace parlare, dire la sua senza timori. Come quando ha detto di mirare al numero 1 del mondo, o magari di voler vincere uno Slam.
L'AUTOGRAFO DI VENUS WILLIAMS
Però anche Colleen Vandeweghe ha le sue paure. “Prima della partita sono stata onesta con il mio allenatore e gli ho detto che ero preoccupata. Lui mi ha risposto che era normale, che sarebbe bastato il palleggio di riscaldamento, al massimo il primo game, per tranquillizzarmi”. L'ex coach di Navratilova, Pierce e Davenport aveva ragione. “Però mi sta dando una buona mano anche il doppio – continua Coco – adesso ho un'idea più chiara su quello che devo fare in campo, in particolare con gli angoli. Per questo Craig mi spinge a giocarlo, inoltre avevo giocato in grandi stadi in doppio prima di farlo in singolare, e questo mi ha aiutato”. Non c'è dubbio che i campi veloci le stiano dando una mano. “Sicuro. Io sono cresciuta in California, sul cemento. Non ho visto un campo in terra battuta fino a quando mi hanno convocato per la Fed Cup Junior in Italia. Il plexicushion è più adatto a me. Diciamo che finché si gioca sul cemento sono felice!”. I giornalisti le hanno chiesto di elencare le persone più importanti della sua carriera. Ha menzionato i nonni, poi ha scodellato una serie di allenatori che l'hanno accompagnata negli anni della crescita. “Non solo quelli di tennis, ma anche chi insegnava basket e calcio. E' molto importante avere buoni allenatori quando sei giovane”. E lei ha imparato qualcosa dai vari Jackie Cooper, Guy Fritz, Harry Fritz (fratello di Guy, colui che le ha insegnato la tecnica) Allison Bradshaw, il mitico Vic Braden e Andy Volkert. La prossima avversaria si chiama Venus Williams. E c'è una storia dietro. Quando era una bambina, la piccola Coco le chiese un autografo durante un torneo in California. Non riuscì ad ottenerlo perché c'era una gran folla. “Anni dopo, quando siamo state compagne in Fed Cup, le ho riferito quell'episodio. Però non avevo con me né una penna né una pallina”. Coco ha grande rispetto per Venus. “E' un sogno giocare contro qualcuno che osservavi da piccola. E' una futura Hall of Famer. L'unica volta che abbiamo giocato contro è stato sulla terra battuta, spero che stavolta sia un match completamente diverso”.
TEMPERAMENTO FOCOSO
Al rispetto, tuttavia, si accompagna una grande personalità, che in passato l'ha vista al centro di qualche controversia. Per esempio, quando si lamentò con Maria Sharapova perché – a suo dire – si muoveva troppo mentre lei era in procinto di servire (Wimbedon 2015, quarti di finale). Oppure la litigata con Yulia Putintseva, La kazaka le disse che lei è una giocatrice orribile, solo servizio. “E' vero, ma solo perché lei mi ha detto che sono una f…… p….. che non sa giocare a tennis, e che mio padre è uno stupido”. La replica di Coco non si fece attendere: “Essere americano significa anche essere un po' antipatico. Era un po' come dire: 'Sono americana, quindi ho liberà di parola'”. Sempre nel 2015, allo Us Open, ci fu una collisione con Donna Vekic. “Se l'avessi davvero colpita, e avevo intenzione di farlo, sarebbe finita per terra. In effetti mi manca quel tipo di confronto che c'è negli sport di contatto”. La Vandeweghe, ex promessa del basket, non ha mai nascosto il suo temperamento. “Non sono timida. Se qualcuno mi fa un torto, non rimango certo con la bocca chiusa”. Diciamo che dovrà imparare a gestirlo, perché spendere troppe energie mentali non è sempre una grande idea. Cresciuta in mezzo a vecchi campioni NBA grazie alle conoscenze di nonno Ernie (guardia dei Knicks dal 1949 al 1956), oggi è single. “Non ho tempo per una relazione – dice – però un uomo deve essere sicuramente più alto di me (lei è 1.85, ndr). Farei un'eccezione soltanto per Scott Eastwood. Ho visto su Wikipedia che è alto 1.80, però continuo a seguirlo su Instagram…”. Coco è fatta così, difficilmente lascia indifferenti. O si ama, o si odia. Ma di una cosa possiamo essere certi. Giovedì notte, non chiederà nessun autografo a Venus Willams.
AUSTRALIAN OPEN DONNE – Quarti di Finale
Coco Vandeweghe (USA) b. Garbine Muguruza (SPA) 6-4 6-0