Uno spettacolare Tommy Haas disintegra Novak Djokovic e genera la più grande sorpresa del 2013. A quasi 35 anni, può diventare il più anziano a vincere un Masters 1000. Per la gioia della figlia Valentina. 
Il saluto tra Haas e Djokovic. Il tedesco non aveva mai raggiunto i quarti a Miami
 
Di Riccardo Bisti – 27 marzo 2013

 
“Continuerò a giocare fino a quando mia figlia Valentina si renderà conto di avere un papà tennista”. Tommy Haas non poteva farle un regalo più bello: a pochi giorni dal 35esimo compleanno, ha infilato la più clamorosa sorpresa del 2013 battendo Novak Djokovic a Miami. E’ vero, lo aveva battuto un paio di volte, ma furono entrambe sull’erba, quando Nole non aveva ancora fatto il grande salto di qualità. Per il resto solo sconfitte. Ma in una fresca notte americana (a Miami c’erano meno di 20 gradi) ha trovato una prestazione meravigliosa e ha (stra)meritato di battere 6-2 6-4 il numero 1. Nei giorni scorsi, Djokovic aveva insistito sull’importanza dell’aspetto mentale: è proprio qui che Haas non lo ha sofferto, forte di un’esperienza quasi ventennale, fortificata dai mille infortuni che gli hanno impedito di vincere quanto avrebbe meritato. Ma hanno avuto il merito di condurlo agli "enta" più motivato che mai. Haas ha un grande pregio: gioca benissimo a tennis. E non solo perché tira un maestoso rovescio a una mano, ma perché sa esprimere un tennis completo a tutto campo, alla portata di pochi. Le due volèe di rovescio con cui ha ottenuto altrettanti punti-chiave sul finire del match hanno rimandato agli anni 90, al profumo dell’erba di Wimbledon che obbligava anche i Jordi Burillo a fare serve and volley. Un mese e mezzo fa, la piccola Valentina è scesa in campo a San Josè per tirare due palle col padre. L’altro giorno, dopo il successo su Dolgopolov, è scesa in campo per farsi abbracciare. Chissà se stavolta si sarà resa conto della portata dell’impresa. Ma non si preoccupi: Youtube e DVD recorder scolpiranno nel tempo l’impresa di papà Tommy.
 
Il tedesco (con cittadinanza americana) ha avuto il pregio di non disunirsi quando il match avrebbe potuto girare. Per mezzora ha massacrato un Djokovic stralunato, impotente fino al 6-2 2-0, poi c’è stato un game durato 12 minuti che ha ridato ossigeno al serbo (peraltro dopo aver annullato tre palle break). Sul 3-1, Haas ha avuto altre quattro palle break. Djokovic ha cancellato l'ultima con un ace e ha dato il via a un terrificante parziale di undici punti a zero, comprensivi dell’unico break. Haas poteva andare via di testa, ma era temprato nella testa e nel cuore. Un cambio di maglietta è bastato per tornare a giocare alla grande. Si è accorto che Djokovic era in giornata disastrosa con il dritto e ha picchiato senza pietà sulla ferita. Nole ha fatto il possibile, ma non era serata. Non la era per lui e nemmeno per il suo box, imbacuccato manco fossero in Alaska. Senza nulla togliere ad Haas, quella del serbo è stata una prestazione incomprensibile: 7 colpi vincenti e 30 errori sono numeri che spaventano. Non può neanche esserci l’alibi del desiderio di tornare a casa, visto che resterà negli States per giocare in Coppa Davis. Incredibile il rendimento col dritto: ha totalmente perso il timing con la palla, allora si è rifugiato in pallette cariche di topspin ma prive di pesantezza e (soprattutto) profondità. L’airone tedesco (non si offenda Michael Stich) ne ha approfittato e ha spesso dominato lo scambio. Fino al dritto finale che gli ha permesso di alzare le braccia al cielo e conquistare i quarti nell’unico Masters 1000 dove non c'era ancora riuscito. In dodici partecipazioni, non era mai andato oltre gli ottavi.
 
Li ha superati nel modo più bello e adesso guarda con fiducia alla sfida contro Gilles Simon, emerso dalla battaglia contro Janko Tipsarevic. I precedenti dicono 4-1 per Haas (2-1 sul cemento), e comprendono un severo 6-2 6-3 a Toronto. Senza Federer, Nadal, Del Potro e adesso Djokovic, questo strano Masters 1000 ha un favorito d’obbligo in Andy Murray. Ma un eventuale successo di Tommy Haas sarebbe la storia più succosa da raccontare. Sarebbe un clamoroso dato statistico, perché diventerebbe il più anziano a vincere un torneo Masters 1000: il record attuale appartiene ad Andre Agassi, vincitore a Cincinnati 2004 a 34 anni, 3 mesi e 10 giorni. Il giorno della finale, mancheranno tre giorni al 35esimo compleanno di Haas. Lo merita, e anche se il recupero fisico è un’incognita (avrà meno di 24 per recuperare prima del match contro Simon), faremo un po’ tutti il tifo per lui. "Sono consapevole di aver ottenuto ottimi risultati, e ho la sensazione di potermi ripetere" disse qualche tempo fa al nostro Lorenzo Baletti. No, non era una frase buttata lì.

INTERVISTA ESCLUSIVA – DAL LIBRO DEL PROFETA HAAS (Lorenzo Baletti)