L'ITF ha pubblicato i dati sui controlli antidoping del 2016. Su un totale di quasi 5.000, 1.863 sono stati prelievi sul sangue al di fuori delle competizioni. Testati 1.080 giocatori: 144 di loro hanno ricevuto sette o più visite a domicilio. Il focus è sui più forti, gli over 30 e quelli fermi per infortunio. Il sistema non sarà mai perfetto, ma (forse) oggi è più difficile doparsi con efficacia.Si dice spesso che l'antidoping dovrebbe essere più efficace. Si invocano controlli più frequenti, accurati, stringenti. Sono parole. Detto che si potrebbe fare sempre meglio, i dati pubblicati in questi giorni dall'ITF sui test effettuati nel 2016 parlano chiaro. La quantità non manca, ed anche la qualità è in crescita. Questi sono fatti. Purtroppo il singolo controllo antidoping non è in grado di dare risposte definitive: in altre parole, se un test è negativo non significa che il giocatore sia necessariamente pulito. Significa che in quel momento non ci sono tracce delle sostanze che il singolo test è in grado di rilevare. Ma un sistema perfetto non esisterà mai, e allora bisogna affidarsi al compromesso e alla professionalità del programma. Con le risorse a disposizione, non infinite, nel 2016 sono stati effettuati 4.899 test antidoping, con un aumento del 10,51% rispetto ai 4.433 effettuati nel 2015. In particolare, la nuova impostazione dell'ITF ha previsto un forte aumento dei controlli sul sangue al di fuori delle competizioni. I test sul sangue sono più invasivi rispetto a quelli sulle urine, e non è detto che servano di più, ma di certo hanno una buona funzione deterrente. Sul totale dei controlli, ben 1863 sono stati prelievi sul sangue al di fuori delle competizioni. Sono tantissimi: vuol dire che per 1863 volte i “vampiri” dell'antidoping hanno bussato alla porta dei giocatori per effettuare il prelievo. Nel 2016, sono stati 1.080 i tennisti controllati dall'antidoping, compresi i giocatori di wheelchair tennis. Come accade ormai da qualche anno, l'ITF pubblica i dati sui singoli giocatori: non il numero esatto di controlli, ma il “range”: da 1 a 3, da 4 a 6 o da 7 in poi. Agli scettici per partito preso, dunque, interesserà sapere che ben 144 giocatori (ad esclusione di quelli di tennis in carrozzina) sono stati sottoposti per 7 o più volte al test più invasivo: quello al di fuori delle competizioni. Si tratta di una lista piuttosto lunga, ma che vale la pena segnalare, nome per nome.

Nicolas Almagro
Kevin Anderson
Pablo Andujar
Timea Bacsinszky
Mona Barthel
Roberto Bautista Agut
Annika Beck
Aljaz Beden
Irina Camelia Begu
Thomaz Bellucci
Belinda Bencic
Thomas Berdych
Simone Bolelli
Rohan Bopanna
Eugenie Bouchard
Bob Bryan
Mike Bryan
Pablo Carreno Busta
Yung Jan Chan
Jeremy Chardy
Hyeon Chung
Dominika Cibulkova
Marin Cilic
Borna Coric
Alize Cornet 
Pablo Cuevas
Juan Martin Del Potro
Federico Delbonis
Casey Dellacqua
Grigor Dimitrov
Zarina Diyas
Novak Djokovic
Ivan Dodig
Alexand Dolgopolov
Sara Errani 
Victor Estrella Burgos
Roger Federer
David Ferrer
Fabio Fognini
Teymuraz Gabashvili
Caroline Garcia
Guillermo Garcia Lopez
Margarita Gasparyan
Richard Gasquet 
Daria Gavrilova
Camila Giorgi
Santiago Giraldo
Julia Goerges 
David Goffin
Sam Groth
Tommy Haas
Andreas Haider Maurer
Simona Halep
Martina Hingis
Lucie Hradecka
John Isner
Denis Istomin
Ana Ivanovic
Jelena Jankovic
Jerzy Janowicz
Steve Johnson
Ivo Karlovic
Angelique Kerber
Madison Keys
Martin Klizan
Karin Knapp
Philipp Kohlschreiber
Johanna Konta
Danka Kovinic
Denis Kudla
Mikhail Kukushkin
Svetlana Kuznetsova
Petra Kvitova
Nick Kyrgios
Johanna Larsson
Varvara Lepchenko
Sabine Lisicki
Feliciano Lopez
Ekaterina Makarova
Adrian Mannarino
Bethanie Mattek Sands
Leonardo Mayer
Marcelo Melo
Kristina Mladenovic
Gael Monfils
Garbine Muguruza
Gilles Muller
Andy Murray
Jamie Murray
Rafael Nadal
Monica Niculescu
Kei Nishikori
Benoit Paire
Anastasia Pavlyuchenkova
John Peers
Shuai Peng
Teliana Pereira
Andrea Petkovic
Tsvetana Pironkova
Karolina Pliskova
Vasek Pospisil
Sam Querrey
Agnieszka Radwanska
Albert Ramos Vinolas
Milos Raonic
Tommy Robredo
Laura Robson
Jean Julien Rojer
Lukas Rosol
Lucie Safarova
Anna Karolina Schmiedlova
Andreas Seppi
Maria Sharapova
Yaroslava Shvedova
Gilles Simon 
Jack Sock
Joao Sousa
Sergiy Stakhovsky
Sloane Stephens
Samantha Stosur
Barbora Strycova
Carla Suarez Navarro
Elina Svitolina
Horia Tecau
Dominic Thiem
Janko Tipsarevic
Bernard Tomic
Viktor Troicki
Jo Wilfried Tsonga
Lesia Tsurenko
Alison Van Uytvanck
Coco Vandeweghe
Fernanzo Verdasco
Jiri Vesely
Elena Vesnina
Roberta Vinci
Heather Watson
Stan Wawrinka
Yanina Wickmayer
Serena Williams
Venus Williams
Caroline Wozniazki
Donald Young
Matt Reid

Provando a leggere tra le righe, si intuiscono i criteri utilizzati dall'antidoping. Sono tre:  
1) La qualità del giocatore. Tutti i top-10 hanno ricevuto almeno sette visite dei “vampiri”
2) L'età. Se un tennista ha superato i 30 anni, è più facile che venga controllato rispetto ai giovanissimi.
3) Gli stop per infortunio. Tutti i giocatori che hanno avuto pause più o meno lunghe per infortuni di vario genere hanno ricevuto parecchie visite a domicilio Esempi? Tommy Haas, Simone Bolelli, Jerzy Janowicz, Andreas Haider Maurer, Shuai Peng e la stessa Maria Sharapova, che ha continuato ad essere controllata anche nel periodo di stop. E pensate a Flavia Pennetta: pur avendo ufficializzato il ritiro ai media, fino a quando non ha comunicato il ritiro ufficiale all'ITF, ha continuato ad essere sottoposta a controlli.

Il terzo punto è molto interessante. Capita spesso che la lunga assenza di un giocatore sia associata a una potenziale squalifica, il famoso “silent-ban” tanto discusso in passato. I dati sembrerebbero smentire la tesi: semplicemente, quando un giocatore è fuori, viene controllato ancora più spesso. In definitiva, i controlli antidoping non potranno mai essere efficaci al 100%, ma i numeri suggeriscono che il programma agisce con metodo e serietà. Senza dimenticare che i dati pubblicati NON comprendono i test effettuati dalle singole agenzie nazionali antidoping e – per il solo 2016 – i campioni raccolti durante il torneo olimpico. La sensazione è che i giocatori siano ben consapevoli dei rischi che corrono. Il doping sarà sempre più avanti rispetto all'antidoping, ma non c'è dubbio che oggi debba essere fatto con più…”metodo”. Più di così, onestamente, è difficile chiedere.

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