Andreas Seppi fa quello che può, conquista un set, stringe i denti, ma alla fine vince Raonic e in semifinale ci va il Canada. Forse il match si poteva allungare al quinto, ma il servizio del canadese è un'arma illegale.
Gioia incontenibile per il team canadese: è la prima semifinale dopo un secolo esatto
Di Lorenzo Cazzaniga – 8 aprile 2013
Serviva un miracolo, non ci siamo andati lontanissimi. Su una superficie che avrebbe meritato più indagini da parte dei tecnici della Federazione Internazionale (la quale dovrebbe imporre regole più severe sulla velocità massima di un manto sintetico), Milos Raonic si è dimostrato avversario ancora troppo ostico per i nostri, per quanto Andreas Seppi abbia complicato un match che per un'oretta di gioco sembrava una passeggiata per i canadesi. Su un supreme che fa schizzar via la palla, il servizio dello slavo-canadese è ingestibile: contro Seppi, che pure è un ottimo ribattitore, Raonic ha servito 35 ace e trasformato il 87% dei punti con la prima di servizio, confermandosi giocatore di grande efficacia ma anche di una noia infinita che, vincesse di più, dovrebbe scomodare qualche dirigente della stessa ITF per scovare una regola che limiti l'efficacia del suo servizio. Perché, per quanto servire in quel modo sia un merito, rende un match di tennis francamente inguardabile.
Nel match che ha regalato la semifinale al Canada, il piano azzurro era dunque servire per primi, restare avanti nel punteggio e cercare di mettere pressione al lungagnone. "Contro i grandi battitori, bisogna realizzare un break il prima possibile, per togliere fiducia". Me lo aveva detto lo stesso Seppi, quando nel 2008 gli riuscì di battere Tsonga a Sydney. Contro Raonic è accaduto esattamente l'opposto: Seppi ha ceduto malamente il servizio in apertura e Raonic ha cominciato la sua personale esercitazione balistica. Purtroppo Seppi ha la tendenza a partire col freno a mano, ma lasciare un set di vantaggio al canadese è un handicap mostruoso. Contro gli aceman infatti, la prima frazione è fondamentale perchè generalmente amano poco la fatica e se il match si allunga diventano sempre meno efficaci. Così invece, nel primo set il servizio di Raonic ha tremato un tantino solo nell'ultimo game (15-30), prima di chiuderlo per 6-4, con 10 ace all'attivo e nessun punto ceduto con la prima di servizio. Nel secondo set, il leit-motiv non è cambiato. Il break decisivo è arrivato nel terzo game con Raonic che ha sprecato due set point sul 5 a 3, si è incartato sul 5 a 4 quando tre doppi falli hanno regalato a Seppi l'unica palla break del set. Annullata la chance con un ace (obviously), Raonic ha chiuso 6-4 anche la seconda frazione. Inaspettato ma puntuale, è arrivato il calo di Raonic. Man mano che passavano i turni di servizio, il canadese faticava a trovare le punte di velocità di inizio match (costantemente sopra i 230 km/h), mentre Seppi cominciava a leggere meglio direzioni e rotazione. Conquistato finalmente un break di vantaggio in avvio di set, è cominciata un'altra partita. Seppi è stato bravo a salvarsi in un paio di occasioni, ma in generale Raonic ha cominciato a mostrare le crepe di un gioco totalmente legato alla sua battuta. Vinto 6-3 il terzo set, Seppi ha avuto la chance di staccarsi anche all'inizio del quarto. Una risposta vincente fuori di mezza spanna sulla palla break ha spinto anche il compassato capitan Barazzutti a imprecare gli Dei. Il break decisivo è arrivato nel dodicesimo game quando Seppi ha offerto il match point con un (orribile) rovescio in back lungolinea e non è più stato supportato dal diritto.
Come nelle previsioni della vigilia dunque, il match decisivo è stato il doppio, scippato all'Italia per un soffio. Un assist troppo invitante per Raonic. Il quale, va riconosciuto, ha saputo sfruttare al meglio le caratteristiche di un campo studiato ad personam. Certo, doveste limitarvi a osservare gli highlights della partita, troverete altre soluzioni spettacolari di Milos, oltre alla catenate di servizio: qualche diritto di rara potenza, un paio di recuperi miracolosi, perfino delle soluzioni al volo vincenti. Chiaro che, avanti nel punteggio e con alle spalle il bazooka pronto a rimettere le cose a posto, è più facile essere spavaldi. Per adesso, tuttavia, si è dimostrato inarrestabile contro i più deboli, altrettanto spuntato contro i più forti, quando le qualità dell'avversario o un campo di velocità umana, gli riducono l'incisività del servizio. Soprattutto se di fronte si ritrova un giocatore di buona manualità, capace di bloccare col back le sue bordate di servizio. Un Roger Federer, tanto per citare l'esempio supremo. Per sua fortuna, di giocatori con quella manualità ne sono rimasti pochi. Situazioni che non gli impediranno di entrare presto nella top 10 ma che potrebbero precludergli una carriera da Slammer. E, sorry Milos, in un certo senso ce lo auguriamo, perché il tennis che ci tiene incollati alla poltrona è un altro. In semifinale il Canada affronterà la Serbia di Nole Djokovic, a Belgrado, su un campo certamente meno rapido che a Vancouver e dove Raonic difficilmente riuscirà a fare la differenza.
CANADA – ITALIA 3-1
Andreas Seppi b. Vasek Pospisil 5-7 4-6 6-4 6-4 6-3
Milos Raonic b. Fabio Fognini 6-4 7-6 7-5
Vasek Pospisil-Daniel Nestor b. Fabio Fognini-Daniele Bracciali 6-3 6-4 3-6 3-6 15-13
Milos Raonic b. Andreas Seppi 6-4 6-4 3-6 7-5
Milos Raonic ha sepolto un generoso Seppi con una valanga di 35 ace
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