Victoria Azarenka stravince a Indian Wells, dominando la Williams con un match stratosferico. Chiude 6-4 6-4 e mostra le sue ambizioni: con Serena che torna a perdere due finali di fila dopo 12 anni, e la Sharapova fuori dai giochi, la bielorussa può sognare.Il tennis viene spesso etichettato come uno sport crudele, ma a volte sa anche essere giusto. Perché è giusto, giustissimo, che il pesantissimo trofeo di vetro del BNP Paribas Open di Indian Wells sia finito nelle mani di Victoria Azarenka, che torna fra le prime 10 con un titolo di prestigio, conquistato grazie a un match stratosferico contro Serena Williams. Nella sua lunghissima carriera, alla statunitense era capitato molto raramente di essere dominata così, nel tennis come nella bagarre mentale, aspetto che l’ha aiutata più volte a risolvere tante situazioni difficili. Ma contro questa Azarenka non funziona: la bielorussa non ne soffre la potenza, non ne soffre l’ego, e soprattutto sa come batterla nei match che contano. L’aveva già sconfitta tre volte, sempre in finale, ed è salita a quattro con un 6-4 6-4 frutto di una prestazione monstre, evidenziata dalle 11 palle-break salvate su 12. Significa che nei momenti difficili ha giocato da Williams, tirando fuori il meglio di sé. Aveva mandato più di un segnale alla vigilia, sia in campo sia ai microfoni (“altre giocatrici contro di lei entrano in campo già battute, io invece non ho paura di nessuno, vivo per queste sfide”), ma dirlo è una cosa, farlo è tutt’altro. E lei è una delle pochissime che lo sa fare, l’unica che ci riesce in questo modo. Le ha tolto tante certezze mettendole grande pressione sulla seconda di servizio, rispondendo con i piedi dentro al campo, e poi ha giocato alla perfezione da fondo, sempre in anticipo, sempre con grande profondità. E dove non è arrivata col tennis è arrivata con quella mentalità vincente che l’ha aiutata a tornare grande dopo tanti periodi difficili.
UN SUCCESSO CHE VALE DOPPIO, TRIPLO
‘Vika’ sembrava già pronta in Australia, invece ha pescato una Kerber in stato di grazia e si è dovuta accontentare, ma quella sconfitta ne ha alimentato il desiderio, le è servita per fare ancora di più. Più determinazione e più motivazioni, che han reso il successo californiano ancora più dolce. Ha saltato i tornei in medio oriente, ha prestato grande attenzione al fisico, e al primo appuntamento veramente importante eccola lì, a infilare il match perfetto nel momento ideale. Break nel primo game del match e 6-4, e poi via fino al 4-0 del secondo, contro una Williams che a suon di palle-break mancate non sapeva più che pesci pigliare. ‘Vika’ era talmente concentrata sul suo compito che non si è nemmeno accorta del point-penalty assegnato a Serena, che dopo il punto dello 0-3 ha frantumato due racchette, una ancora impacchettata, appena estratta dal borsone. La Azarenka è volata come un fulmine sul 5-1, poi è arrivato un piccolo calo fisiologico e un po’ di paura, quando la numero uno del mondo le ha strappato il servizio per la prima volta e si è rifatta sotto fino al 5-4 15-40, con due chance consecutive per agganciarla. Ma stavolta niente beffa. Era già successo in tre occasioni nel 2015: tre match-point mancati a Madrid, un set e un break di vantaggio a Parigi, un altro set a Wimbledon, non poteva andare di nuovo così. Con un ace ha cancellato la prima, un errore di Serena l’ha aiutata sulla seconda, e due punti dopo è arrivato il titolo, il secondo in California dopo quello del 2012, seguito da un lungo abbraccio con lo sparring Sascha Bajin. Fino a un anno fa era a fianco proprio di Serena, ed è probabile che sia stato lui a dargli le giuste dritte per ritrovare una vittoria che vale tantissimo, più dei 1.000 punti in palio o di un assegno da oltre un milione di dollari. Vale il ritorno fra le grandissime.
PUÒ PUNTARE ALLA VETTA DEL RANKING
Dopo aver vinto in campo, la bielorussa ha vinto anche al microfono. Prima ha strappato un sorriso esordendo con un “buon pomeriggio a tutti, da dove comincio?”, e poi ha elogiato Serena (che invece nel suo discorso si è commossa, ringraziando il pubblico per l’affetto), spiegando come i successi della statunitense le abbiano dati grandissime motivazioni per tornare in alto. Farlo battendo proprio lei, peraltro in due set (come a Serena non accadeva in finale dallo Us Open 2011), soddisfa ancor di più. Ma non è una sorpresa. Questi sono i livelli dove ‘Vika’ merita di stare, e dove sta tornando passo dopo passo, col sogno di riprendersi quella vetta del ranking che è stata l’ultima a occupare prima del grande ritorno di Serena. L'inizio di stagione lascia ben sperare: a Brisbane ha vinto di nuovo un titolo dopo oltre tre anni, mentre questo la riporta fra le prime dieci, alla posizione numero 8. E c’è da scommettere che non sia finita qui, perché il tennis espresso dice ben altro, e la situazione potrebbe rivelarsi particolarmente favorevole. Con Serena che torna a perdere due finali consecutive dopo dodici anni (non succedeva dal 2004: Wimbledon e Stanford), la Sharapova fuori dai giochi per la squalifica, Angelique Kerber che difficilmente si confermerà ai livelli di Melbourne e le altre che appaiono un gradino sotto, il 2016 può veramente diventare il suo anno d’oro. Deve giocare a questo livello per altri sette mesi, ma tutto sembra finalmente al posto giusto. Il tennis c’è sempre stato, la maturazione definitiva è arrivata con l’età, e le motivazioni sono alle stelle, forgiate dalle difficoltà delle scorse stagioni. Quindi attenzione. Forse abbiamo (ri)trovato una giocatrice in grado di mettersi dietro anche Serena.
WTA PREMIER MANDATORY INDIAN WELLS – Finale
Victoria Azarenka (BLR) b. Serena Williams (USA) 6-4 6-4
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