Alla vigilia del derby a Wimbledon Sinner-Berrettini, Simone Vagnozzi ci parla dei progressi di Jannik e dei cambiamenti da quando è numero uno
Sulla terrazza sopra la sala stampa di Wimbledon, a colloquio con Simone Vagnozzi, coach di Jannik Sinner in vista del derby con Matteo Berrettini.
Simone, i derby sono sempre qualcosa di diverso?
«Sicuramente con un altro italiano c’è un po’ di differenza, ma di italiani ormai ce ne sono tanti che ai derby ci siamo abituati, no? Detto questo, sarà un match tosto. Fuori dalle teste di serie sapevamo che Matteo è uno dei più pericolosi che potevano capitare, ma Jannik deve fare la sua partita. Poi è uno di quei match che se li vinci ti danno ancora più fiducia».
Matteo sostiene di non avere segreti tecnici…
«Be’, anche Jannik si sa come gioca. Matteo ha un servizio molto importante, quindi bisognerà cercare di rispondere più possibile. Ci aspettiamo che giocherà molti slice e tenterà di accorciare gli scambi, ma i ragazzi si conoscono, non ci sono davvero tanti segreti. E comunque non ve li racconto oggi, al massimo domani…»
Dopo gli scivoloni contro Hanfmann come va l’anca? Abbiamo visto Jan toccarsi il fianco dopo le cadute.
«Tutto bene, sull’erba qualche scivolone può succedere, i primi turni sono complicati anche per quel motivo lì. Con Hanfmann è stato un buon match, su questa superficie, come ad Halle, si va punto a punto. In Germania ci sono state tre partite al terzo set, Hanfmann qui ha giocato bene nel terzo, ma il quarto è stato molto buono e questo dà grande fiducia».
Jannik è molto migliorato, aggiungendo sempre qualcosa al suo gioco.
«Sì, tante piccole cose, che non necessariamente devono diventare le fondamentali, ma che magari gli consentono di sentirsi più sicuro nel giocare lo slice, nel serve & volley. Si tratta anche di avere meno punti deboli sul campo, e poter trovare soluzioni che ti fanno risparmiare fatica. Di certo la sua completezza lo sta aiutando».
Come è stata la sua giornata di vigilia?
«Per fortuna ci siamo allenati subito la mattina, con Sonego. Jannik ha deciso per le 11, poi è venuto a piovere, quindi è anche un buon meteorologo… Poi le solite cose, il fisio, il relax, serata tranquilla. Cucinerà Jan, il menù però dovete chiederlo a lui».
Da quando è diventato numero 1 in che cosa è cambiato Jannik?
«E’ sempre lo stesso, almeno con noi. Poi certo dobbiamo porci obiettivi nuovi, cercare sempre di migliorare. Jan quest’anno ha vinto il primo Slam, è diventato numero 1, ora si tratta di rimanerlo più a lungo possibile. E magari vincere altri Slam».
Vi ha sorpreso che abbia parlato della sua love story con Anna Kalinskaya?
«Jan sta crescendo, man mano che cresce prende più responsabilità, Sta facendo vedere più la sua personalità, anche in campo ride e scherza di più».
Il fisico è a posto o può aggiungere muscoli?
«Possiamo mettere qualcosa di più, ma non tanto. Le sue qualità devono essere velocità e rapidità, se aggiungi troppa massa perdi in altri settori, e lui di potenza ne ha già abbastanza».
E scivola anche sull’erba come pochi…
«Oggi quelli di uno e 90 si muovono come una volta quelli di uno e 70. Allenamenti, preparatori si sono evoluti. Si può essere nostalgici del tennis di una volta, ma oggi la velocità è nettamente superiore, e se non riesci a competere a questa velocità, non puoi stare ad alto livello».
Il servizio è uno dei settori in cui è migliorato di più. Lo varia a seconda dell’avversario o c’è una strategia costante?
«Cambia a seconda dell’avversario, ovviamente con chi risponde meglio bisogna ridurre le seconde. Ma ormai la seconda di servizio si avvicina come velocità alle prime, 160, 170 all’ora, si viaggia a quelle velocità. Sull’erba cerchi tanto il punto con la prima e poi di giocare una seconda veloce, anche a costo di fare qualche doppio fallo, perché qui ne vale la pena».
C’è una percentuale di prime che va possibilmente mantenuta?
«Attorno al 65 per cento. Ma a volte Jan ne mette il 65 per cento ma un metro dentro, e allora è meglio metterne meno, ma vicino alla riga. Ci sono set in cui serve al 65 per cento ma perde più punti di quando ne mette il 55 per cento. Bisogna sempre valutare la situazione, il numero da solo non dice tutto».
Qual è il colpo che ti dà la misura della forma di Jannik?
«E’ ormai un tennista molto completo. Però quando vedi che il rovescio, che è il suo colpo naturale, lo gioca pulito, vuol dire che è in forma».