Con Simone Vagnozzi si è parlato delle lunghe dormite di Jannik prima dei match, del futuro di Darren e di come si prepara la semifinale di venerdì contro Ben Shelton

Foto Ray Giubilo

Sembra un racconto di Roal Dahl: coach Vagnozzi e il mostro dormiglione. Che poi sarebbe Jannik Sinner, risanato da lunghe dormite dopo la mezza giornata storta contro Rune. «Cosa ha avuto? Non si sentiva bene, un po’ di mal di stomaco, di nausea, poi in campo tutto si amplifica. Ma è stato molto bravo a gestire la situazione, anche tatticamente, ormai è diventato un ‘professorino’. Già ieri l’abbiamo visto molto meglio». Merito, appunto, della cura del sonno. «A Jannik piace dormire, vi racconto questa: l’anno scorso prima del match contro Baez non ha funzionato la sveglia, quindi abbiamo dovuto svegliarlo noi al volo e preparargli dei panini…». E Il Mostro? «E’ Marco Panichi, che da romanaccio dice che quando Jan gioca come ha fatto con De Minaur entra ‘in modalità mostro’». Lo pensa anche il povero De Minaur, sbranato in tre set: «é surreale, attorno a lui c’è un’aria di imbattibilità».
Tornando a coach ‘Vagno’, i complimenti di molti campioni che gli hanno riconosciuto il grande lavoro fatto con Sinner non risolvono i problemi dell’addio di Cahill a fine stagione. «Se posso bastare io da solo? Non credo che mia moglie sarebbe d’accordo… Si tratta di quasi 50 settimane di impegno, per forza dovremo trovare qualcuno. Ma al momento ancora non ci stiamo pensando».
Magari la soluzione è facile facile: «Convincere Cahill a restare? In quel caso non credo sarebbe d’accordo sua moglie… Io posso solo dire che questi anni a fianco di Darren hanno fatto di me un coach migliore, mi trovo benissimo con lui, ma capisco la sua scelta».
Oggi all’alba italiana (dalle 6 alle 7,30 italiane) Jannik si è allenato con un mancino, l’australiano Alex Bolt, con un focus sulle «sulle traiettorie, che sono molto importanti, soprattutto per il servizio visto che Shelton è uno dei battitori più forti del circuito».
Il pensiero va all’impresa di Djokovic contro Alcaraz («Correre come ha fatto Nole nel terzo e quarto set, a 38 anni, è incredibile») e al processo che attende Jan al Tas di Losanna appena dopo il torneo di Monte-Carlo e durante quello di Monaco di Baviera: «In questo momento pensiamo solo all’Australia, poi con calma affronteremo anche le altre questioni»