Il disastro di San Diego giustifica più di una riflessione in casa americana. Secondo molti, il team attuale è "morto" e bisogna lanciare i giovani, anche a costo di retrocedere.
Jim Courier prova a catechizzare Sam Querrey
Di Gianluca Roveda – 5 febbraio 2014
Jim Courier ha un vivo talento giornalistico. Da quando fa il commentatore, si è fatto apprezzare per la sua arguzia. Una dote che gli è servita al m momento di commentare la dura sconfitta in Coppa Davis, dove la sua America ha perso contro la Gran Bretagna. Un team massacrato dal forfait di John Isner. Dopo la sconfitta, capitan Courier ha dovuto rispondere ad alcune domande sgradite. Un giornalista gli ha detto: “Non perdevamo in casa contro i britannici da oltre 100 anni. Come ci si sente a far parte di una squadra caduta così in basso?”. E' riuscito ad essere brillante: “Non sentiamo di avere chissà quale grado di parentela con quella squadra, visto che sono morti da parecchio tempo”. Battute a parte, il problema non deve essere ignorato. Secondo molti, pur avendo il miglior doppio in circolazione (anche se nemmeno i gemelli Bryan sono immortali), il team americano di Coppa Davis è morto. Per questa ragione, potrebbe essere giunto il momento di lanciare i giovani, un po’ come sta facendo (suo malgrado…) Mary Joe Fernandez in Fed Cup. Il problema non riguarda la scarsa combattività di Sam Querrey, la mediocrità di Donald Young e nemmeno un sistema che è stato travolto dalla globalizzazione. Pur avendo ottimi coach e strutture importanti, il tennis americano non riesce più a produrre. Il problema riguarda le scelte tecniche di una squadra che ha vinto l’Insalatiera in 32 occasioni, ma soltanto una negli ultimi 18 anni. Hanno accolto la Gran Bretagna sulla terra battuta, ma non è stata la scelta giusta.
Al netto degli infortuni, Jim Courier avrebbe puntato su John Isner e Sam Querrey. Se è vero che hanno colto qualche buon risultato sulla terra (quarti a Monte Carlo per Querrey, una finale tra loro all’ATP di Belgrado, una gran partita contro Nadal al Roland Garros per Isner), i due giganti basano il loro tennis su un gran servizio, un dritto potente e una scarsa mobilità. Caratteristiche perfette per i campi duri. Visto che la Davis, con la rosa attuale, è impossibile da vincere, il rosso di Dade City avrebbe potuto tenere a riposo i due bombardieri e fare scelte diverse. Stesso discorso per i gemelli Bryan, la cui presenza è spesso un aiuto ma anche un peso. Non sarebbe stato meglio convocare quattro giovani (qualcuno c’è) e offrire loro la giusta esperienza? Certo, ci sarebbe stato il rischio di bruciarli, ma da qualche parte bisogna cominciare. E allora potrebbe essere un’idea puntare sui vari Jack Sock, Ryan Harrison, Rhyne Williams, Denis Kudla. Jim Courier ha detto che la terrificante sconfitta di Querrey contro James Ward è stata un passo cruciale per farlo crescere. In effetti, contro Murray ha giocato una buona partita. Il problema è che Querrey ha 26 anni e difficilmente supererà certi limiti. Certe esperienze di arricchimento, probabilmente, sarebbero servite di più a un giovane.
“Non tutti possono avere l’atteggiamento di Michael Chang. Dobbiamo massimizzare quello che abbiamo” ha detto Courier, sempre in giacca e cravatta, anche in panchina. Ecco, appunto. Per il bene del tennis americano, sarebbe meglio “massimizzare” le esperienze dei giovani e non di un Querrey che più di così non può dare. L’opinionista Chris Oddo si è lanciato in una provocazione: “Gli Stati Uniti avrebbero maggiori benefici se avessero giocato i giovani, anche a costo di retrocedere e andare a giocare in posti sperduti nel tentativo di tornare grandi. Non sarebbe meglio di quello che abbiamo visto a San Diego?”. A suo dire, è giunto il momento di dire addio alle scelte conservative, ripartire da zero e vedere cosa succede. “Così la Coppa Davis potrebbe diventare lo strumento di crescita per il futuro del tennis americano”. Ma non è facile recidere i legami col passato. In fondo, la Davis può creare sorprese ad ogni turno. Per questo, gli americani si sono aggrappati all’usato sicuro. Ma forse, per loro, un atto di coraggio potrebbe essere la scelta migliore. Siamo sicuri che i tennisti sopra citati avrebbero perso contro James Ward?
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