Il record di otto italiani in gara nello Us Open maschile non ha prodotto nemmeno un terzo turno. L'ultimo a cadere al 2° round è un brutto Fognini, battuto in quattro set da John Millman, in un match gestito male sin dall'inizio e chiuso senza troppa voglia di provarci. Il 2018 resta la sua miglior annata negli Slam, ma le gioie sono almeno pari ai rimpianti.In termini puramente numerici la top-10 ATP pare vicina e potrebbe sembrarlo ancora di più fra una decina di giorni, perché Fabio Fognini è virtualmente numero 12 del mondo, e se chi gli sta dietro non andrà particolarmente lontano a New York lo sarà ufficialmente a fine Us Open, agguantando il record di Paolo Bertolucci e diventando insieme a quest’ultimo il terzo miglior italiano dell’intera Era Open. Ma la realtà racconta tutta un’altra storia. A separare il ligure dal traguardo che l’Italia aspetta da una vita ci sono oltre 1.000 punti, tantissimi, e l’ultimo Slam dell’anno e ha mostrato un’altra volta il motivo. Fabio è capace di grandissime cose, e non lo mette in dubbio nessuno, ma incappa troppo spesso in delle partite che un giocatore con certe ambizioni non può proprio permettersi. Come quella al secondo turno contro John Millman: l’australiano è numero 55 del mondo ed è lontano anni luce dai picchi di rendimento dell’azzurro, ma sabato a sfidare Mikhail Kukushkin per un posto alla seconda settimana ci sarà lui, passato per 6-1 4-6 6-4 6-1 in una partita che Fognini ha iniziato male e finito peggio, senza trovare la forza – e nemmeno la voglia – per ribaltare la situazione. Il ligure non aveva affatto emozionato nemmeno all’esordio contro Michael Mmoh, ma almeno aveva salvato il risultato, mentre appena sulla strada si è presentato un avversario più competitivo il suo Us Open è giunto al termine, confermando il suo brutto feeling con i campi di Flushing Meadows.
BUON SECONDO SET, MALE IL RESTO
Flavia ama questo torneo, mentre a me non piace, ci arrivo sempre un po’ stanco e non riesco a esprimere il mio tennis”, aveva detto martedì Fabio in conferenza stampa, e due giorni dopo l’ha ribadito in campo, in una partita iniziata un’ora e mezza più tardi del previsto. L’ora gliel’hanno concessa gli organizzatori, visto che mercoledì aveva giocato fino a tardi in doppio, mentre la mezz’ora se l’è presa lui, raccogliendo appena tre punti nei primi cinque game e regalando al 29enne del Queensland un set di vantaggio. La partita di Fognini è iniziata (e finita?) nel secondo set: ha attivato il diritto, ha dato un segnale all’avversario scappando sul 3-0, e anche se si è lasciato riprendere ha continuato a fare le cose giuste. Si è reso conto che alzare la traiettoria sul diritto di Millman poteva essere una buona soluzione, ed è a quella che si è affidato quando ha avuto bisogno di raccogliere punti importanti, contro un avversario dai colpi un po’ grezzi ma dalle scelte tattiche sempre precise. Con un nuovo break Fognini è andato a servire sul 5-3, ha perso di nuovo la battuta ma ha reagito con un pizzico d’orgoglio, chiudendo il set con uno dei migliori game della sua partita. Ma quello che aveva l’aria di un nuovo inizio è rimasto un nulla di fatto, per colpe sue ma anche – va detto – per i meriti di un Millman molto solido, specialmente col rovescio, e soprattutto capace di vincere quasi tutti gli scambi prolungati. Di solito sono terreno di conquista di Fognini, mentre oggi il primo a sbagliare era sempre lui, condizione che l’ha obbligato a cercare (invano) un’altra soluzione.
FOGNINI GETTA LA SPUGNA NEL 4° SET
La frase non ho proprio voglia di giocare a tennis, spuntata con rabbia alla fine di un terzo set che dall’1-3 l’aveva visto vincere tre game di fila grazie all’aiuto di un rivale misteriosamente nervoso, è stata il prologo di un quarto set praticamente non giocato. Nemmeno i dieci minuti di pausa per la “heat policy” sono serviti a schiarirgli le idee, e a ricordargli che dall’altra parte c’era pur sempre un giocatore normale, di quelli che nelle sue giornate migliori possono fargli a malapena il solletico. Al rientro sul Campo 5 il numero uno azzurro ha retto solamente fino all’1-1, poi ha regalato l’ennesimo break commettendo tre errori di fila (77 i gratuiti a fine match!) e da quel momento ha praticamente gettato la spugna, non raccogliendo più neanche un game e contribuendo a rendere lo Us Open il peggior Slam stagionale del tennis tricolore. Nel tabellone maschile erano al via ben otto azzurri, cifra record, ma nessuno di loro è riuscito ad andare oltre il secondo turno. Non è solamente colpa sua, ma col buon tabellone ricevuto dal sorteggio, diventato ancora migliore quando Mikhail Kukushkin ha approfittato delle difficoltà di Hyeon Chung prendendosi il terzo turno, c’era una chance importante per mettere i piedi agli ottavi di finale per la seconda volta. Invece, è arrivato il nono stop fra primo e secondo turno in undici partecipazioni al torneo. Il 2018 resta comunque la miglior stagione di sempre di Fognini nei tornei del Grande Slam, con due ottavi di finale e un totale di nove vittorie fra Melbourne, Parigi, Londra e New York, una in più delle otto del 2014. Ma, specialmente fra Wimbledon e Us Open, a farla da padroni sono soprattutto i rimpianti.

US OPEN UOMINI – Secondo turno
John Millman (AUS) b. Fabio Fognini (ITA) 6-1 4-6 6-4 6-1