Stasera la finale maschile degli us Open si presenta equilibrata, a decidere saranno le energie – anche mentali – dei due aspiranti numero 1, geometrie di gioco e lettura dei punti

La finale maschile in programma oggi a New York ,riserva qualche incognita non da poco che non attiene tuttavia al bagaglio tecnico dei finalisti. Un potenziale tanto solido da mostrare differenze minime e non certo risolutorie nel bilancio del dare e avere. D’altra parte, il servizio incisivo di Casper Ruud potrebbe bilanciare la maggiore dimestichezza di Carlos Alcaraz nel gioco di rete, così come il dritto spaccatutto dello spagnolo può fare facilmente il paio con quello altrettanto potente del norvegese. Potrei proseguire con altri comparti dell’arsenale tecnico-tattico dei due. ma svierei le mie impressioni sulle possibili sorti dell’incontro. Per dire, invece, che la vera differenza in campo sarà marcata dalla materia grigia ancora presente nella cabina di regia dei due finalisti. Difficile immaginare quanta forza mentale ci sia in Alcaraz dopo le ultime tre battaglie riportate solo al quinto, per un totale di quasi 20 ore spese sul cemento newyorkese in orari improbabili. Più facile pensare che il cammino agevole di Ruud abbia lasciato nel vikingo più birra in corpo di quanta non ne abbia abitualmente. Messa così, vedrei quest’ultimo favorito se non pensassi, subito dopo, che il giovane della Murcia potrebbe nutrire tale e tanta aspirazione da ribaltare ogni pronostico. Quel che è certo, dunque, è che il match si risolverà in quella zona oscura del pensiero tattico dove non risiede, come dice Luca Bottazzi, «il tennis roboante dei guizzi muscolari e dei botti di racchetta monotematici, ma bensì dove vengono privilegiati aspetti meno televisivi come le geometrie di gioco e la lettura dei punti: quella parte del match, insomma, capace di regolare le dinamiche della psiche. Aspetti che non alimentano gli highlight, ma che fanno la differenza tra vittoria e sconfitta». Condivido e aggiungo che la posta in palio è talmente alta da smuovere nei due la più recondita forma di motivazione, quella condizione mentale che genera adrenalina in quantità industriale e per questo oggi può fare miracoli.