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Oltre alla bellezza di 24 ace, spesso arrivati nel momento del bisogno, il gran rendimento in battuta ha permesso a Benneteau di giocare con i piedi vicini al campo, mentre Cecchinato si è ancorato lontano dalla linea di fondo, strategia che sulla terra funziona, sul cemento un po’ meno. Le chance sono arrivate comunque, ma col passare dei punti le energie di Benneteau parevano non calare, e nel tie-break del secondo set, in una situazione già potenzialmente decisiva, il migliore è stato lui. Nonostante l’iniziale 1-3 è arrivato per primo a set-point sul 6-5, ha aggredito una seconda dell’azzurro obbligandolo all’errore, e la Babolat frantumata dal siciliano ha rappresentato il gong della nuova partita. Un break nel quarto game è bastato a Benneteau per salire 2 set a 1 e capire che la vittoria era alla portata, e il francese è andato a prendersela nel quarto set, stringendo i denti in avvio, quando Cecchinato ha provato a suonare la carica costringendolo agli straordinari in tutti i primi tre game di battuta. Si è preso una palla-break nel primo e nel secondo, ben quattro nel terzo, ma il francese ha mostrato gli artigli, ha chiesto e ricevuto aiuto dal servizio, e le ha cancellate tutte, riuscendo a far perdere la pazienza al palermitano, che sul 3-3 ha dovuto chiedere anche l’intervento del fisioterapista, per una vescica al pollice della mano destra. Un piccolo problema che è stato sufficiente a fargli smarrire l’ultimo briciolo di energia mentale, come testimoniato dai pasticci del game successivo. Prima ha regalato una palla-break con un doppio fallo, poi ne ha offerta una seconda inventandosi una terribile stop-volley, e con un diritto in rete ha consegnato break e partita al rivale, raccogliendo ulteriori dubbi su un tennis che – lo dicono i risultati – sembra funzionare solo e soltanto sulla terra battuta. Il problema è che di campi rossi non se ne parlerà fino allo swing sudamericano di febbraio, quindi è necessario rimboccarsi le maniche.
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È terminato fra dolori e rimpianti anche lo Us Open di Stefano Travaglia, uno dei due azzurri (tre con Sonego, ma il torinese è lucky loser) entrati in tabellone dalle qualificazioni. L’ascolano aveva una discreta opportunità per ripetere il secondo turno del 2017, visto che l’urna l’aveva accoppiato al polacco Hubert Hurkacz, anche lui qualificato, ma è stato una delle vittime – come Leonardo Mayer e Ricardas Berakis – del mix fra caldo e umidità che ha messo al tappeto vari giocatori, spingendo gli organizzatori a inserire una pausa di dieci minuti fra terzo e quarto set. L’azzurro non ne ha potuto beneficiare, perché il suo incontro era in corso proprio quando è stata introdotta la “extreme heat policy”. Tuttavia, l’impressione è che la pausa sarebbe servita fino a un certo punto, perché l’azzurro aveva già i crampi ovunque, e aveva passato buona parte del terzo set a cercare l’ombra praticamente dopo ogni singolo punto. Un problema che l’ha paralizzato in avvio di quarto, obbligandolo a gettare la spugna sul 3-0 in favore del rivale, e ha reso meno amare le recriminazioni legate al terzo set. Dopo che i due si erano spartiti equamente primo e secondo (prima 6-2 per il polacco, poi per l’azzurro entrato in partita grazie al break in avvio), “Steto” è riuscito a tenersi a galla nel terzo, salvando un paio di set-point nel dodicesimo gioco, con un mix fra coraggio e fantasia, e poi ha avuto un’insperata chance per salire due set a uno. Malgrado il rivale fosse visibilmente più fresco, Travaglia si è guadagnato il 6-4 con un diritto vincente seguito da un ace, ma la lucidità era quella che era. Sul primo ha azzardato senza successo un serve&volley, sul secondo ha scentrato un rovescio nello scambio, e Hurkacz l’ha ripreso e superato, prima che crampi e giramenti di testa (“vedevo tre palline, non ero nelle condizioni per continuare”, avrebbe detto davanti ai giornalisti) lo costringessero ad alzare bandiera bianca.
US OPEN UOMINI – Primo turno
Julien Benneteau (FRA) b. Marco Cecchinato (ITA) 2-6 7-6 6-3 6-4
Hubert Hurkacz (POL) b. Stefano Travaglia (ITA) 6-2 2-6 7-6 3-0 ritiro