Di seguito le dichiarazioni più interessanti della conferenza stampa del maiorchino:
“Sono davvero felice, sono state due settimane splendide, durante le quali è cresciuto sia il livello del mio tennis sia la fiducia. Aver riconquistato il titolo dello Us Open per me significa molto, non c’era modo migliore per chiudere la stagione dei tornei del Grande Slam, dopo un’annata molto emozionante sotto tutti i punti di vista. Sono contento del mio tennis, di come ho gestito la pressione, e in generale del modo in cui ho giocato durante tutto il torneo. Anche quando ho giocato meno bene, lo spirito competitivo c’è sempre stato”.
“Non è vero che nel primo set ero calmo, anzi ero piuttosto nervoso, ma ho cercato di tenere un linguaggio del corpo molto positivo. Fare l’opposto è stupido, perché significa farsi del male da soli. Per tutta la mia carriera ho sempre cercato di tenere il giusto body language, anche perché è una delle cose che dipendono solamente da me, e non dall’avversario. Questo non era il giorno ideale per tenere un atteggiamento negativo, ma esattamente l’opposto. Sai già che giocando una finale di uno Slam c’è un po’ di nervosismo, e che probabilmente fallirai qualche palla-break. Ho mancato un paio di risposte, lui ha giocato bene, ma fa parte del gioco. Bisogna essere pronti ad accettare tutte le situazioni”.
“L’andamento della finale è stato un mix di tanti aspetti. Anderson ha provato a giocare un tennis aggressivo per tutto l’incontro. Io ho servito bene per tutto il match eccetto gli ultimi due game di battuta, quando è subentrato un po’ di nervosismo. Però credo di aver giocato un gran match, il match che dovevo giocare. Gli ho fatto colpire tante palle, ho provato ad allungare gli scambi, perché lui li preferisce corti. Più il punto si allunga e più lui si stanca, perché è più alto e non si muove bene come me. L’obiettivo era quello: sfruttare questa situazione a mio vantaggio, e l’ho fatto. È stato molto importante il primo set”.
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“Per me è senza dubbio un anno speciale. Dopo un 2014 e un 2016 difficili a causa degli infortuni, e un 2015 complicato dal punto di vista mentale, è una bella emozione essere riuscito a tornare a questi livelli. Non posso fare altro che ringraziare tutte le persone che mi stanno accanto. Ho un grande team e una grande famiglia, che mi supportano e credono in me. Sono di grande aiuto. Senza di loro non sarebbe impossibile, ma quasi”.
“Non ho mai pensato particolarmente al testa a testa con Federer nel totale dei titoli Slam, ne parleremo a fine carriera. Se avessi vinto due Slam e lui zero sarei più vicino, invece è passato un anno e il distacco è sempre di tre. Che non sono affatto pochi. Però non ci penso, vado avanti per la mia strada. Sono felice di come sta andando. Ho vinto di nuovo un grande torneo sul cemento, mi dà un sacco di energia positiva. E poi fisicamente sto bene. Se la salute c’è, e c’è la possibilità di allenarsi come si deve, tutto cambia. Ho 31 anni, non più 25, ma ho ancora tanta voglia di competere. Fino a quando sarà così, ci sarò. Quando un giorno non sarà più così, inizierò a fare altro”.
“La mia rivalità con Federer è stata importante per il nostro sport, perché ha avvicinato al tennis tante persone, attratte dal contrasto fra i nostri stili di gioco e il nostro carattere. E poi sono tanti anni che combattiamo per i titoli più importanti: un bello spot per il tennis. Il nostro rapporto è anche sempre stato molto rispettoso, e di amicizia. Sono contento di essere parte di questa rivalità, ma nella mia carriera ne ho avute anche altre. Per esempio, ho giocato più spesso contro Djokovic. Viviamo in un’epoca sportiva in cui tre giocatori hanno vinto uno 19 Slam, uno 16 e uno 12. Sono tantissimi, questo è un periodo importantissimo nella storia del nostro sport”.
“Credo che in termini di risultati questa sia sicuramente una delle migliori stagioni della mia vita. Ho vinto tanti titoli, ho giocato tre finali Slam e nel quarto ho perso 15-13 al quinto set il match che mi avrebbe portato nei quarti di finale. Sulla terra ho vinto quasi tutti gli incontri: sin qui è stata una stagione molto emozionante, anche perché nel 2016 ho dovuto superare alcuni momenti difficili dovuti agli infortuni. Ho accettato tutte le sfide che la mia carriera mi ha presentato, senza particolari alti e bassi. Fa parte del mio carattere: non mi sono mai abbattuto nei momenti negativi, e non mi esalto troppo in quelli positivi. Sono una persona normale. Quando le cose vanno bene, è giusto stare tranquilli e cercare comunque un modo per migliorarsi ancora. Quando vanno male, invece, bisogna continuare a lavorare per farle andare meglio”.
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