PAROLA ALLE PROTAGONISTE – Dopo l'incredibile finale dello Us Open, Naomi Osaka racconta di non essersi quasi accorta di nulla (sarà vero?), mentre Serena Williams dimostra di non essersi affatto pentita. Parla addirittura di lotta per l'uguaglianza e di sessismo (?) nella decisione di Ramos, e tira in ballo altre faccende che nulla hanno a che vedere con l'accaduto.Non ci fosse stata la (terribile) sceneggiata di Serena Williams, in questo momento i media di tutto il mondo starebbero raccontando della splendida impresa di Naomi Osaka, capace di vincere il suo primo Slam battendo in finale la giocatrice più forte di tutti i tempi, nonché quella che l’ha spinta con le sue vittorie a provare a giocare a tennis. Invece, inevitabilmente, la sfuriata della statunitense contro il giudice di sedia Carlos Ramos ha monopolizzato – e monopolizzerà – l’attenzione, perché stavolta Serena ha davvero esagerato e per colpa sua l’incolpevole avversaria si è beccata una marea di fischi. L’argomento ha naturalmente tenuto banco anche nelle conferenze stampa delle due giocatrici. Di seguito vi proponiamo le dichiarazioni più interessanti di vincitrice e finalista.

NAOMI OSAKA
“Credo che il mio servizio sia stato molto importante per l’intero incontro. Serena risponde molto bene, e ho sentito di dover davvero servire bene per ottenere i punti. Sapevo che per avere una possibilità contro di lei dovevo necessariamente correre molto e prendermi tutte le chance, perché lei può sempre recuperare”.

Non ho sentito nulla di ciò che è successo dall’altra parte della rete, perché ero di spalle e il pubblico era davvero molto rumoroso. Quando mi sono girata ho visto che ero 5-3, la cosa mi ha un po’ confuso. In generale, per tutta la partita ho cercato di guardare solamente a me stessa, e di rimanere concentrata sul mio tennis”.

“Al momento tutto questo non mi sembra ancora vero, avrò bisogno di qualche giorno per realizzare ciò che ho fatto. Ora come ora non saprei nemmeno dire come mi sento. Se escludiamo il fatto che in questa sala ci sono tantissimi giornalisti, è come se fosse un torneo qualsiasi”.

“Credo di essere riuscita a tenere a bada le emozioni perché era la mia prima finale in un torneo del Grande Slam. Sapevo di non potermi permettere di farmi tradire dai nervi, quindi ho pensato solo a giocare il mio tennis, cosa che mi ha permesso di arrivare fino a qui. Mi sono detta di non dare importanza a tutto ciò che succedeva attorno al campo, perché dal momento in cui sarei entrata in campo si sarebbe trattato solo di una partita di tennis”.

“Non so bene cosa sia successo in campo, quindi io ricorderò sempre la Serena che adoro, e ciò che è successo non cambia nulla dal mio punto di vista. È stata molto carina con me, a rete e durante la premiazione. Non vedo cosa possa cambiare”.

“Mi sono scusata col pubblico perchè so quando desiderasse vincere il suo 24esimo Slam. Lo sanno tutti, si legge dappertutto. Ma quando sono entrata in campo mi sono sentita una persona diversa. Non una tifosa di Serena, ma una giocatrice di tennis pronta ad affrontare un’altra giocatrice. Ho sentito un po’ di pressione solo all’inizio della partita, durante il riscaldamento. Ma dopo, quando è iniziata la partita, mi sono concentrata sulla pallina, non su chi la stava colpendo. Ma alla fine, quando mi ha abbracciato a rete, mi sono sentita di nuovo come una bambina”.
SERENA WILLIAMS
“Non saprei dire come mi sento, non ho ancora avuto tempo di rielaborare il tutto. Sto provando, come ho detto durante la premiazione, a pensare positivo, e a prendere tutto ciò di buono che il torneo mi ha lasciato”.

“A un certo punto durante la premiazione mi sono sentita triste, perché stavamo piangendo sia io sia la mia avversaria. Aveva appena vinto. Non so se le sue fossero lacrime di gioia o fossero dettate dal momento, ma quando ho vinto il mio primo torneo del Grande Slam ho reagito in modo diverso. Non volevo che lei reagisse in quel modo”.

“Ho chiesto a Patrick di cosa si stesse parlando, perché noi non abbiamo alcun segnale in campo, e non abbiamo nemmeno mai pensato di averne. Non chiedo mai il coaching in campo. Non meritavo il warning, perché non ho ricevuto alcun coaching. Se guardo il mio box e da loro ricevo degli incitamenti, non so che altro fare. Dopo quello che è successo non guarderò mai più il mio box”.

“Il giudice di sedia mi ha tolto un punto, e ha ipotizzato che io stessi barando. Non era vero. Ci ho parlato, gli ho detto che mi conosce molto bene, e conosce il mio carattere. Sa che non chiedo mai nemmeno il coaching in campo. Mi sembrava avesse capito il discorso. Al successivo cambio di campo gliel’ho detto di nuovo. Non ho bisogno di imbrogliare per vincere, se per vincere devo fare tanto preferisco perdere. Ho vinto a sufficienza. Non ho mai fatto nulla di simile”.

“Non saprei dire se la discussione col giudice di sedia ha condizionato la partita. Sentivo che la mia avversaria stava giocando particolarmente bene, e che quindi per girare il match avrei avuto bisogno di cambiare un sacco di cose. Però è difficile dare una risposta: ho sempre dato tutto fino alla fine, con l’obiettivo di non mollare mai. Non so dire se non un livello diverso sarebbe cambiato qualcosa, ma un sacco di volte nella mia carriera sono riuscita a recuperare”.

“Cosa ne penso del coaching in campo? Non lo uso. So che qui l’hanno usato nelle qualificazioni, ma non saprei dire se lo utilizzerei nel caso in cui fosse permesso. Una delle cosa che adoro del tennis è che in campo siamo da sole, e dobbiamo trovare una soluzione ai problemi. Una necessità che mi ha aiutato molto anche nella mia vita. A volte si hanno delle frazioni di secondo per prendere delle decisioni che possono cambiare un’intera partita o un intero torneo. So che può sembrare strano, ma andare in campo è il mio momento di pace. Non sento nessuno, e non ho bisogno di nessuno. Devo solo arrangiarmi”.

“Non posso sedermi qui e dire che non avrei dovuto dare del ladro all’arbitro, perché dal mio punto di vista mi ha tolto un game. Ho visto altri uomini dire agli arbitri parecchie cose. Io sono qui a combattere per i diritti della donna e per l’uguaglianza. Ho trovato sessista il fatto che mi abbia tolto un game. A un uomo non l’avrebbe mai fatto. Mi ha fatto perdere la testa. Io sono qui a combattere per le donne, per i nostri diritti, perché la Cornet possa togliersi la maglietta senza venire multata. Credo che ciò che è successo stasera possa essere da esempio per le donne che in futuro vorranno esprimere ciò che pensano, ed essere forti. Dopo oggi saranno autorizzate a farlo. Magari non ha funzionato per me stessa, ma funzionerà per altre, in futuro”.