Il match di oggi propone non poche insidie a Matteo Berrettini, che nell’ex Fab Four, vincitore proprio a New York del suo primo Slam esattamente dieci anni fa, troverà un avversario decisamente di rango. Un incontrista abilissimo contro cui sarà fondamentale lo slice di rovescio dell’azzurro
Sono lontani i tempi in cui, complice Sean Connery, Murray si definiva scozzese doc, alludendo agli higlander come a soggetti ricchi di cromosomi con una marcia in più. Un po’ come gli anticorpi «con i controzebedei», immortalati da Carlo Verdone nel film «Troppo Forte». Poi è arrivato un cavalierato da Buckingham Palace e il buon Andy oggi veste panni di un perfetto «Sir», tutto britannico, seppure rivendichi con fierezza i suoi natali in quel di Glasgow. Basterebbe già questo a incutere sudditanza se non ci fossero anche 46 titoli in carriera a farne un ex fab della racchetta che del tennis ha scritto la storia insieme a pochi altri.
Insomma è un pezzo da novanta quello che dopo lunghi travagli proverà oggi a sbarrare l’ingresso di Matteo Berrettini verso seconda settimana dello slam newyorkese. Negli scontri diretti, l’italiano conduce due a uno e l’ultima vittoria sul rivale risale alla scorsa primavera sull’erba di Stoccarda. Sul cemento di Flushing, invece non ci sono precedenti e per questa prima volta in terra d’America, ambedue trascinano al seguito un forte bisogno di ripresa dopo seri infortuni che ne hanno decretato la lontananza dal circuito per forza maggiore. Da inizio anno, Murray ha giocato 37 partite in 18 tornei spingendosi raramente oltre il secondo turno mentre Berrettini, anche lui per causa malanni, non è andato oltre 23 confronti concentrati in 11 appuntamenti di cui due vittoriosi. Una scheda che fa di loro due giocatori alla disperata ricerca di fiducia, quella che arriva con una serie di match back-to-back utili a trovare la giusta continuità. Una visione d’insieme racconta quanto lo scozzese, perfetta evoluzione di Gattone Mecir, sia un profondo conoscitore delle geometrie di gioco, uno dei pochi a esprimere un colpo per l’altro muovendosi spesso in anticipo. E’ un incontrista coi fiocchi, maneggia attacco e difesa con abilità da campione e al momento di colpire dispone sempre di più opzioni. Non solo, con i grandi picchiatori si trova perfettamente a suo agio e questo lo rende pericoloso per chiunque.
Non proprio belle notizie per Matteo, che tuttavia può schierare diritto e servizio devastanti guadagnando schemi di sfondamento sia di rimbalzo sia al volo. In più, il nostro eroe dispone un rovescio versione slice scivoloso come un’anguilla che usato a dovere risulta un’arma indispensabile nei cambi di ritmo.
Scopro l’acqua calda dicendo che Matteo è un forte ascesa mentre Murray è sulla via del tramonto, ma se il passato ha un suo peso e l’esperienza pure, il Cavaliere di Sua Maestà merita di appartenere alla narrazione dei più grandi ed essere ancora una mina vacante per tutti. Un match dunque, che al netto della differente età si prospetta poco scontato e che sicuramente anche Berrettini considera più aperto di quanto si possa pensare.