dal nostro inviato a New York Gabriele Riva – foto Ray Giubilo Una giornata in ufficio per Roger Federer. Arrivo alle 10 e mezza, undici con tanto di cappellino rosso, felpona grigia (a sfidare l’aria pungente di una mattinata nuvolosa) e borsa sulle spalle. Poi l’attesa prima di scendere in campo sul Centrale contro il brasiliano Thiago Alves, brasiliano di Florianopolis (come Guga Kuerten, ma dal rovescio bimane e decimante meno elegante), numero 137 del mondo. Per lui nel 2008, una vittoria (San Paolo), una finale e tre semifinali, tutto nel circuito Challenger. Un break nel primo set e uno nel secondo per incanalare la partita nei binari voluti. Poi, avanti di un break anche nel terzo si è distratto e si è fatto rimontare Re Rogi. Ma il contro break è arrivato poco dopo, sul quattro pari. Federer ha avuto la possibilità di servire per chiudere il match dopo due ore e 14 e non se l’è fatta scappare. Ora per lui si profila un turno ben più complesso, che sia contro l’australiano Chris Guccione o contro, come più probabile ma non scontato, il ceco Radek Stepanek. Ma prima di pensare al prossimo avversario può godersi la 600esima vittoria in carriera, che ha allungato la sua striscia vincente sul cemento di Flushing Meadows a 29 match consecutivi. “Mi aiuta il fatto di giocare qui, ci sono abituato e mi trovo bene”, ha detto Roger in conferenza a chi gli chiedeva se il Centrale di Flushing Meadows gli desse una specie di sensazione tipo casa-dolce-casa. Bene Novak Djokovic, anche per lui tre set a zero a un Robert Kendrcik in giornata di grazia. Primo tie-break vinto 10-8 poi un break per parziale e tutti a casa. Per una testa di serie numero 3 che si conferma, una che lascia baracca e burattini. Esce infatti la russa Svetlana Kuznetsova, già vincitrice e finalista di questo torneo. A rispedirla in Russia la slovena Kateryna Srebotnik, numero 28 delle classifiche Wta, in tre set: 6-3 6-7 6-3. Non sono buone le notizie che arrivano dalla Players Lounge di New York per Flavio Cipolla. In attesa del suo match di terzo turno che lo vede impegnato sabato contro il n.10 del mondo Stanislas Wawrinka, svizzero, l’azzurro ha un risentimento muscolare al gluteo. Cosa che però sembra non impedirgli di scendere in campo per onorare l’impegno, resta però da capire in che condizioni sarà costretto a farlo. | ||
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dal nostro inviato a New York Gabriele Riva – foto Ray Giubilo Ma negli stessi attimi, in attesa dell’annuncio che manderebbe un’azzurra per la prima volta sul campo principale in quest’edizione 2008 (e che poi non sarebbe arrivato), giunge in sala stampa il programma della giornata di giovedì. Il primo match, alle undici del mattino, proprio sul campo centrale, l’Arthur Ashe Stadium, vede di scena la russa Dinara Safina. La sorellina (o sorellona, vedete voi) di Marat si merita il palcoscenico, perciò tutto normale. Cosa c’è di strano? Dov’è la notizia? La notizia è che contro la russa c’è la nostra Robertina Vinci. Un’azzurra sul centrale di New York. Roberta, che al primo turno ha demolito la francese Stefanie Cohen-Aloro, affronta nel secondo turno come detto Dinara Safina, numero 7 del mondo, 8 tornei vinti in carriera, tre quest’anno. Dalla piccola Taranto, dove Roberta Vinci è nata il 18 febbraio del ’83, alla Grande Mela, al grande, grandissimo Arthur Ashe Stadium. L’emozione è forte per lei, ma lo è anche per noi. Abituati, relegati e stretti in campi minori, anche quando il livello tecnico del match richiederebbe altri palcoscenici (come Bolelli-Wawrinka, sul campo numero 4). Tornando a noi, per una volta che è una quindi finiscono le parole, ma non finisce la storia. Anzi, la storia deve ancora iniziare, e comincerà alle 17 italiane, le 11 in America di giovedì 28 agosto 2008. Godiamocela. Soprattutto Robertina, a prescindere dal risultato finale, goditela. | ||