dal nostro inviato a New York Gabriele Riva – foto Ray GiubiloPrima della splendida giornata azzurra, tocca aprire per la prima volta a New York 2008, la rubrica "La sorpresa del giorno"

dal nostro inviato a New York Gabriele Riva – foto Ray Giubilo

Prima della splendida giornata azzurra, tocca aprire per la prima volta a New York 2008, la rubrica "La sorpresa del giorno". La notizia è di quelle che fanno il giro dei giornali sportivi di tutto il mondo. La testa di serie n.1 del tabellone femminile, Ana Ivanovic, è fuori dagli Us Open. A cacciarla a casa solo al secondo turno una 25enne francese (quando c’è una sorpresa i cugini transalpini di riffa o di raffa ci mettono lo zampino!), numero 188 delle classifiche Wta. Arriva dalle qualificazioni e si chiama Julie Coin. Vince il primo set e fa scattare il dubbio: che la bella Ana ci voglia lasciare così in fretta? Il secondo set sembra riportare alla realtà ma poi nel terzo e decisivo parziale la francese va ancora in avanti. 5-3 e servizio. Tre match point, non consecutivi: il primo lo gioca col braccino la brava Giulia, il secondo lo annulla da gran giocatrice la Ivanovic. Il terzo è quello buono. Bye bye Ana…

Azzurri: un successone. Tre italiani su quattro impegnati hanno vinto il loro match e lo hanno fatto bene. Tutti quelli che hanno vinto, vale a dire Flavio Cipolla, Tathiana Garbin e Flavia Pennetta hanno giocato in contemporanea, il secondo match delle undici sui vari campi (rispettivamente il Quattro, il Sei e l’Undici). Bene Flavio Cipolla, su tutti. L’eroe della giornata di martedì non ha smesso gli abiti della bella sorpresa e ha superato nel suo match di secondo turno Yen-Hsun Lu, di Taipei. Lo ha fatto dominando il primo parziale (6-1), lasciando il secondo set all’avversario, per poi tornare a vincere terzo (al tie-break) e quarto set (6-4). Per lui, giunto al terzo turno, il che significa 46.000 dollari di montepremi guadagnati (cui bisogna però levare il 30% di tasse americane per ottenere il netto) e un incoraggiante bottino di 75 punti che lo aiuteranno non poco nella sua scalata ai Top 100. Oggi è al numero 142 Atp. “Sono molto contento, è stato un match molto tattico. Il mio gioco comunque gli dà fastidio, le variazioni di ritmo lo hanno messo un po’ in crisi”. E’ già l’ora di guardare avanti, vedere rosso Svizzera e pensare a Wawrinka. “Mi inventerò qualcosa, vedremo”.

Le altre belle notizie arrivano da due ragazze. La prima è la nostra numero 1, testa di serie numero 16 a New York, la brindisina Flavia Pennetta. Di fronte a lei la cinese Shuai Peng. Via facile il primo set, complicato e perso il secondo (6-7), riportato sui giusti binari nel terzo set (6-1). Per lei al terzo turno c’è Nadia Petrova, come testa di serie più arretrata di lei (è la n.19 del seeding) ma ben piazzata e dai colpi belli solidi. Ma lei era favorita, pronostico rispettato. L’underdog, come dicono quaggiù nel Queens, varrebbe a dire la “sfavorita”, era Tathiana Garbin. Contro la ungherese Agnes Szavay, la mestrina che da ottobre si trasferirà in pianta stabile a Palermo, è andata sotto di un set (7-5) ma poi si è ripresa e ha dominato gli ultimi due parziali. Un 6-3 6-2 che la proietta direttamente al terzo turno. Che le riserverà la francese Severine Bremond, che a sorpresa ha superato la testa di serie numero 20 Nicole Vaidisova. Insomma, per un terzo turno, e per un posto nella seconda settimana e negli ottavi di finale di uno Slam, non è male.  

Tre italiani su quattro vittoriosi a Flushing Meadows dunque. E’ questo il bilancio della quarta giornata degli Open degli Stati Uniti. E siamo all’unica nota dolente, che poi tanto dolente non è. Anzi. Perché non si è concessa al massacro e non si è consegnata alla russa Roberta Vinci. Lei, unica azzurra uscita sconfitta in questa giornata, si merita qualche riga in più perché lo score finale, freddamente, potrebbe ingannare. Un 6-4 6-3 che va spiegato. Ha fatto tutto quello che poteva per onorare al meglio l’impegno che la vedeva opposta come primo match di giornata sull’Arthur Ashe Stadium, vale a dire il campo centrale di Flushing Meadows, opposta a Dinara Safina, numero 7 del mondo, 6 del tabellone nonché vincitrice di ben tre titoli Wta nel 2008 (8 in carriera). Insomma un secondo turno che poteva sembrare una montagna. Una montagna, come la massa muscolare della sorella di Marat, con due spalle e due braccia da culturista o quasi. Una montagna, come l’altezza spropositata per una struttura tennistica del Ashe Stadium. Un avversaria così, in una cornice così rischiano di metterti addosso pressione e possono portarti a racimolare, oltre ai pochi game, anche la figuraccia. E invece Robertina ha fatto un figurone. Ha giocato alla grande strappando applausi ai non moltissimi che occupavano le tribune, causa l’ora mattutina. Il piano di battaglia ben chiaro in testa, tanto anticipo, per quanto possibile, tanti back, anzi tantissimi e risposte nei piedi. Ma all’inizio la russa scappa, 4-1. Poi il recupero che fa sognare, come quel parziale di 9 punti a 1 per la nostra. Da lì al 4-4 in un attimo. Poi lo strappo che riporta alla realtà, 6-4: frutto di un ottimo rendimento al servizio di Dinara. Proprio quello deve ringraziare per essere arrivata al terzo turno, anche all’inizio del secondo parziale, quando ha creato lo strappo-fotocopia del primo. Ma come nel primo, anche nel secondo Roberta torna su o ci prova. Sul servizio avverso, 3-1 zero-trenta, 4-2 zero-quaranta, e break che arriva. Sul 5-3 Robertina ha due palle break consecutive ma non le sfrutta, e al secondo match point la Safina chiude i conti.