dal nostro inviato a New York Gabriele Riva – foto Ray Giubilo“Sono felicissima perché ho vinto, perché sono stata più brava”

dal nostro inviato a New York Gabriele Riva – foto Ray Giubilo

“Sono felicissima perché ho vinto, perché sono stata più brava”. Flavia Pennetta ha appena battuto nel terzo turno degli Us Open 2008 la testa di serie numero 19 del tabellone, la russa Nadia Petrova con cui era in vantaggio negli scontri diretti per due vittorie a uno. Che sono diventate tre. Come i set impiegati per vincere. Sta ancora mangiando un panino, perché è uscita adesso dal campo e ci deve rientrare di lì a qualche minuto, per il doppio. “Sapevo che sarebbe stata una partita difficile, contro Nadia finisce sempre così”. Questa è una vittoria che vale molto, perché vale la qualificazione agli ottavi di finale di Flushing Meadows. Sotto nel primo parziale, per poi riequilibrare la situazione e vincere nel terzo. 4-6 6-4 6-3 lo score finale di un successo che significa seconda settimana newyorchese garantita. La chiave del match? “Abbiamo servito entrambe molto bene – ha detto Flavia – e nel terzo set, nell’unico momento in cui lei è un po’ calata al servizio, io l’ho punita. Bene così”. Una seconda settimana che comincerà lunedì per la brindisina, e comincerà con la sfida ad Amelie Mauresmo per un posto nei quarti di finale Slam. E ci sono clienti peggiori da poter incontrare a questo punto del cammino, anche se l’unico precedente recita 6-0 6-1 Mauresmo. “Si può solo fare meglio e poi era un’altra Pennetta quella di allora, oltre che un’altra Mauresmo”. Che si tratti di un’altra Pennetta lo si intuisce a vederla in campo, più grintosa, più cattiva in termini mentali e più solida al servizio, “Oddio, all’inizio del torneo ho servito da schifo perché è un colpo comunque più costruito che naturale però sto migliorando”. E’ la quarta volta che Flavia centra il quarto turno, od ottavi di finale, come preferite, in un torneo dello Slam. La prima volta sul cemento. Era già successo nel 2005 e nel 2006 a Wimbledon, oltre che quest’anno al Roland Garros.

E questo per quanto riguarda Flavia. Per quanto riguarda invece Flavio (inteso come Cipolla), la rubrica "New York Stories" è tutta dedicata a lui. Per la seconda volta nell’arco di qualche giorno. Ma, non c’è che dire, si è meritato questo e altro. Non va invece altrettanto bene a Tathiana Garbin che aveva una grande occasione di centrare gli ottavi di finale dove avrebbe incrociato Serena Williams. Ma la possibilità di giocare un match del genere, magari sul Centrale di Flushing Meadows sfuma di fronte alla francese Severine Bremond, oggi n.121 del ranking (solo un anno fa era n.34), dopo tre set (7-5 3-6 6-4). Qualche occasione sprecata, e qualche rimpianto, come nel primo set quando Tathy era andata a servire sul 5-3 in suo favore. Altro motivo di rammarico è che la mattina del match, la Garbin si è svegliata con qualche linea di febbre ed era sotto l’effetto di antibiotici. O ancora nel terzo, in vantaggio di un break fino al 4-3. La francese così, dopo aver sgambettato nel turno precedente anche la ceca Nicole Vaidisova, si ritrova negli ottavi di finale.

Il resto della cronaca non-italiana da Flushing Meadows è, tennisticamente parlando, cronaca nera. Quella di tre massacri su tre. Tre campioni, tre favoritissimi in campo: Venus Williams, Rafael Nadal e Serena Williams. Gli avversari Alona Bondarenko, ucraina numero 27 del tabellone; Viktor Troicki, serbo; e Ai Sugiyama, giapponese. Sotto a chi tocca dunque, l’Arthur Ashe Stadium apre con Venus Williams contro Alona Bondarenko. Tre game per l’ucraina, 6-2 6-1 in 56 minuti. Poi Viktor Troicki, numero 71, tra le grinfie di Rafa. 6-4 6-3 6-0, in totale fanno sette game in tre set. Un’ora e 55 minuti. Ancora, Serena Williams di fronte alla giapponesina Ai Sugiyama, un’ora e sei minuti per il 6-2 6-1. Due calcoli: tredici game lasciati dai tre cannibali in sette set. Mica male. Totale di tennis giocato per tre partite, due ore e cinquantasette minuti.