Ancora una volta è lui a spuntarla, battendo Andy Roddick nella finale degli Us Open 2006 con il punteggio di 6-2 4-6 7-5 6-1 Roger Federer si aggiudica il nono titolo dello Slam in carriera, il terzo stagionale, e l’assegnone da 1
Ancora una volta è lui a spuntarla, battendo Andy Roddick nella finale degli Us Open 2006 con il punteggio di 6-2 4-6 7-5 6-1 Roger Federer si aggiudica il nono titolo dello Slam in carriera, il terzo stagionale, e l’assegnone da 1.2 milioni di dollari della Usta. Uno stradominio il suo che non vede rivali e che con questi ritmi lo porterà nella storia del gioco ben prima dei trent’anni.





King Federer rules… hanno pensato tutti a New York. Praticamente, banalmente tradotto: il regno di Re Roger continua. E’ il terzo titolo consecutivo agli Open degli Stati Uniti, un trofeo che lo rende l’unico uomo nell’era open ad aver conquistato per tre anni consecutivi sia Wimbledon che gli Us Open. Se il pronostico poteva essere scontato per molti, un pensierino sulle possibilità di A-Rod di arginare quel fiume in piena di Federer si era anche fatto. Se serve bene vai a vedere che ci scappa la sorpresa. Se riesce a comandare il gioco col diritto potrebbe anche farcela il buon Andy a mettere fine all’egemonia svizzera. Buonasera. Quattro set nemmeno troppo tirati, fatta eccezione per il terzo dove i due hanno giocato molto bene e solo un errore gratuito dell’americano e un passante di Rogi hanno fatto la differenza. Anche nei primi due partita c’è stata, come sempre con Federer in campo. Si potrebbe cominciare a pensare che lo faccia apposta, sta lì, gioca a bassi regimi e poi quando alza il ritmo allora basta, non ce n’è più per nessuno.

Se su dodici match disputati fra i due quello di New York  ha rappresentato l’undicesima vittoria del talento di Basilea qualcosa vorrà pur dire. Facendone una questione prettamente tecnica lo svizzero ha demolito l’avversario facendolo muovere molto giocando spesso e volentieri delle traiettorie molto strette, sia di dritto che di rovescio (da questo lato molto in back). Purtroppo le parole della vigilia di Roddick non sono state del tutto rispettate, “Ne voglio fare una guerra, gli tirerò tutto quello che posso e la butterò sulla battaglia”, aveva detto. Mai fare guerra alla Svizzera, mai provarci con Federer che come detto negli ultimi tre anni è succeduto al successo nell’Arthur Ashe Stadium proprio a Andy Roddick, l’ultimo ad aggiudicarsi il trofeo nell’ere pre federeriana. Nel 2003 infatti il ragazzone del Nebraska allora ventunenne si portò a casa il primo, e per ora unico, titolo dello Slam per poi precipitare assieme a suoi innumerevoli problemi fisici nei bassifondi (si fa per dire) del ranking anche se l’estate appena trascorsa lo hanno rilanciato verso il tennis vero, quello in cui tutti pensavamo avesse pieno diritto di cittadinanza. Per Re Rogi i numeri cambiano, basti pensare che è il secondo anno consecutivo che centra il Tris
, Nadal permettendo sulla terra, Grande Slam e storia del gioco sarebbero proprio lì a un passo. In totale comunque fanno nove titoli dello Slam in carriera. Vi ricordate vero quanti ha? Vi aiutiamo noi, 25! Appena compiuti.

“Pen savo che sarebbe stata molto dura oggi e infatti lo è stato (nei due set centrali, n.d.r.) – ha detto Federer – sapevo di dover rispondere bene ai suoi servizi altrimenti avrebbe preso troppo facilmente il campo”. Ormai non si capisce se ci crede davvero o se recita, in uno slancio di umiltà, modestia ed educazione. Dall’altra parte Roddick parla con delusione, come non comprenderlo: “Ho fatto del mio meglio, ci ho provato buttando il cuore in campo ma non è servito. Chissà, se non avessi sciupato quelle due palle break nel terzo magari sarebbe potuta finire meglio”. E’ giusto e comprensibile che A-Rod sia “upset”, come dice lui, un misto tra l’arrabbiato, il deluso, l’irritato e il depresso, ma dovrà comunque avere la lucidità di sedersi a un tavolo e rianalizzare la sua estate. Un’estate in cui è tornato a vincere un Masters-Series (Cincinnati) e poi si è giocato una finale dello Slam contro “il miglior atleta dei nostri tempi; non tennista, atleta” come James Blake ha voluto definire Federer nei giorni scorsi. “Penso che veda il campo in maniera un po’ diversa dagli altri – ha aggiunto Roddick – perché, soprattutto nei punti che contano molto lui si esalta e non sbaglia mai”.

“Sono contento, molto contento, è un altro strepitoso momento nella mia carriera, ora però ho bisogno di riposare un po’, sono distrutto e grazie a Dio non mi sono infortunato, quando si è così stanchi capita spesso”. Eh sì, eccolo il riposo del sovrano che potrà coricarsi con i suoi nove titoli dello Slam sognando, ma poi neanche tanto, di agganciare leggende come Tilden, che ne ha vinti dieci, o come Borg e Laver, a quota undici; Roy Emerson, a dodici, e Sweet Pete Sampras, a quattordici, non sono poi tanto lontani per un giovanotto di 25 anni che viaggia con una media di tre majors a stagione.

di Gabriele Riva


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