AUSTRALIAN OPEN. Il polacco ha illuminato la gelida notte italiana con una prestazione spettacolare: Devvarman KO 7-5 al quinto. E’ ufficiale: abbiamo un nuovo protagonista. Cibulkova out, dramma Baker.
Incredibile: ancora un infortunio per Brian Baker
Di Riccardo Bisti – 16 gennaio 2013
L’occhio assonnato del guardone nostrano si è focalizzato sul campo 8 di Melbourne Park e ha trovato un caffè naturale. Mentre sugli altri campi il programma scivolava via stancamente, Jerzy Janowicz e Somdev Devvarman hanno dato vita alla partita più bella del torneo. Oltre 4 ore di battaglia in cui il polacco ha ufficialmente mostrato le stimmate del personaggio. Deve ancora dimostrare di avere quelle del campione, ma il tennis ha trovato un nuovo protagonista. Parigi Bercy aveva aperto una breccia, l’Australian Open l’ha spalancata. Che personaggio! Nel 6-7 3-6 6-1 6-0 7-5 contro l’indiano, Janowicz ha mostrato di tutto. Un servizio impressionante (secondo alcuni ancor più incisivo di quello di Isner), un dritto che ti lascia fermo, simile a quello di Juan Martin Del Potro, e una sfacciataggine tattica che aveva già messo in mostra nella cavalcata parigina. Jerzy è imprevedibile. Non sai mai cosa inventerà nel punto successivo. Ti aspetti il dritto “inside out”, e spara una bordata incrociata. Ti aspetti una risposta in contenimento, e ti lascia fermo con un missile terra-terra. Si fida del suo braccio, scende a rete, si inventa smorzate paurose. E si muove bene, benissimo per un lungagnone col fisico da pallavolista. Quando Devvarman provava a tessere la tela dello scambio, veniva infilzato da fiondate in corsa (soprattutto di dritto) che ne hanno scardinato la fiducia. Per questo merita i complimenti per aver tenuto duro fino all’ultima palla, per averci creduto fino all’ultima goccia di sudore. C’è stato un momento, tra il terzo e il quarto set, in cui Janowicz sembrava un marziano. L’indiano si è affidato alle divinità indù per far passare la tempesta, e l’aveva ripresa per i capelli. Ma alla fine ha vinto il più forte. E’ giusto così, per il tennis e per il torneo.
La cronaca è noiosa, ma a volte è indispensabile. Devvarman ha vinto un eterno primo set, aggiudicandosi 12-10 il tie-break dopo essere stato avanti 5-1 ed essersi fatto riacchiappare. Sull'8-9 ha giocato un dritto nei pressi della riga. Gliel’hanno dato buono, facendo esplodere la rabbia del polacco che l’aveva vista fuori. Si è inginocchiato per terra, ha piagnucolato come un bambino davanti alla giudice di sedia. Per fortuna, la mancata chiamata non è arrivata da Shino Tsurubuchi, la nota giudice di linea che qualche anno fa fu vittima delle turbe di Serena Williams durante la semifinale dello Us Open contro Kim Clijsters. La Tsurubuchi era sul campo, ma stava dall’altra parte. Janowicz si è preso un warning per proteste, ha ceduto il set e sullo slancio ha perso anche il secondo. Sull’orlo del baratro, quando meno te l’aspetti, ha preso a fare il fenomeno. Ingiocabile. IN-GIO-CA-BI-LE. Tirava missili da tutte le parti e il povero Devvarman non trovava appigli per vincere un solo game. Un vero assolo, per la gioia di una decina di polacchi che hanno tifato il loro connazionale con entusiasmo e correttezza. C’era un bel clima, sul campo 8. Ambiente raccolto, pubblico competente e bel tennis. Da una parte l’esuberanza di Janowicz, dall’altra la fede di Devvarman. Fede che è stata premiata sul 5-3 al quinto, quando il polacco ha servito per il match ma ha fatto un pasticcio dopo l’altro, consegnando il break con una sciagurata volèe in mezzo alla rete. E pensare che quando era in trance agonistica aveva giocato una volèe da Mago Merlino, con la palla che è rimbalzata nel campo avversario salvo tornare indietro. Sul 5-4 si è fatto medicare per una vescica, ma sul 6-5 ha trovato la forza di infilare il break spacca-partita. Ha chiuso nel migliore dei modi, con una terrificante risposta di dritto, inginocchiandosi e baciando il plexicushion come fosse una bella ragazza, ancor prima di salutare i suoi tifosi e firmare autografi a chiunque capitasse a tiro. Lo ringraziamo, perché ci ha fatto divertire. E il terzo turno contro Nicolas Almagro sarà da non perdere.
La prima parte di giornata ha regalato una sorpresa, abbastanza clamorosa: Dominika Cibulkova, recente finalista a Sydney, si è fatta sorprendere dalla sconosciuta russa Valeria Savinykh, numero 159 WTA e proveniente dalle qualificazioni. Sconfitta inspiegabile, così come è inspiegabile il rendimento di “cipolletta”, capace di ottimi risulati ma anche di cadute rovinose. Il resto del programma – almeno fino a metà pomeriggio – è stato piuttosto noioso. Addirittura imbarazzante sulla Rod Laver Arena, con le facili vittorie di Agnieszka Radwanska e Tomas Berdych, rispettivamente contro Begu e Rufin. C’è purtroppo da segnalare l’ennesimo infortunio di Brian Baker. L’americano, di nuovo professionista dopo una valanga di infortuni, si è fatto male al ginocchio mentre giocava contro Sam Querrey, e aveva pure vinto il primo set. Quando è scesa sulla terra, la sfortuna ha pensato bene di infilarsi a casa sua. E non ne esce più. Speriamo che non sia nulla di grave. L’Italia registra la vittoria del doppio Bolelli-Fognini, bravi a dare 6-3 6-3 a Brunstrom-Nielsen (con il danese che ha chiuso la partnership con Jonathan Marray). Prove di Coppa Davis, ma il singolare è un’altra cosa.
AUSTRALIAN OPEN, DAY 3 / I RISULTATI
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