Wimbledon offrirà una cornice inedita e affascinante per il torneo olimpico. Tennis e Olimpiadi avranno sempre un rapporto difficile, ma quest’anno sarà tutto diverso.
Il podio delle Olimpiadi di Pechino 2008
Di Riccardo Bisti – 24 febbraio 2012
Quella del 2012 sarà un’estate particolare per i campioni del tennis. Tre settimane dopo Wimbledon, i top players varcheranno di nuovo i cancelli di Church Road per il torneo olimpico. I giocatori vedono le Olimpiadi come una priorità, anche se a livello di punti ATP valgono meno di un “semplice” Masters 1000. Ma perchè è così? La storia del tennis alle Olimpiadi e lunga e frastagliata. Inserito nel programma sin dalla prima edizione (Atene 1896), è stato cancellato a partire dal 1928 perché i Giochi erano vietati ai professionisti. Gli organizzatori non avevano raggiunto un accordo sulla corretta definizione di dilettanti e professionisti (come sappiamo, il “grande equivoco” si è protratto fino al 1968, quando è ufficialmente iniziata l’Era Open). Il tennis è poi tornato nel programma olimpico soltanto nel 1988 dopo due edizioni (1968 e 1984) in cui era rientrato dalla porta di servizio come sport dimostrativo (a Los Angeles 1984, tra l’altro, arrivarono le medaglie di bronzo di Paolo Canè e Raffaella Reggi). Il grosso problema del tennis olimpico è che la medaglia d’oro non è l’obiettivo più importante per un tennista. Se chiedete a qualsiasi giocatore se preferirebbe vincere una medaglia o un torneo del Grande Slam, quasi tutti vi risponderanno uno Slam. Per certi versi, il tennis può essere paragonato al calcio, altro sport in cui il professionismo è fiorito lontano dalle Olimpiadi.
Al torneo olimpico, le squadre di calcio possono schierare solo 3 “fuori quota”, giocatori di età superiore ai 23 anni. Al di là di questo, partecipano professionisti a tutti gli effetti. Ma il torneo di calcio non sa coinvolgere né appassionare. E’ lontano anni luce dai mondiali di calcio e dalle maggiori competizioni per club. I calciatori sono molto più interessati agli Europei di Polonia e Ucraina e ai primi match di qualificazione per i Mondiali del 2014. La prevendita dei biglietti per le partita di calcio è stato deludente. Anche diversi allenatori considerano il torneo olimpico più un fastidio che un onore. Arsene Wenger, allenatore dell’Arsenal (strapazzato dal Milan nell’andata degli ottavi di Champions League), è arrivato a dire che quello olimpico non può essere considerato un torneo di calcio vero e proprio. Ma per il tennis è diverso. Nel nostro sport non c’è un equivalente del mondiale o dell’europeo. La Coppa Davis ha una valenza completamente diversa, e la World Team Cup è poco più che un’esibizione. Indubbiamente i tornei del Grande Slam hanno un prestigio e una storia di altro livello, ma vengono ricordati per imprese individuali. Per intenderci: gli Slam vengono vinti da Djokovic, Nadal e Federer. Non dalla Serbia, dalla Spagna o dalla Svizzera. Gli Slam sono più importanti nella carriera di un tennista , ma non stimolano il sentimento patriottico.
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LE OLIMPIADI PERMETTONO DI REALIZZARE IL GOLDEN SLAM, IMPRESA RIUSCITA IN CARRIERA SOLO A RAFAEL NADAL E ANDRE AGASSI
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Questo compito dovrebbe essere svolto dalla Coppa Davis. Il problema è che la vecchia insalatiera ha pochi spettatori al di fuori dei fanatici di tennis. Gli impianti sono pieni, Siviglia ha fatto 25.000 spettatori per la finale del 2011, ma erano tutti appassionati di tennis. Il formato della Davis, spesso criticato, non è intuitivo e non sa coinvolgere gli sportivi. E la finale, che dovrebbe essere un happening globale, interessa quasi esclusivamente i due paesi interessati. E poi non tutti i top players la giocano. Federer è tornato a giocare un primo turno dopo 8 anni, Djokovic ha saltato il match contro la Svezia, Nadal ha detto che per il 2012 non giocherà (anche se potrebbe già rientrare per il match contro l’Austria). Ed anche Andy Murray ha saltato il primo turno. Il caso di Nadal è emblematico: nel calcio, l’equivalente del suo forfait sarebbe l’assenza di Andres Iniesta dal primo match dopo il trionfo mondiale della Spagna. Impensabile. Per Nadal e i migliori giocatori, le Olimpiadi sono un’occasione molto più ghiotta della Davis per rappresentare la propria nazione. Intanto non dura tutto l’anno, ma si limita a una settimana. E poi c’è la caccia al “Golden Slam”, la vittoria in tutti i tornei del Grande Slam più l’oro olimpico. Attualmente i soli Agassi e Nadal sono riusciti nell’impresa (tra le donne, Steffi Graf ci riuscì in un solo anno). A Federer la cosa deve dare parecchio fastidio, anche se a Pechino ha vinto l’oro in doppio con Stanislas Wawrinka. Ma non è la stessa cosa, e lui lo sa benissimo. E poi quest’anno si giocherà a Wimbledon, nel sacro tempio del nostro sport. Sarà un evento storico, in cui i tennisti potranno indossare le divise nazionali senza dover rispettare il bianco imposto dagli organizzatori dei Championships. Insomma, una finale olinmpica non ha mai avuto lo stesso interesse di un match-clou a Wimbledon. Ma quest’anno sarà tutto diverso.
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