Un grande Andy Murray batte Goffin e chiude i conti a Ghent: la Coppa Davis 2015 è della Gran Bretagna. Il Paese è ai piedi del numero due del mondo: ha vinto 11 match su 11, portando in paradiso un team che solo cinque anni fa era a un passo dall’inferno.Andy Murray ha chiuso il cerchio. Ha ridato uno Slam alla Gran Bretagna, ha ridato Wimbledon alla Gran Bretagna, ha vinto un oro olimpico, e ora ha riportato nel Regno Unito pure la Coppa Davis, che mancava da 79 anni. Non è capitato spesso che un top player piangesse dopo la vittoria in Davis: lui l’ha fatto dopo il 6-3 7-5 6-3 con cui ha battuto David Goffin nel primo singolare della giornata decisiva, riassumendo tutto il valore di questo trionfo. Novak Djokovic ha dominato la stagione individuale, lui ha dominato quella a squadre. Erano anni che un giocatore, da solo, non riusciva a condizionare in questo modo la competizione, ma Andy si è preso un impegno e l’ha portato fino in fondo. A turno, anche gli altri tre Fab Four avevano dedicato tempo alla Davis, che nel palmarès di un grande campione non può mancare. Stavolta è stato il suo turno, come lo scorso anno fu quello di Federer, con la differenza che lo scozzese da numero due non ha Stan Wawrinka, ma Ward, Evans o Edmund, che in tre hanno fatto un punto in quattro incontri. Al resto ci ha pensato lui con undici vittorie su undici, tre delle quali in finale, come non accadeva dal 1995, quando la Russia scelse la terra per provare a frenare Sampras, ma PistolPete rispose con una tripletta, dando agli States l’Insalatiera numero trentuno. Per i britannici invece è la decima, ma una soddisfazione così non la gustavano dai tempi del Challenge Round, da quel 28 luglio del 1936, quando sull’erba del Centre Court Fred Perry superò Jack Crawford nell’ultimo singolare della finale con l’Australia. Stavolta non c’è stato bisogno del match decisivo, perché Murray non ha deluso le attese, mettendo anche l’ultima firma. Sarebbe stato il grande protagonista anche se la sfida non l’avesse chiusa lui, ma così ha tutt’altro sapore. Il sapore giusto, perfetto, meritato.
 
UN MOSTRO DI CONSISTENZA
Il numero uno dei britannici aveva sempre vinto, non poteva perdere proprio oggi e non l’ha fatto, mostrando ancora una volta un carattere incredibile, in un match di quasi tre ore, molto più teso di quanto dica il punteggio. È finito in tre set perché Murray è stato perfetto in tutti i punti importanti, facendo sempre la cosa giusta nel momento giusto. Goffin ha dato il massimo, regalando pochissimo e provando a rimanere attaccato il più possibile allo britannico, ma la differenza di cilindrata si è fatta sentire, specialmente nel secondo set, quando Murray ha dato una spallata fisica e morale all’avversario. Il belga ha dato il 110% ma non è bastato, e il suo volto in certi frangenti valeva più di mille parole: non sapeva più che altro fare. Murray gli ha fatto capire che doveva sudarsi ogni singolo punto, e ogni volta che ha annusato la difficoltà ha trovato grande aiuto nel servizio. Con un break sul 3-2 ha incassato il primo set, con un altro sul 5-5 si è preso anche il secondo, mentre nel terzo ha ceduto per la prima volta la battuta, ma gli ha fatto bene. Gli è stato sufficiente per capire che non doveva abbassare la guardia, e il break è immediatamente tornato indietro, prima che alzasse di nuovo il livello per andare a prendersi la vittoria. L’atteggiamento di Goffin è stato comunque da applausi: anche quando la sconfitta era sempre più vicina ha continuato a spingere al massimo per costruirsi una chance, ma non è arrivata. E il match-point è l’emblema della partita di Murray: ha ripreso tutto a destra e a sinistra, prima di infilzare il rivale con uno splendido lob di rovescio e sdraiarsi sulla terra del Flanders Expo, l’unica superficie sulla quale non aveva mai vinto qualcosa di veramente importante. Ce l’ha fatta oggi, mettendo la ciliegina sulla torta a una buona stagione, non la migliore, ma comunque la prima chiusa da numero 2 del ranking.
 
UNA RINASCITA FIRMATA LEON SMITH
È la Davis della Gran Bretagna, ma anche della cittadina di Dunblane, 8.800 abitanti nella Scozia centro-meridionale, o per essere ancor più precisi della famiglia Murray o solamente dei due fratelli, come Lawrence e Reginald Doherty nei primi anni del ‘900. Ma quella era un’altra era e un altro tennis, questa vittoria vale di più, anche per quanto c’è dietro. Cinque anni fa i britannici rimediarono una terribile sconfitta contro la Lituania a Vilnius, che costò il posto a John Lloyd e li buttò ai margini del Gruppo 2, con uno spareggio da giocare con la Turchia per non finire in Serie D, in mezzo ai dilettanti. È stato il punto più basso in 110 anni di storia, ma anche l’alba della rinascita firmata Leon Smith, un (allora) trentaquattrenne di Glasgow conosciuto a pochi, senza trascorsi da professionista, ma che i vertici della LTA preferirono a Greg Rusedski. Una scelta azzeccata. Dopo cinque anni si muove ancora in punta di piedi, in silenzio, come se su quella panchina si sentisse ancora un ospite. Invece ne è il miglior padrone da lungo tempo a questa parte, sono i risultati a parlare per lui. Vittoria dopo vittoria ha cementato un gruppo a pezzi sino a costruire intorno al loro campione Andy Murray il team più affiatato dell’intero World Group. In formazione ci vanno in quattro, ma i ‘Brits’ sono molti di più: solo nelle ultime due stagioni hanno orbitato attorno alla squadra una decina di giocatori, e quest’anno sono scesi in campo in sei. Questa Davis è di tutti loro, ma per una volta il capitano la merita almeno quanto i giocatori, e non è un caso che per la foto di rito l’Insalatiera l’abbiano voluta far sollevare a lui. Il simbolo rimane Murray. Ma senza Smith, probabilmente, tutto questo non sarebbe stato possibile. I britannici lo sanno bene.

COPPA DAVIS 2015 – FINALE
BELGIO-GRAN BRETAGNA 1-3
David Goffin (BEL) b. Kyle Edmund (GBR) 3-6 1-6 6-2 6-1 6-0
Andy Murray (GBR) b. Ruben Bemelmans (BEL) 6-3 6-2 7-5
Murray/Murray (GBR) b. Darcis/Goffin (BEL) 6-4 4-6 6-4 6-2
Andy Murray (GBR) b. David Goffin (BEL) 6-3 7-5 6-3