UN MOSTRO DI CONSISTENZA
Il numero uno dei britannici aveva sempre vinto, non poteva perdere proprio oggi e non l’ha fatto, mostrando ancora una volta un carattere incredibile, in un match di quasi tre ore, molto più teso di quanto dica il punteggio. È finito in tre set perché Murray è stato perfetto in tutti i punti importanti, facendo sempre la cosa giusta nel momento giusto. Goffin ha dato il massimo, regalando pochissimo e provando a rimanere attaccato il più possibile allo britannico, ma la differenza di cilindrata si è fatta sentire, specialmente nel secondo set, quando Murray ha dato una spallata fisica e morale all’avversario. Il belga ha dato il 110% ma non è bastato, e il suo volto in certi frangenti valeva più di mille parole: non sapeva più che altro fare. Murray gli ha fatto capire che doveva sudarsi ogni singolo punto, e ogni volta che ha annusato la difficoltà ha trovato grande aiuto nel servizio. Con un break sul 3-2 ha incassato il primo set, con un altro sul 5-5 si è preso anche il secondo, mentre nel terzo ha ceduto per la prima volta la battuta, ma gli ha fatto bene. Gli è stato sufficiente per capire che non doveva abbassare la guardia, e il break è immediatamente tornato indietro, prima che alzasse di nuovo il livello per andare a prendersi la vittoria. L’atteggiamento di Goffin è stato comunque da applausi: anche quando la sconfitta era sempre più vicina ha continuato a spingere al massimo per costruirsi una chance, ma non è arrivata. E il match-point è l’emblema della partita di Murray: ha ripreso tutto a destra e a sinistra, prima di infilzare il rivale con uno splendido lob di rovescio e sdraiarsi sulla terra del Flanders Expo, l’unica superficie sulla quale non aveva mai vinto qualcosa di veramente importante. Ce l’ha fatta oggi, mettendo la ciliegina sulla torta a una buona stagione, non la migliore, ma comunque la prima chiusa da numero 2 del ranking.
UNA RINASCITA FIRMATA LEON SMITH
È la Davis della Gran Bretagna, ma anche della cittadina di Dunblane, 8.800 abitanti nella Scozia centro-meridionale, o per essere ancor più precisi della famiglia Murray o solamente dei due fratelli, come Lawrence e Reginald Doherty nei primi anni del ‘900. Ma quella era un’altra era e un altro tennis, questa vittoria vale di più, anche per quanto c’è dietro. Cinque anni fa i britannici rimediarono una terribile sconfitta contro la Lituania a Vilnius, che costò il posto a John Lloyd e li buttò ai margini del Gruppo 2, con uno spareggio da giocare con la Turchia per non finire in Serie D, in mezzo ai dilettanti. È stato il punto più basso in 110 anni di storia, ma anche l’alba della rinascita firmata Leon Smith, un (allora) trentaquattrenne di Glasgow conosciuto a pochi, senza trascorsi da professionista, ma che i vertici della LTA preferirono a Greg Rusedski. Una scelta azzeccata. Dopo cinque anni si muove ancora in punta di piedi, in silenzio, come se su quella panchina si sentisse ancora un ospite. Invece ne è il miglior padrone da lungo tempo a questa parte, sono i risultati a parlare per lui. Vittoria dopo vittoria ha cementato un gruppo a pezzi sino a costruire intorno al loro campione Andy Murray il team più affiatato dell’intero World Group. In formazione ci vanno in quattro, ma i ‘Brits’ sono molti di più: solo nelle ultime due stagioni hanno orbitato attorno alla squadra una decina di giocatori, e quest’anno sono scesi in campo in sei. Questa Davis è di tutti loro, ma per una volta il capitano la merita almeno quanto i giocatori, e non è un caso che per la foto di rito l’Insalatiera l’abbiano voluta far sollevare a lui. Il simbolo rimane Murray. Ma senza Smith, probabilmente, tutto questo non sarebbe stato possibile. I britannici lo sanno bene.
COPPA DAVIS 2015 – FINALE
BELGIO-GRAN BRETAGNA 1-3
David Goffin (BEL) b. Kyle Edmund (GBR) 3-6 1-6 6-2 6-1 6-0
Andy Murray (GBR) b. Ruben Bemelmans (BEL) 6-3 6-2 7-5
Murray/Murray (GBR) b. Darcis/Goffin (BEL) 6-4 4-6 6-4 6-2
Andy Murray (GBR) b. David Goffin (BEL) 6-3 7-5 6-3
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