Uniqlo spiega le ragioni che hanno spinto a investire 300 milioni per mettere sotto contratto il 37enne Roger Federer. “La partnership andrà oltre lo sport. E quando smetterà di giocare non si ritirerà dalla vita”. Lo svizzero ha apprezzato la stima di Uniqlo per i suoi interessi extra-tennis. Allo Us Open indosserà un completo di cui ha contribuito alla creazione.

Roger Federer ha vinto tanto. Tuttavia, è stato bravo a monetizzare la sua popolarità anche fuori dal campo, “strappando” accordi e contratti molto remunerativi. L'ultimo capolavoro risale a un paio di mesi fa, quando ha chiuso un rapporto ventennale con Nike per passare al brand giapponese Uniqlo, già sponsor di Novak Djokovic dal 2012 al 2017. Le cifre, ufficiose, sono ben note: contratto di dieci anni per un esborso complessivo di 300 milioni di dollari. Molti si sono domandati che tipo di ritorno potrebbe avere Uniqlo, soprattutto quando Federer si sarà ritirato. Per la prima volta, Uniqlo ha spiegato le ragioni dell'investimento. In primis, Federer fornirà suggerimenti e input sul design dei prodotti, comparirà negli spot pubblicitari e vestirà Uniqlo in tutte le apparizioni pubbliche: non solo i match, ma anche gli eventi di beneficenza e qualsiasi impegno fuori dal campo. Allo Us Open, lo svizzero indosserà un nuovo completo (polo e pantaloncini) di cui ha contribuito alla creazione. “Si tratta di una collaborazione che va ben oltre lo sportha detto al Wall Street Journal John Jay, direttore creativo di Uniqlo – sviluppiamo abiti ad alte prestazioni per la vita di tutti i giorni, e ci piace pensare che questa tecnologia sia abbastanza buona per un'atleta”. Rimane un dubbio: come mai hanno scelto proprio Federer, tenendo conto che ha appena compiuto 37 anni ed è considerato piuttosto vicino al ritiro? Ci sono ragioni che vanno oltre l'immensa popolarità di Federer, certificata dall'intitolazione di un paio di vie (quella che conduce al centro tecnico di Swiss Tennis a Biel, nonché un vialetto del torneo ATP di Halle) e da quella di una piazza nel quartier generale di Nike, in Oregon.

IL MARCHIO "RF"
Scegliere un atleta come principale testimonial fuori dal campo potrebbe rappresentare un rischio, poiché Federer è abbastanza riservato fuori dal campo. Non lo si vedrà spesso in giro, o anche soltanto in preda ai paparazzi. Secondo Jay, invece, questo aspetto rende ancora più interessante l'accordo. “Noi amiamo la discrezione e la riservatezza. Ovviamente gestiamo un'azienda, ma rispettiamo molto quella parte della sua vita. E poi, una volta che si ritirerà dal tennis giocato, Federer non si ritirerà dalla vita”. Parlando di Uniqlo, King Roger aveva detto che alcuni aspetti hanno favorito la partnership: il suo amore per la moda (maturato col tempo: guardate come si vestiva a inizio carriera…), la passione per i viaggi e una certa affinità col mondo asiatico. “Durante le trattative con Uniqlo, quello che mi ha davvero colpito è che mi rispettavano non solo come atleta, ma anche come persona con interessi e passioni al di là dello sport – ha fatto sapere Federer – devo anche pensare alla mia vita dopo il tennis, e Uniqlo è una bella sfida in questo senso”. C'è poi la faccenda legata al marchio “RF”, il cui successo commerciale è stato impressionante. In questo momento, i diritti del logo appartengono ancora a Nike e c'era il potenziale rischio di contrasti: a quanto pare, anche in questo caso ci sarà una transizione indolore. I diritti dovrebbero tornare a Federer una volta che Nike avrà venduto tutto l'inventario rimanente.

LA DIFFUSIONE DI UNIQLO
Lo stesso Roger, durante Wimbledon, aveva lanciato messaggi distensivi, dicendo che avrebbe continuato ad avere un rapporto con Nike. Inevitabile: Uniqlo non produce calzature e dunque continua a indossare le scarpe del colosso americano. Da parte sua, Uniqlo punta a diffondersi al di fuori dell'Asia, soprattutto negli Stati Uniti. Il progetto di espansione in America non è nuovo: già nel 2014 volevano aprire diversi negozi monomarca negli USA, e avevano pensato di rilevare un rivenditore americano di abbigliamenti (J. Crew Group), ma la trattativa non era andata a buon fine. Secondo Tadashi Yanai, presidente e amministratore delegato della società madre di Uniqlo, c'è un discreto spazio su cui Uniqlo potrebbe inserirsi nel mercato dell'abbigliamento americano, apparentemente affollato. La nuova strategia è chiara: crescere con la presenza diretta del brand, senza procedere ad acquisizioni. Per adesso, negli Stati Uniti sono stati aperti diversi negozi temporanei, nonché alcuni punti vendita nelle grandi città e negli aeroporti. Anche in Italia arriverà il primo negozio monomarca: l'apertura è prevista nella primavera 2019, in Piazza Cordusio. Con l'aiuto di Federer, in effetti, la diffusione del marchio nell'immaginario collettivo sarà ancora più semplice.