Simone Bolelli e Andrea Vavassori prima, Sara Errani e Jasmine Paolini poi, trascinati dal pubblico del Foro, hanno vinto e convinto, facendoci sognare in vista di Parigi (foto Brigitte Grassotti)
Quando la coppia spacca: Simone Bolelli e Andrea Vavassori sono nei quarti del maschile, Sara Errani e Jasmine Paolini in semifinale in quello femminile. Sognando una coppa al Foro, che fra gli uomini solo i mitologici Pietrangeli e Sirola hanno sfiorato – sette finali, quella del 1960 sospesa sull 11-11 al quarto su Emerson e Fraser, altri tempi… – e fra le donne conquistato Anna Luzzati e Rosetta Gagliardi nel 1931, Sandra Cecchini e Raffaella Reggi nell’edizione giocata a Taranto nel 1985, e Sara Errani e Roberta Vinci nel 2012.
Il Bole e il Vava hanno battuto il duo sovrano Ebden-Bopanna che li aveva fermati nella finale degli Australian Open e poi di nuovo a Miami.
«Sì, vendetta, dolce vendetta», sorride Vavassori. «Batterli qui a Roma e sul Pietrangeli, è davvero una goduria. Loro sono tosti, all’inizio hanno fatto qualche errore ma noi siamo stati bravi a capitalizzarli, e a chiudere nel finale». Simone e Andrea sono numeri 2 della Race, quindi per ora in perfetta tabella di marcia per Torino, e all’orizzonte ci sono anche gli Slam e le Olimpiadi.
«I Giochi e le Finals sono ovviamente i nostri obiettivi – ammette Bolelli – ma dobbiamo pensare al presente, alla prossima partita (contro Koolhof e Metkic, ndr). L’importante è domani. Poi l’affiatamento c’è e cresce, ormai è un annetto che giochiamo insieme». Il pubblico gradisce: «Il Pietrangeli per un italiano è il campo più bello del mondo» dice Andrea, la metà ‘sinistra’ della coppia. «Gioco lì perché è la posizione dove ho iniziato e dove ho vinto di più, ma in passato sono stato anche a destra. La formazione migliore è quella con me a rete e Simone a fondocampo, quindi è spesso lui a giocare il ‘deciding point’ sul 40 pari, ma dipende anche dal momento: se ad esempio io ho risposto due volte bene nel game è lui stesso a dirmi ‘ vai tu’».
I due si completano, si integrano: «Da fondo Simone picchia fortissimo, forse più di tutti, persino Korda lo ha ammesso. Poi è un giocatore completo. Abbiamo la fortuna di essere due singolaristi oltre che due doppisti, quindi non abbiamo fretta di fare il punto subito ma possiamo giocarcela da fondo».
Per Bolelli, «Andrea è un doppista nato, copre benissimo la rete, tanto che io lo chiamo l’Airone, perché apre le braccia e arriva ovunque. Passarlo è molto difficile, mi dà sicurezza e mi aiuta a chiudere il punto».
Le nuove regole proposte per il doppio, e sperimentate a Madrid, con la riduzione dei tempi degli scambi e meno giorni dedicati nei tornei, non hanno convinto molto. «15 secondi fra un punto e l’altro sono pochi – dice Simone – il doppio è un gioco di strategia, devi poter discutere con il tuo compagno. E non so se i singolaristi più forti saranno attratti da queste novità».
Per Vavassori «Il pubblico deve conoscere almeno i dieci doppisti più forti del mondo: se gli spettatori non sanno neppure che faccia hanno, come possono appassionarsi?». Infine la Coppa Davis, dove le opzioni a disposizione di Filippo Volandri sono diverse, grazie soprattutto al jolly Sinner che ultimamente è stato schierato soprattutto con Sonego. «Intanto bisogna vedere se ci convocano – chiarisce Bolelli – Sono scelte che spettano al capitano, noi possiamo ribadire solo la nostra totale disponibilità. Jannik è fortissimo e ha dimostrato di poter fare tutto e giocare con chiunque, con noi c’è la certezza di una coppia rodata. Nel doppio sui punti decisivi deve esserci una intesa perfetta, devi sapere che cosa fare senza pensarci, è questione di affiatamento».
Sara e Jas, coppia divertita e divertente, ha eliminato al supertiebreak Kichenok e Ostapenko (6-3 5-7 10-5), con Tathiana Garbin, capitana di Billie Jean King Cup che in tribuna gongolava. «Lei ha sempre creduto in noi, la cosa più bella è vedere che sta bene – dice Jasmine – Il pubblico ci ha spinto molto, dovevamo dargli qualcosa». La coppia è nata l’anno scorso, «quando ho chiesto a Jasmine se aveva voglia di giocare più possibile per cercare di qualificarci per le Olimpiadi, che sono un mio grande sogno. Adesso non so a che punto siamo – dice Sara – ma credo che siamo messe bene». Jasmine ricorda anche il luogo, «A Parigi, all’Hotel Mercure, ho accettato subito con entusiasmo. Giocare il doppio mi diverte e con Sara ancora di più, perché lei mi indirizza, mi dà ordine in campo». Della storica partner di Sara, Roberta Vinci, tecnicamente non ha molto: «Rovesci in back e volée, se ne vedono poche con me!», scoppia a ridere Jasy, ma Sara riesce a trovare comunque una somiglianza: «Servono entrambe molto bene. Però con Roby era lei che stava a rete e io dietro, mentre con Jasmine a rete ci sto più spesso io perché lei da dietro è molto potente».
Anche per loro, come per i colleghi, bisognerebbe investire sul marketing e coinvolgere le singolariste per far uscire il doppio dal limbo: «Ho giocato due volte con la Hsieh, la numero 1 in doppio (ma anche buona singolarista e lo stadio era pieno di gente che voleva vederla giocare», spiega Jasmine. «Anche far vedere più doppi in tv sarebbe importante – chiude Sara – perché poi la gente quando si trova davanti un bel match si diverte».