L’esibizione tra Djokovic e Alcaraz andata in scena a Riad, Arabia Saudita, è solo il primo passo verso una Superlega di top players?

Djokovic e Alcaraz si sfidano in mondovisione – con tanto di diretta su DAZN – per una borsa milionaria, davanti ai reali sauditi e a un pubblico che ha sborsato cifre importanti per ‘esserci’. Solo l’ennesimo episodio di sportwashing, che dopo il calcio riguarda il tennis? Il mantra sembra essere: non ci basta più comprare all’estero, i campioni – da Ronaldo a Djokovic – li vogliamo vedere a casa nostra.

Un collega francese a cui, per scherzo, prospettavo la possibilità di vedere in un prossimo futuro un quinto slam in Arabia (è una gag ricorrente, i ‘nuovi slam’ spuntano ad ogni nuova svolta geo-sportiva…) mi ha ribadito, celiando pure lui, ma non troppo: «Macchè uno: tutti e quattro…». Nel calcio l’operazione è già partita, nel tennis chissà. Certo che mettendo insieme il nuovo sistema di punti introdotto dall’Atp, che di fatto favorisce chi una classifica importante ce l’ha già, quindi i più forti, e i sogni proibiti arabi, salta fuori un orizzonte diverso, una specie di superlega del tennis, divisa per ‘censo’. Un ipotetico futuro fatto di un recinto ristretto ed elitario di supertornei ricchissimi, dove a battersela sono sempre i soliti noti e transitare da una ‘casta’ all’altra – cioè dai circuiti minori, Challenger, 250, 500 – alla superlega, sia molto più difficile di oggi.

Fantatennis? Probabilmente. Ma chi può dirlo. Lo sport-business vuole sempre più eventi da vedere a caro prezzo, e alle tv sarebbe certamente più facile smerciare spazi pubblicitari in match dal cast comunque importante – Djokovic-Alcaraz, Sinner-Alcaraz, Rune-Djokovic…- che in primi turni dallo scarso appeal. Si parla tanto di un possibile ‘tour’ alternativo pagato dagli sceicchi: ma a questo punto perché caricarsi di costi ‘inutili’? Tanto vale tornare alle antiche ‘sfide’ fra i professionisti, capaci di battersi fra ‘happy (e rich) few’ settimana dopo settimana, lasciando ai ‘peones’ la fatica dei tornei tradizionali. Salvo gli Slam, naturalmente. Messa così, pare un incubo, e per ora sono solo fantasie. Ma forse si chiama semplicemente futuro.