L’ex giocatore australiano Matthew Fox è stato condannato per aver scommesso su partite combinate. Il suo complice sarebbe stato l’ex top-200 Nick Lindahl. Ma c’è il legittimo sospetto che sia solo la punta dell’iceberg.

Di Riccardo Bisti – 10 dicembre 2014

 
Pagine di giornali, verità mischiate a illazioni, giocatori che parlano e altri che tacciono. La vicenda-scommesse che vedrebbe coinvolti alcuni giocatori italiani è fumosa ma piena di dubbi, sospetti e paure. Ma sta succedendo qualcosa del genere anche a 15.000 chilometri da qui. L’ultimo a entrare nell’occhio del ciclone è l’ex giocatore australiano Nick Lindahl, già ex ad appena 26 anni. Top-200 ATP nel 2010, di padre svedese e madre indonesiana, ha quasi sempre rappresentato l’Australia salvo un breve periodo a cavallo tra il 2010 e il 2011, quando scelse la Svezia. Non ha mai sfondato e l’anno scorso ha pensato bene di ritirarsi. Oggi torna alla ribalta perchè, secondo “The Age”, uno dei più importanti giornali australiani, avrebbe accettato di truccare una partita in un torneo future. Il match incriminato risale all’11 settembre 2013, ultima partita della sua carriera, al future australiano di Toowomba. Lindahl fu sconfitto da Andrew Corbitt, senza classifica ATP. Pare che prima del match avrebbe detto a Matthew Charles Fox (già indagato per queste vicende, e persino per traffico di droga) che avrebbe perso la partita. Fox, ex giocatore di basso livello, ha testimoniato lunedì scorso davanti ai magistrato di Melbourne con l’accusa di aver utilizzato informazioni riservate per aver scommesso su due partite di tennis, oltre a traffico di cocaina, possesso di cocaina e cannabis, oltre al possesso di beni sospettati di essere proventi di qualche reato. Per tutti questi reati è stato prosciolto, mentre è stato ritenuto colpevole del reato legato al tennis. Lo hanno multato con 3.500 dollari australiani.
 
I "CONSIGLI" DI UN EX TOP-PLAYER
Gli investigatori sostengono che Fox e Lindahl si sarebbero messi d’accordo prima della partita: Lindahl avrebbe fatto in modo di perdere, Fox ci avrebbe scommesso sopra. Naturalmente, sulla sconfitta del suo “amico”. Pare che Lindahl abbia provato a mettersi d’accordo con Corbitt, dicendogli che la vittoria gli avrebbe consentito di entrare nel ranking ATP. Ma il 18enne australiano avrebbe rifiutato. Corbitt ha comunque vinto la partita, ed è una certezza che gli ufficiali di gara abbiano ronzato attorno a Lindahl dopo il match. Secondo la polizia, Lindahl non si sarebbe limitato a vendere la sua partita, ma avrebbe convinto un altro giocatore australiano, Adam Feeney, a perdere un incontro. Il 29 ottobre, 48 giorni dopo la presunta combine di Toowomba, il giapponese Bumpei Sato (n. 902 ATP) ha battuto Adam Feeney (n. 386) con un netto 6-4 6-2. Pare che sia stato proprio Lindahl a convincere Feeney a mollare la partita. Curiosità: sia Lindahl che Feeney si sono ritirati dopo i match sospetti, sui quali Fox aveva scommesso. I nomi menzionati fin qui non sono noti al grande pubblico, tuttavia l’agenzia australiana Fairfax Media sostiene che un ex giocatore di alta classifica avrebbe dato qualche “consiglio” a Fox sulle partite da giocare. Da parte sua, quando è stato pubblicato il nome di Fox, Lindahl disse di non sapere che quel match fosse sotto investigazione. E nei giorni scorsi, contattato dai media australiani, ha scelto di non parlare. Grant Walker, l’avvocato che ha accompagnato Fox in aula, ha detto che il suo cliente era “estremamente imbarazzato”. Con lui c’erano anche i genitori e la fidanzata.
 
QUEI NUMERI SOSPETTI
L’ex giocatore australiano è entrato nell’occhio del ciclone lo scorso luglio, quando hanno fatto irruzione in casa sua e lo hanno trovato mentre cercava di far sparire le tracce di cocaina tramite il WC del bagno. La tesi del PM Dan Muling è che Fox fosse diventato dipendente di droga e gioca d’azzardo dopo il ritiro, causato dalla diagnosi di un cancro ai testicoli nel 2010. Gli psicologi, in effetti, hanno sostenuto che Fox sia stato vittima di ansia e depressione. Tutto questo lo avrebbe fatto scivolare in una vita dissoluta. Secondo la polizia, avrebbe intascato 1416 dollari per il match di Lindahl e 2718 per quello di Feeney. Cifre tutto sommato basse rispetto a quelle che si sentono quando si parla di presunte combine. Tuttavia, avrebbero scommesso anche persone riconducibili a lui. Gli inquirenti hanno provato che avrebbe scommesso tramite un account con Sportingbet intestato al padre, ma non hanno potuto dimostrare l’esistenza di altri conti scommesse. Pare che sia stato anche ripreso dalle telecamere a circuito chiuso di un hotel mentre scommetteva. Di sicuro, Sportingbet ha sospeso le scommesse sul match di Lindahl. A parte il caso specifico, una storia molto triste con spruzzi di squallore, è sempre più viva la sensazione che il fenomeno sia particolarmente diffuso. Motivi? La facilità con cui si può scommettere su qualsiasi incontro. Ci sono alcuni bookmakers dove è possibile scommettere sui doppi dei tornei futures. Partite dove i sono in palio poche decine di dollari. La tentazione può essere fortissima, quasi irresistibile. E poi ci sono i costi per sostenere l’attività professionistica. Tanti giocatori si lamentano delle enormi spese che devono sostenere. E sono tutti generalmente concordi nel dire che soltanto i top-100, al massimo i top-200, riescono a guadagnare a sufficienza per pagarsi la stagione. E allora ci domandiamo come sia possibile che ci siamo almeno 1000 giocatori a svolgere attività internazionale. E come mai ci sono sempre più tennisti che fanno attività internazionale? L’ultimo ranking ATP conta la bellezza di 2164 atleti, mentre 10 anni fa erano 1500, e 20 anni fa 1300. Come mai i giocatori di bassa fascia sono aumentati così tanto nell'ultimo decennio rispetto al precedente? Domande senza risposta, ma meritevoli di riflessione.