da Wimbledon, Roberta Lamagni – foto Ray Giubilo
Così paziente, parsimoniosa, scaltra: così perfetta Francesca Schiavone non ce la ricordavamo da anni. In un’ora e sei minuti annienta la ceca Klara Zakopalova e stacca un biglietto per gli ottavi di finale di Wimbledon 2012. Dopo l’exploit di Camila Giorgi, la Schiavo è dunque la seconda azzurra ammessa nell’élite delle prime 16, in attesa che Vinci ed Errani facciano il loro dovere, si spera.
L’avversaria di questa mattina era di quelle che spaventano: numero 31 al mondo, una giocatrice imprevedibile, già capace di scalpi celebri in più di un’occasione. Nonostante una classifica che non ha mai raggiunto picchi di eccellenza – il suo best ranking risale al 2006, quando toccò la 27esima posizione – la Zakopalova aveva sconfitto 5 Top ten in carriera: Seles, Serena Williams, Safina, Pennetta, Li. La vittoria con Flavia, tra l’altro, proprio su questi campi nel 2010.
L’inizio della ceca non è stato dei migliori, vero; ha lasciato per strada qualche 15 di troppo; ma Francesca è stata “assoluta”, perché dopo un primo parziale vinto in surplace, un calo di tensione sembrava inevitabile. E invece si è difesa con le unghie, recuperando qualunque palla e ribaltando spesso l’inerzia dello scambio. Ha polverizzato le certezze e il gioco monocorde della ceca, costruito su una buona mobilità, traiettorie e pallate da fondo. L’ha stordita con back profondi e velenosi, costringendola ad abbassare il ritmo per non incappare in pericolosi fuoricampo. E l’ha sorpresa con attacchi in controtempo, spolverando anacronistici chip and charge. Un dato su tutti: nei 66 minuti di gioco non ha mai concesso palle break. Una superiorità a dir poco schiacciante.
A sfidarla, negli ottavi, la campionessa uscente Petra Kvitova, che si è sbarazzata di Varvara Lepchenko – giustiziera della Schiavo a Parigi – 61 60. “Petra è la campionessa uscente, quella che tutti vogliono battere. Con lei sarà una partita totalmente diversa, perché è imprevedibile come mancina, non sai mai cosa aspettarti. Se voglio batterla dovrò fare un match stupendo”.
Per il momento, però, è giusto gustarsi il successo e prendersene il merito: “Oggi ho avuto più continuità, era l’obiettivo che volevo. Non le ho permesso di entrare in partita. E’ stato il match che ho cercato. Mi sento bene, posso difendermi, attaccare, tenere lo scambio lungo ed essere esplosiva in risposta. Dopo Roma ho fatto delle scelte, e la condizione a cui sono arrivata ora dimostra che erano giuste. Anche a Parigi, nonostante la sconfitta, sono uscita dal campo consapevole di aver fatto una buona partita. Potevo vincerla, mi ero piaciuta. Oggi sono felice di essere qua, non vorrei essere da nessun’altra parte!”.
Con il risultato di Giorgi e Schiavone, l’Italia eguaglia la prestazione del 2004 a Church road, quando schierammo agli ottavi Grande e Farina. Ma la giornata è ancora lunga…