CINCINNATI – L’americana soffre in avvio ma poi raccoglie i cocci di una esausta Ivanovic. Per lei è il 62esimo titolo in carriera. Allo Us Open per il più grande prize money di sempre.

Di Riccardo Bisti – 18 agosto 2014

 
Si è deciso tutto sabato notte, nella drammatica semifinale tra Ana Ivanovic e Maria Sharapova. La serba ha lottato quasi tre ore, fisicamente e mentalmente, per avere la meglio sulla russa. 16 ore di riposo non sono bastate, nemmeno per un’ottima atleta come lei, rigenerata rispetto agli ultimi anni. Il 6-4 6-1 per Serena non la ridimensiona e la colloca tra le cinque top favorite per lo Us Open. Sarebbe stato interessante vedere un match ad armi pari: non è stato così e la vittoria yankee è meritata, anche se la serba recrimina per l'ordine  d gioco delle semifinali. L’ottimo stato di forma della Ivanovic si è palesato nei primi game, quando è partita a razzo: 3-1 e palla del 4-1 pesante. Ne ha avute tre, cercando di riproporre la tattica che aveva funzionato così bene all’Australian Open, quando sorprese Serena negli ottavi. Con grandi botte, soprattutto in risposta, provava a disinnescare l’arma principale di Serena: il servizio. Ma quando l’americana ha salvato il game, firmando il 2-3 dopo aver rischiato l'1-4, la partita ha cambiato direzione. La stanchezza ha pervaso le gambe e la testa della Ivanovic. Nessuno si è sorpreso quando Serena ha vinto 11 degli ultimi 13 games. Semplicemente, aveva più benzina. La Williams ha registrato il servizio, è diventata sempre più aggressiva, e ha impedito alla Ivanovic di tessere qualsiasi trama. “Ho soltanto chiuso gli occhi e ho servito il più forte possibile – ha detto Serena nel post-match – non pensavo molto. Se pensi troppo, rischi di diventare pazza”.
 
SFATATO IL TABU' DI CINCINNATI
L’affermazione era una risposta alla scherzosa osservazione della Ivanovic, che le aveva chiesto qualche consiglio su come servire meglio. Probabilmente era davvero così. A un certo punto, il servizio è tornato ad essere devastante. Nel secondo set, la Ivanovic non è più stata in grado di gestire il bombardamento. L’ultima chance è arrivata sull’1-1, quando si è trovata 0-30 sul servizio dell’americana. Avrebbe potuto salire 0-40, ma la sua risposta di dritto è finita larga di qualche centimetro. La bella Ana ha giocato peggio nei momenti importanti. Serena ha alzato il livello, ma lo ha fatto al momento giusto. Tanto è bastato per sgretolare la resistenza della Ivanovic. La serba, tuttavia, si consola con il rientro tra le top-10 e la libidine psicologica del successo sulla Sharapova, benzina mentale che le tornerà utile a Flushing Meadows. Potrebbe giocarsela con tutte, tranne che con una Williams al 100%. Se Serena mantiene in attivo il saldo tra vincenti ed errori gratuiti, è praticamente inarrivabile. Se poi li raddoppia, come è successo a Cincinnati (26 winners e 13 errori), non c’è nulla da fare. Per Serena è il quinto titolo stagionale e il 62esimo in carriera. Nel 2014, nessuna giocatrice ne ha vinti più di tre. In una stagione considerata “negativa”, non c’è male. Certo, negli Slam ha fallito, ma c'è ancora la sensazione che sia la più forte di tutte. Resta la settima più titolata di sempre, a cinque lunghezze da Billie Jean King, ma l'aggancio è sempre più probabile. Al sesto tentativo, dunque, si prende un titolo che le era sempre sfuggito. E si gode il matematico successo nella Us Open Series, che le garantirà un montepremi addizionale a Flushing: in caso di vittoria, intascherà la cifra-record di 4 milioni di dollari, più dei 3,6 intascati l’anno scorso, record condiviso con Rafael Nadal. 
 
PREMIER FIVE CINCINNATI – Finale
Serena Williams (USA) b. Ana Ivanovic (SRB) 6-4 6-1