A SPASSO PER IL FORO – La soddisfazione di Angelo Binaghi per il record d’incasso e biglietti venduti (“Ci abbiamo visto più giusto del solito”) e l’impatto economico del torneo sulla città di Roma. Se Nadal non ha battuto Djokovic stavolta, quando ce la farà? L’incredibile avventura del lucky loser Lucas Pouille, in semifinale…giocando due partite!

Venerdì 13, giorno sfortunato per gli anglosassoni ma non per noi, è iniziato con una battuta del Presidente FIT Angelo Binaghi, poco prima della tavola rotonda che ha presentato lo studio congiunto LUISS – Ernst & Young sull’impatto economico generato dagli Internazionali BNL d’Italia. A quanto pare, ci legge con attenzione e aveva intuito il nostro scetticismo sui dati di biglietteria degli Internazionali 2016. In effetti il leggero aumento dei costi dei tagliandi (media del 13% con qualche punta del 20%) aveva seminato qualche dubbio. Invece è ancora una volta record, con il muro dei 200.000 spettatori abbattuto già giovedì: l’ingegnere sardo ce lo ha fatto notare con un sorriso. Alla nostra ammissione, ha però aggiunto che anche lui nutriva qualche dubbio. A microfoni accesi, è stato ancora più preciso: “Seguo con attenzione i risultati della biglietteria da 10 anni: quest’anno mi aspettavo un incremento d’incasso di 1 milione di euro e devo dire che il 2016 è una delle edizioni in cui ci abbiamo preso di più. La prevendita era iniziata molto bene, anche meglio rispetto all’anno scorso, ma poi c’è stata una flessione delle vendite in concomitanza con gli attentati a Parigi e il più recente a Bruxelles. Questo ha portato un rallentamento delle vendite e siamo arrivati in ritardo al tutto esaurito. Diciamo che abbiamo risentito delle vicende internazionali. Anche per questo abbiamo rafforzato le misure di sicurezza, incassando i complimenti dell’ATP. Però è vero, qualche campanello d’allarme c’è stato”. E’ però certo che il numero degli spettatori paganti continua a crescere. Ed è difficile pensare a chissà quale affluenza in più con costi più bassi, poiché da martedì in poi è sostanzialmente sold-out. Semmai ci ha incuriosito – e lo abbiamo chiesto a Binaghi – la scarsa percentuale di stranieri sul totale del pubblico: sono circa il 5% (4.262 su 80.130 spettatori unici nel 2015). Forse uno dei margini di crescita più importanti arriva da lì. “E’ una delle aree in cui dobbiamo crescere e in cui vogliamo fare di più – ha detto – la nostra intenzione è realizzare dei pacchetti chiavi in mano. Pacchetti completi, a partire dal biglietto aereo. Per questo pensavamo a un partner come Alitalia, poi però è arrivato l’accordo tra ATP ed Emirates, che mi sembra un partner di tutto rispetto per sviluppare questo settore. Tuttavia, ritengo che uno spettatore italiano valga 10 volte tanto rispetto a uno straniero perché consente di sviluppare il movimento tennis in Italia, mentre lo straniero ci serve soltanto in termini di fatturato”. Più in generale, la tavola rotonda è stata interessante. Tra i relatori c’era Michele Costabile, lo stesso professore che quattro anni fa, da docente Bocconi (oggi è in LUISS) preparò lo studio che certificò l’impatto economico di SuperTennis. Stavolta lo studio riguardava gli Internazionali BNL d’Italia e il loro valore economico, soprattutto quello indiretto. Secondo lo studio, le spese dei turisti (intesi come residenti fuori Roma) si posso quantificare in circa 67 milioni di euro tra trasporti, alloggi, ristorazione, shopping e intrattenimento. I dati si rifanno a turisti che si recano a Roma per eventi sportivi (non necessariamente il torneo di tennis), la cui permanenza media in città è di 3,3 giorni. Lo studio è interessante e siamo convinti che finirà nelle mani della prossima Amministrazione Locale (a giugno si elegge il nuovo sindaco), poiché i rapporti tra la città di Roma e il torneo non sempre sono stati idilliaci. Con cifre così importanti, sarà difficile ignorare il tennis. Interessante anche lo studio sulla web-reputazione del torneo. E’ davvero ottima: 73% di valutazioni positive, 19% neutre e soltanto 8% negative. A un certo punto, uno dei relatori ha detto: “Se uno sceicco volesse acquistare questo torneo per 300 milioni di euro, non farebbe un’offerta così lontana dal reale valore”.


Per la stragrande maggioranza degli appassionati, tuttavia, venerdì 13 maggio è stato il giorno di Djokovic-Nadal. Una partita bellissima, tra le migliori del 2016 per equilibrio e intensità. La partita e le dichiarazioni dei protagonisti ve le ha già proposte Marco Caldara. La nostra impressione è che Djokovic fosse più sollevato che soddisfatto. Probabilmente temeva il match, soprattutto dopo una lunga serie positiva. Perderci alla vigilia del Roland Garros avrebbe avuto un effetto psicologico devastante. Invece ha vinto in due set, cancellando quattro setpoint nel secondo e mostrandosi più bravo nei momenti importanti. Cose che fanno la differenza, ancor di più rispetto a un rovescio vincente. Nadal si è detto abbastanza soddisfatto del suo gioco. La sua conferenza stampa era prevista alle 19.55, invece si è presentato solo alle 20.30, dopo Djokovic. Quando gli hanno chiesto il motivo, ha spiegato che era soltanto per il controllo antidoping. Dice che gli è mancato un solo punto, sia nel primo che nel secondo set. Stavolta è vero, ma inizia ad accadere un po’ troppo spesso. E’ vero che il divario con Nole si è assottigliato, ma per lui sarà difficile giocare meglio di così. Al contrario, Djokovic sembra avere grossi margini di miglioramento. Nel vedere tutte le occasioni perse e le sconfitte di Rafa contro Nole, viene in mente uno striscione della curva milanista con un messaggio riservato ai tifosi dell’Inter. “Interista diventi pazzo”, con una rappresentazione dell’urlo di Munch. 

Il personaggio del torneo, per certi versi, è un altro. Lucas Pouille parla in francese ma ha l’aspetto del finlandese viste le origini delle madre. Aveva perso nelle qualificazioni contro Mikhail Kukushkin e adesso si trova in semifinale di un Masters 1000…giocando appena due partite! Già, perché si è preso il bye riservato a Tsonga e oggi ha usufruito del forfait di Juan Monaco (che abbiamo intervistato e di cui leggete a parte). L’exploit di Pouille ha acceso la curiosità di recuperare i grandi exploit passati di un lucky loser. A Roma, nel 2005, Alberto Martin arrivò nei quarti. Nei tornei del Grand Slam il miglior risultato resta quello del gigante belga Dick Norman a Wimbledon 1995, quando si spinse negli ottavi battendo un anziano Pat Cash e uno Stefan Edberg in fase calante. E’ piuttosto raro che un lucky loser vinca un torneo. Per curiosità, abbiamo cercato i vari successi in un torneo ATP-WTA: sono soltanto sette. Il primo fu Heinz Gunthardt nel 1978 a Springfield, l’ultimo Rajeev Ram a Newport nel 2009. In mezzo, i successi di Bill Scanlon, Francisco Clavet, Christian Miniussi e Sergiy Stakhovsky. Tra le donne è successo soltanto una volta: Andrea Jaeger, nel 1980, a Las Vegas. Sembra difficile che Pouille possa battere Murray e uno tra Djokovic e Nishikori. Però la storia è curiosa. Ultime due postille: al Foro fa sempre più freschino. Anche se il programma si è ultimato, il consiglio di presentarsi coperti si è rivelato azzeccato. Fate lo stesso sabato, dove peraltro è prevista parecchia pioggia. E tenete d’occhio Madison Keys: il suo dritto è un’arma impropria, un missile che farebbe sfracelli anche nel circuito ATP. Se Thomas Hogstedt le insegnerà un minimo di discernimento tattico, beh, attenzione a lei per Wimbledon e l’estate sul cemento.