Brisbane ospiterà il primo scontro diretto tra Serena Williams e la possibile erede Sloane Stephens. Le due hanno una grande intesa. “Guai a prendere tutto sul serio”.
Sloane Stephens compirà 20 anni il prossimo 20 marzo
Di Riccardo Bisti – 3 gennaio 2013
La suggestione è tanta. Grigor Dimitrov si porta appresso la croce di (presunto) erede di Roger Federer, ma a Sloane Stephens non va tanto meglio. Nera, americana, potente. L’hanno definita “la Nuova Serena Williams” qualche anno fa, quando sbarcò in Italia e vinse il Trofeo Bonfiglio. E poi Serena le vuole bene, l'ha conosciuta in Fed Cup e si è affezionata ai suoi modi gentili, così diversi dalla rabbia che aveva a 18 anni, nascosta sotto le treccine colorate. La suggestione crescerà quando Serena e Sloane si troveranno una contro l’altra, stamane alle 10 (diretta SuperTennis, almeno fino a quando il collegamento non passerà a Perth per la Hopman Cup). Classe 1993, la Stephens è entrata di prepotenza nel tennis che conta raggiungendo gli ottavi al Roland Garros prima di perdere da Samantha Stosur, poi ha raggiunto due ottimi terzi turni a Wimbledon e Us Open. Insieme a Christina McHale è la giovane americana più interessante. E dovremmo vederla a Rimini, nel primo turno di Fed Cup contro l’Italia. Sloane vive a Los Angeles e si allena presso il Depot Center, laddove bazzicano gli atleti olimpici. Mentre preparava il 2013, Sloane ha lavorato fianco a fianco con Derrick Rose, stella dei Chicago Bulls. “Ho cercato di non guardarlo – ridacchia – ho solo provato a godermi il privilegio”. Oggi è numero 38 WTA, ma è convinta che ci sia spazio anche per lei. Lo fa con un sorriso contagioso, di quelli che la WTA dovrebbe tenere a mente per qualche campagna pubblicitaria.
Ci ha già pensato Vogue, non esattamente un magazine di secondo piano. Se le chiedi perché è stata scelta proprio lei, la risposta dice più di mille parole: “Perché sono carina – miagola orgogliosa – sono una persona felice, non mi piace infilarmi in cose folli”. Poi arriva un avviso a Errani e company. “Superficie preferita? La terra. Mi piace scivolare e sembrare goffa”. Se invece le chiedi come vuole trascorrere il tempo libero, torna a mostrare la sua giovane età: “Vorrei un tavolo da ping-pong e un biliardino”. Vuole trasformare il garage della casa di Bel Air una specie di sala giochi. Ci vive con mamma Sybil e con il fratello Shawn. In questo contesto, apparentemente felice, sta crescendo la futura numero 1 del tennis americano. Con il dritto fa quello che vuole, ha le gambe lunghe con cui copre tutto il campo e un servizio a 180 km/h che ricorda quello di…si, avete capito. Mary Joe Fernandez l’ha lanciata in Fed Cup ed è convinta che faccia ogni cosa con uno scopo ben preciso. A 19 anni non è così scontato. Però anche lei aveva perso la tramontana. E’ successo qualche mese fa, a Madrid, quando ha perso contro la Hlavackova. “Non mi interessava più nulla, avevo completamente perso fiducia in me stessa”. Ha acceso il computer, ha chiamato la mamma via Skype e le ha chiesto di incontrarla a Roma. Ne aveva bisogno, anche perché fa la psicologa. Le due hanno fatto un viaggio interiore presso il Vaticano, in cui Sloane ha confessato alla madre: “Questo lavoro non fa per me”. Si sbagliava.
Cresciuta a Plantation, in Florida, la piccola Stephens prendeva la bicicletta e si recava al tennis club per veder giocare il suo patrigno, Sheldon Smith. “Era terribile, perché era pieno di anziani!” ricorda con una risatina. La gente rideva per la presenza di quella bambina. Perché andava al tennis club anziché giocare con le amiche? Quando Sloane ha preso in mano la racchetta, la gente ha smesso di ridere. Ma nel 2007 Sheldon si è arreso al cancro e Sloane ha perso ogni motivazione. Non giocava più tornei perché era abituata ad averlo a bordo campo. Risale a quel periodo il riavvicinamento con John Stephens, il padre naturale, famoso per essere stato un running back per New England tra il 1988 e il 1992. La figlia non lo conosceva granchè, anche per il suo vizio di bere, ma Sloane è convinta: “Mio padre mi ha lasciato il miglior DNA possibile”. Tanto è bastato per volergli bene, anche se solo telefonicamente. Nel settembre 2009, quando si stava preparando per lo Us Open Junior, apprese che era morto in un incidente stradale nei pressi di Shreveport. Per tre anni ha evitato di parlarne, anche se i media saltarono a quattro zampe sulla sua storia, anche perché il padre era stato accusato di violenza sessuale. Nonostante tutto, Sloane andò al suo funerale. “Mi chiedo ancora chi potrà mai accompagnarmi lungo la navata quando mi sposerò – dice con un po’ di malinconia – e non posso nemmeno chiamare nessuno per dire di comprare l’ultimo numero di Vogue. Tuttavia, sia John che Sheldon mi hanno aiutato a crescere”.
La scorsa primavera, al ritorno dall’Europa, disse a coach Roger Smith che voleva cambiare qualcosa. Voleva qualificarsi per le Olimpiadi di Londra, ma era in ritardo rispetto a Christina McHale. “Ho pensato: se non ce la faccio, non riuscirò mai a fare un salto di qualità”. Non ce l’ha fatta. I quattro posti per gli States se li sono presi le sorelle Williams, la Lepchenko e l’amica-nemica McHale. “Ma quando ho preso la mia decisione è parso tutto più chiaro”. E allora si è rivolta all’ex giocatore sudafricano David Nainkin, che sta cercando di affinarne la tattica. Sloane deve usare meglio il dritto e il servizio, che può viaggiare ancora più forte. Per riuscirci, deve usare meglio le gambe. “E’ un’atleta fenomenale” dice il coach. E allora piovono i paragoni con Serena, anche se ci sono un mucchio di differenze. La Stephens, per esempio, comanda lo scambio con il dritto. Serena, invece, fa i buchi per terra con il rovescio. E fare raffronti è pericoloso. All’età di Sloane, la Williams era già da due anni tra le prime 10 e aveva vinto uno Slam. E poi c’è il fisico: già allora, quello di Serena era più sviluppato ed esuberante. Ma Serena le vuole bene, la protegge. Si sono conosciute ad aprile, in Ucraina, per uno spareggio di Fed Cup. “Credo che vedere l’etica del lavoro di Serena sia stata una fonte di ispirazione per Sloane – ha detto Mary Joe Fernandez – ma la cosa è reciproca. Serena ama stare con le giovani, e Sloane ha una personalità frizzante”. Le due si sono trovate all’Home Depot Center. “Serena è una grande persona – cinguetta la Stephens – quando siamo insieme sembriamo due ragazzine, non prendiamo niente troppo sul serio. Il tennis è solo un gioco”. Sarà questo il segreto di Sloane per sopravvivere nel tour: sorridere sempre. “La maggior parte delle giocatrici provano a fare cose cattive per intimidirti. Prendono tutto sul serio. Per loro esiste solo il tennis. Per me è semplicemente un lavoro. La vita è troppo corta”. Lo sa per esperienza, se lo ricorda ogni volta. Riderà anche alla Pat Rafter Arena, comunque vada contro la sua amica Serena. Statene certi.
Essere vulnerabili, e ammetterlo, è una grande risorsa
Vulnerabili lo siamo tutti, anche e soprattutto i tennisti, in un’epoca in cui la pressione per il risultato è...