Andy Murray deve sbloccarsi mentalmente con una grande vittoria. Lui è fiducioso e promette “Non farò più gli errori del passato. E vorrei vincere l'oro olimpico"
La delusione di Andy Murray dopo la finale di Wimbledon
 
Di Riccardo Bisti – 12 luglio 2012

  
Come sarebbe stata la carriera di Andy Murray se fosse nato 10 anni prima? La storia dice che tra il tramonto dell’era Sampras e l’alba dell’era Federer c’è stato un buco generazionale di 3-4 anni, in cui è successo di tutto. Moya, Kafelnikov, Rafter e Ferrero al numero 1, Slam vinti da Ivanisevic, Hewitt, Roddick, Costa…tutta gente che Murray avrebbe potuto battere. Invece è nato un anno dopo Nadal e quasi in contemporanea a Djokovic. Sfiga galattica. Se escludiamo Federer e la sua tecnica divina, lo scozzese non ha nulla da invidiare a Nadal e Djokovic. Ma gli manca il carattere, le stimmate pure del grande agonista. Eppure la volontà non gli manca. Tiene duro, non si arrende mai, le prova tutte. Però ci sono alcune cose che non si possono allenare. La seconda di servizio la puoi migliorare, il back di rovescio anche…con la testa è molto più difficile. L’impressione è che Murray abbia bisogno di un click. In fondo, quasi 30 anni fa si diceva lo stesso del suo coach Ivan Lendl. Aveva perso 4 finali Slam e sembrava troppo inferiore ai vari Connors e McEnroe. Poi è arrivata la finale del Roland Garros 1984 ed è cambiato tutto. Lendl aveva 24 anni e divenne Ivan il Terribile. Oggi Murray ha 25 anni e ha appena perso la quarta finale Slam. Forse il tempo per svoltare c’è ancora. Per Lendl fu Parigi, per Murray potrebbero essere le Olimpiadi. Lo stesso Andy, smaltita la delusione post-Wimbledon, ha promesso ai suoi fans di essere fortemente stimolato all’idea di un oro olimpico, trampolino ideale per una vittoria allo Us Open. Lo scozzese ha insistito su un concetto: non si farà prendere dalla delusione come dopo le finali all’Australian Open 2010 e 2011, quando perse la motivazione per diversi mesi. “Lendl ha aggiunto qualcosa al mio modo di preparare gli Slam, era qualcosa di cui sentivo il bisogno. Le cose stanno andando nella giusta direzione, ma c’è ancora molto da fare. Adesso sono già concentrato sulle Olimpiadi. La finale di Wimbledon è stata dolorosa, ma la prospettiva di un oro olimpico già mi stimola”.
 
Tuttavia, la priorità immediata di Murray è una breve vacanza al caldo per dimenticare il tennis e ricaricare le batterie in vista dello sprint di fine estate. “Il clima in Gran Bretagna è terribile, adesso credo che andrò a cercare un po’ di sole, lontano dai campi da tennis. Non so ancora, forse a Miami o nel sud dell’Europa. Potrei rimanere a casa, ma ho proprio bisogno del bel tempo”. Murray ha rassicurato che non commetterà gli errori post-Australian Open 2011. “Allora non ho fatto le cose giuste. Sarebbe facile ripetersi oggi, ma devo essere intelligente con la programmazione e prendermi il mio tempo. Tornare subito sul campo da tennis sarebbe stupido. Il mio corpo non è pronto, anche la mia testa è altrove”. Ai Giochi Olimpici, Ivan Lendl non sarà al fianco di Murray. Gli accordi erano questi: i due si ritroveranno negli States, per i Masters 1000 di Toronto e Cincinnati. Dopo la finale di Wimbledon i due hanno avuto una breve chiacchierata, ma non era il momento di analizzare la sconfitta. “Mi ha soltanto detto che era orgoglioso di me e del modo in cui ho combattuto – ha detto Murray – ma che non era il caso di dire altro”. Murray è fiducioso, avverte buone sensazioni. Nelle precedenti finali Slam non aveva vinto neanche un set. Stavolta c’è andato vicino. “E sto iniziando a gestire meglio certe situazioni rispetto al passato”. La sensazione – possiamo sbagliare, per carità – è che Murray sia una bomba pronta a esplodere. L’incapacità di vincere un grande torneo fa da “tappo” alla sua carriera. Purtroppo per lui, i Big Three rappresentano un ostacolo quasi insormontabile. Murray non ha le armi mentali per batterli con continuità. Ha bisogno di una scossa, di un episodio positivo che possa dargli nuova convinzione. E cambiare gli equilibri, soprattutto psicologici. E’ sempre più vicino a farcela, e non è detto che sia ancora in tempo. Il suo modello deve essere Ivan Lendl.