Victoria Azarenka trionfa a Tokyo e diventa la prima donna a vincere due Mandatory nella stessa stagione. La Sharapova non riesce a trovare le chiavi tattiche per batterla.
L’abbraccio tra Victoria Azarenka e coach Sam Sumyk
 
Di Lorenzo Cazzaniga – 7 ottobre 2012

 
Dentro di sé, Victoria Azarenka gioiva molto di più di quanto non abbia mostrato. Lei e Maria Sharapova non si amano. Non si ameranno mai. Per questo deve aver provato una soddisfazione quasi masochistica nel rifilarle un netto 6-3 6-1 nella finale del Premier Mandatory di Pechino. Un successo che legittima la leadership riconquistata a luglio, dopo che la stessa Sharapova gliel’aveva scippata dopo il Roland Garros. Con buona pace di Serena Williams: l’americana sarà pure la più forte, ma se preferisce farsi la settimana della moda a Milano piuttosto che andare in Cina…è giusto che vada così. La Azarenka si conferma più forte della Sharapova sul cemento. Se escludiamo le recente semifinale dello Us Open, la bielorussa non ha ceduto neanche un set negli ultimi cinque precedenti sul duro. Troppo solida, troppo potente, troppo precisa. Dal canto suo, la Sharapova non ha certo giocato la sua migliore partita. Sapeva, Maria, che non avrebbe potuto palleggiare troppo a lungo. Allora ha rischiato più del dovuto, commettendo 39 errori gratuiti (quasi 3 a game!) contro i 14 dell’avversaria. La partita è durata 87 minuti, ed ha consegnato a “Vika” il 13esimo titolo in cattiera, uno dei più importanti. “Che gioia vincere qui per la prima volta. Ero venuta negli ultimi quattro anni e finalmente ho mostrato il mio gioco. Ho lavorato duramente e finalmente è venuto tutto insieme”. La Sharapova resta bloccata a quota 27 titoli, ed è stata costretta a fare i complimenti all’avversaria. “Victoria ha giocato un grande match. Se è numero 1 c’è una ragione. Ho apprezzato molto il tifo dei cinesi: anche se sono mancata per un paio d’anni, non mi hanno fatto mancare il loro affetto”.
 
Non c’è mai stata partita. La Azarenka è volata sul 4-0 in virtù di una maggiore capacità di difesa, che costringe l’avversaria a prendere troppi rischi. Victoria è un’enigma che la Sharapova non riesce a risolvere. Come al solito, ha fatto ricorso all’orgoglio. E’ riuscita a risalire fino al 3-5 grazie a un brutto game della Azarenka, ma poi ha rovinato tutto con due doppi falli consecutivi e una bruttissima volèe. La musica non è cambiata nel secondo set: ciò che preoccupa, di questa Sharapova, è l’incapacità di cambiare tattica. Bum-Bum-Bum: non riesce a fare altro. Contro buona parte delle avversarie è sufficiente, ma la Azarenka si muove troppo bene. E allora servirebbe qualche slice, qualche discesa a rete supportata da buone volèe…ma Maria non ha voglia né capacità per farlo. Per vincere con il "Piano A" deve chiedere molto al rovescio e sfruttare spesso il contropiede, ma stavolta non c’è andata nemmeno vicina. Se poi aggiungiamo i pasticci in ribattuta…si spiega il risultato finale. Cercare il winner direttamente in risposta è una buona idea, ma se sbagli costantemente è forse il caso di cambiare. Con la Azarenka al servizio sul 5-1, Masha ha provato a restare in partita, giocando un lunghissimo game di risposta, ma non è riuscita a portare a casa nemmeno quello. L’ennesima risposta sbagliata ha sigillato una brutta finale, molto simile a quella dell’Australian Open, e molto diversa dal bello scontro diretto allo Us Open, dove era stata davvero a un passo dalla vittoria. Dal canto suo, la Azarenka se la ride: è la prima giocatrice a vincere due Premier Mandatory nella stessa stagione. Se aggiungiamo il titolo in Australia, viene da pensare che sia giusto vederla al numero 1 a fine stagione. Con buona pace di Serena Williams. Chissà se l’americana reagirà al punzecchiamento di Dinara Safina: secondo la russa, se Serena giocasse regolarmente tutta una stagione, probabilmente non riuscirebbe a chiudere al numero 1. Serena ama distrarsi, ma è anche piena d’orgoglio. Il 2013 è lì, dietro l’angolo. Vedremo se raccoglierà la sfida. E Vika, intanto, se la ride.