Di Riccardo Bisti – 24 dicembre 2014
“La cosa bella di questo ragazzo è la sua semplicità. Prende allo stesso modo la sconfitta al primo turno di un future o la semifinale in un torneo challenger”. E magari la semplicità potrebbe essere l'arma segreta di Pedro Cachin, 19 anni, volto nuovo del tennis argentino. Un tennis che non produce più giocatori di un certo livello, si aggrappa alle lune di Juan Martin Del Potro e spera che Leonardo Mayer possa essere un numero 2 all'altezza. Ma il futuro non è così roseo. Per questo, seguono con interesse l'evoluzione di questo ragazzo. Nato sotto il segno del Toro, compirà 20 anni il prossimo 12 aprile e – dopo aver fatto tutta la trafila con le squadre giovanili – non ha avuto grossi problemi nel passaggio tra i pro. Per carità, c'è chi gli sta davanti. Ma intanto ha chiuso al numero 243 un'ottima stagione, in cui è tra i top-10 dei più giovani nel ranking ATP. Tanto basta per accendere l'attenzione su di lui. In fondo, pur avendo qualche mese (o qualche anno) in più, si trova nella stessa lista dei più noti Alexander Zverev, Borna Coric, Gianluigi Quinzi, Stefan Kozlov e Christian Garin. “Sinceramente non mi aspettavo un anno così positivo. Ero fuori dai primi 500 e chiudo tra i top-250. Non l'avevo pianificato, c'era bisogno di ottimi risultati. Ma ho lavorato duro e gli sforzi hanno pagato”. La scelta di vita? Mollare l'Argentina e il suo rassicurante asado per trasferirsi in Spagna, alla corte di Alex Corretja. Ex numero 2 ATP, esempio di intelligenza ed educazione, non ha avuto altrettanta fortuna da coach, prima come consulente di Andy Murray e poi da capitano di Coppa Davis. Adesso riparte dal basso, da un ragazzo argentino che sente la nostalgia di casa. Da maggio, soltanto un amico è andato a trovarlo.
IN ITALIA IL MOMENTO PIU' DURO
L'avventura di Cachin è partita in primavera. Ha preso un aereo per l'Europa, con l'obiettivo di giocare alcuni tornei futures. Certezze: nessuna. Speranze: tante. “Sono partito senza sapere come sarebbe andata né che sarei rimasto cinque mesi. Dovevo vedere Alex Corretja, ma non mi conosceva. E' andato tutto bene, gli è piaciuto seguirmi in alcuni tornei e ha pianificato il resto dell'anno”. L'amicizia è nata tramite un amico in comune. Corretja ha apprezzato Cachin, che si è subito reso conto di avere l'occasione della vita. “In Europa ci sono tanti tornei e l'immediata possibilità di tornare a casa dopo un torneo. Ho terminato la stagione tre settimane fa e sono molto tranquillo in vista del 2015”. La sua base si trova a Sant Cugat del Valles, a 15 chilometri da Barcellona, dove effettuerà la preparazione e trascorrerà le vacanze dopo aver passato un mese in Sud America, con le ottime semifinali a Cordoba e Montevideo. Ma il grosso della stagione si è giocato in Europa, con tanto di un titolo future in Italia, a Siena. “Ma non sono rimasto in Europa perchè mi andava tutto bene, anzi ci sono stati diversi primi e secondi turni. Proprio in Italia ho vissuto un momento difficile, volevo tornare a casa perchè andava tutto male. Ma quando sono tornato a Barcellona mi sono ripreso. Non so bene come impostare il 2015: futures, challenger o qualificazioni ATP. Vedremo. Il livello dei tornei futures è molto alto sia in Spagna che in Italia”.
CORRETJA FRATELLO MAGGIORE
Cachin arriva da Bell Vill ed è cresciuto presso lo Sport Club di Villa Maria, lo stesso circolo di Facundo Arguello. Non è troppo distante da Cordoba, la terra del suo idolo David Nalbandian. A suo dire, è stato un vantaggio vivere lontano da Buenos Aires. “C'erano meno pressioni, poi non mi piace farmi notare. Sono abbastanza tranquillo con i social network. La mia famiglia mi ha sempre chiesto di essere una buona persona”. E forse proprio queste qualità hanno ispirato Alex Corretja, campione di umanità ancor prima che con la racchetta. Con la sua tenacia sorridente, è stato capace di vincere un Masters sul cemento indoor, in un'edizione con tutti i campioni. “Per me è come un fratello maggiore o un secondo padre. Ha una grande esperienza e mi ha colpito il suo impegno con uno sconosciuto come me. Sono orgoglioso perchè mi sembra di essere accanto a qualcuno che mi apprezza veramente. Stesso discorso per Enric Molina, ex arbitro e oggi manager. Mi fanno sentire in famiglia e mi tranquillizza sapere che fanno il meglio per me. Ho fatto una scommessa scegliendo la Spagna, e ora me la sto giocando”.