La scorsa domenica, dopo il Gran Premio di MotoGP di Aragon, Valentino Rossi ha dato una risposta interessante quando gli è stato chiesto se fosse sorpreso dalla ritrovata competitività del rivale Jorge Lorenzo: “mi meraviglio quando va piano, non quando va forte”. Una teoria che, prestata al tennis, calza a pennello per la Petra Kvitova degli ultimi giorni. La notizia non è tanto che abbia stravinto il Premier Five di Wuhan, mostrando un tennis di un’altra categoria rispetto a tutte le avversarie, quanto che quella cinese fosse la sua prima (!) finale del 2016. Poco o nulla da gennaio a settembre, con un solo ottavo Slam e il bronzo a Rio de Janeiro, poi il botto, tutto d’un tratto, con un torneo letteralmente ammazzato, utile per rivedere il concetto di perfezione. La sua di perfezione, quella che si vede solo a intermittenza, ma quando funziona non ha eguali. Vittoria agli ottavi sulla numero uno Angelique Kerber, poi due set con la Konta, tre game lasciati alla Halep in semifinale e addirittura uno in meno a Dominika Cibulkova, annichilita 6-1 6-1 in un’ora di show. Se possibile, ha giocato ancora meglio rispetto al giorno prima, producendo un tornando da 28 colpi vincenti e facendo sembrare la slovacca una giocatrice di due categorie inferiore. Invece nel ranking è avanti lei, dopo la sua miglior stagione in carriera, e aveva pure vinto nettamente gli ultimi due precedenti, fra 2013 e 2014. Ma quando la Kvitova accende il cannone non ce n’è per nessuna. “Domi” ci ha provato, ha cercato di rimettere in campo più palle possibile e darle fastidio come poteva, ma non ha colpe: oggi avrebbero fatto tutte la sua stessa fine, peraltro già chiarissima dopo appena quattro giochi. La Kvitova ha perso il primo punto del match, poi ne ha vinti diciassette di fila, volando sul 4-0 in un amen e trasformando in oro ogni palla che passava dalla sua Wilson. L’ha bucata da ogni angolo del campo, a piacimento, senza far la minima fatica. Come se fosse la cosa più facile di questo mondo.
NO COACH? NO PROBLEM
Alla Cibulkova rimane la soddisfazione di averle strappato una battuta che non perdeva da cinque set abbondanti (dal secondo con la Kerber), ma per il resto la 26enne di Bilovec è andata via liscia come l’olio, trovando qualche soluzione splendida anche in difesa, non proprio la sua arma migliore. Nel primo set si è inventata un lob di rovescio alla Djokovic, mentre sul 4-1 del secondo, dopo aver salvato una palla-break con un servizio slice, ha rovesciato uno scambio lungo e raccolto l’errore dell’avversaria. Segno che oggi non c’era alcun modo per batterla. Entro fine stagione voleva dare almeno un segnale e l’ha fatto nella sua amata Wuhan (dove già aveva trionfato nell’edizione inaugurale del 2014), battendo più top-20 in un solo torneo (cinque) di quante ne aveva battute nei primi 9 mesi dell’anno (quattro). “Wuhan è la mia città preferita – ha detto durante la premiazione – e questa è stata una settimana incredibile. Ho giocato dei match fantastici e sono felice di essere di nuovo campionessa. La svolta è stata il successo con la Kerber: mi ha dato tanta fiducia”. La ceca sembra selezionare i tornei dove giocare il suo miglior tennis, in base a non si sa cosa. Sono sempre gli stessi: Wimbledon, New Haven, Madrid e appunto Wuhan, che la ha consegnato il diciottesimo titolo e la rimette in corsa per un posto alle WTA Finals di Singapore. L’ottava posizione di Madison Keys dista ancora più di 600 punti, ma questa Kvitova può fare grandi cose anche a Pechino, dunque guai a darla per spacciata. E pensare che si era presentata a Wuhan senza grandi ambizioni, dopo il terzo cambio di coach nel corso dell’anno: prima David Kotyza, poi Frantisek Cermak, quindi una breve prova con Wim Fissette. Niente da fare. Dice di aver bisogno di qualcuno caratterialmente compatibile. Allenare una come lei è una sfida molto affascinante: sa battere tutte le avversarie, ma va aiutata a trovare continuità, anche a costo di sacrificare un filino di rendimento. Un equilibrio che, se trovato, potrebbe cambiarle la carriera.
WTA PREMIER FIVE WUHAN – Finale
Petra Kvitova (CZE) b. Dominika Cibulkova (SVK) 6-1 6-1
Un uragano di nome Petra
Petra Kvitova completa il suo torneo perfetto a Wuhan. Rifila un doppio 6-1 a Dominika Cibulkova e si prende il diciottesimo titolo in carriera, dando finalmente una svolta a un 2016 da dimenticare. Altro match da incorniciare, spara 28 vincenti e chiude in un’ora. Vien da chiedersi dove sia stata nei mesi precedenti: se trovasse quella benedetta continuità…