Il torneo non è ancora iniziato, ma il Foro Italico è vivissimo già da una settimana. E ha vissuto il venerdì della vigilia, perfetto per aumentare il desiderio. Fra il nuovo impiego di Massu, il padel con Starace, il diritto del "Bole", la rinuncia della Schiavone, Young e famiglia e quella palla che finisce proprio nei piedi di Mouratoglou. (Foto Costantini/Sposito-FIT)Il primo aspetto che si nota, varcando i cancelli del Foro Italico, è che a Roma fa un gran caldo. Quello non ha aspettato il via delle qualificazioni, e si è presentato già al venerdì della vigilia, un giorno sempre particolare, di attesa, utile a scaldare i motori e aumentare ancor di più il desiderio di tennis tenuto nel cassetto per un anno intero. Esaurito l’antipasto delle pre-qualificazioni, è tempo di passare alle portate vere, ma non prima di una di pausa, a far da cuscinetto fra un torneo concluso e uno che sta per iniziare. Niente più incontri, ma solo allenamenti, da osservare con calma, da vicino, senza match da correre a vedere o tribune da correre a occupare. Al venerdì gli allenamenti non sono un ripiego, ma il massimo che il Foro possa offrire. Si potrebbe discutere la scelta di far pagare il biglietto (per carità, soli tre euro) senza un quindici che valga qualcosa, ma l’ottima affluenza di pubblico dice che almeno in termini economici è corretta. E poi al venerdì è ancora più facile intercettare i giocatori – superbig a parte – per selfie e autografi. Così la giornata dell’appassionato si trasforma in un eterno peregrinare senza meta, da su a giù. Dal Campo 1 dove Christina McHale (prima avversaria di Maria Sharapova) si allena col “vampiro” Nicolas Massu, suo nuovo coach che al Foro Italico ha raggiunto i quarti di finale nel 2004, al Campo 9, uno dei tre vicini all’ingresso di Viale delle Olimpiadi, inaugurati nel 2014. Dentro ci sono Kevin Anderson e Mischa Zverev, con rispettive compagne sedute in panchina. “Questi hanno capito tutto della vita, si allenano con le femmine in campo, vorrei diventare come loro”, sentenzia uno spettatore evidentemente poco interessato alla (splendida) volèe del più grande degli Zverev. Finito il riscaldamento giocano qualche game, Anderson inizia il primo sparando tre ace di fila. “C’avessi ‘sto servizio – sentenzia l’amico di prima – altro che TPRA”. Passa Cristiana Ferrando: domani giocherà le qualificazioni, poi magari qualcuno la riconoscerà. Ma oggi non la ferma nessuno. Poco distanti ci sono due campi da padel con tanto di tribunetta, che nel corso della settimana ospiteranno due tornei, uno nazionale (c’è anche Potito Starace!) e uno internazionale. Fino al 2016 erano collocati in fondo agli stand, nei pressi del Grandstand diventato Next Gen Arena, mentre ora sono appena dentro accanto al vecchio ostello che ha ospitato a lungo la sala stampa, come a voler dare sempre più visibilità a uno sport che a Roma è diffusissimo, mentre nelle altre zone d’Italia può e deve ancora crescere. È molto piacevole, e ci si può divertire anche con condizioni fisiche non proprio eccellenti. Per dire, uno dei quattro in campo per l’Open (si gioca solo in coppia) passa allegramente il quintale, ma come la tocca!Alle 16 Francesca Schiavone pubblica un video sui propri account social: malgrado la scelta della FIT – molto contestata nelle ultime settimane – di non riservarle una wild card nell’ultimo anno della sua carriera, grazie a vari forfait la milanese è riuscita a entrare nelle qualificazioni. Ma non ci sarà. “Sono dall’altra parte del mondo – spiega la “leonessa” – perché dopo Madrid, siccome ero fuori di parecchie posizioni, ho deciso di tornare a casa (a Miami, ndr) ad allenarmi”. Sembra persino un po’ emozionata. Peccato, ma la giornata va avanti. Sul Campo 8 si allenano Federico Gaio e Santiago Giraldo, e all’angolo del faentino spuntano due facce nuove. In una chiacchierata per la nostra inchiesta sullo stato del tennis italiano al maschile, pubblicata sul numero di Tennis Italiano in edicola, Gaio ci aveva confidato di essere in cerca di una nuova guida, dopo aver interrotto nel 2016 il rapporto con Daniele Silvestre ed essere uscito per limiti d’età dal progetto FIT over 18. La prima porta alla quale ha bussato è quella di Fabrizio Albani e Roberto Cadonati, la coppia bergamasca già capace di aiutare Andrea Arnaboldi a sfoderare il miglior tennis della sua carriera. Per ora si tratta di una prova, le due parti si stanno conoscendo, e viene spontaneo augurargli fortuna. La stessa che Federico non ha avuto al Foro Italico, dove è rimasto il primo fuori dalle qualificazioni (come già a febbraio ad Acapulco). Almeno stavolta potrà rifarsi nel doppio con Napolitano. Arriva Luca Vanni, che invece è entrato e si appresta ad allenarsi con Marius Copil, che si avvicina al campo con l’aria fiera per la top-100 appena raggiunta, grazie al secondo turno a Madrid. Vanni nota sugli spalti tre piccolissimi allievi della Tennis Training School di Foligno, dove si allena, e non perde l’occasione per mostrare tutta la sua umanità, invitandoli a raggiungerlo a bordo campo. Nell’abbandonare la piccola tribuna una ragazzina si lascia scivolare la palla gigante piena di autografi, che rotola rotola rotola fino a finire nei piedi di un bel signore, vestito di nero, elegantissimo. È Patrick Mouratoglou. Serena Williams non c’è per la maternità, e chissà se la rivedremo mai più nel circuito WTA, ma lui sì: un’oretta più tardi gli sarebbe toccato il compito di chiudere la terza edizione del Simposio Internazionale per maestri (ecco spiegata buona parte dell'affluenza), subito dopo l’intervento di Judy Murray. Ad ascoltarla, la signora Judy ha trovato a sorpresa anche il figlio Andy, seduto in prima fila con Nick Bollettieri e Umberto Rianna. Avrebbe preferito essere a Madrid al posto di Coric, ma almeno ha fatto un bel regalo a mammà.
Il Campo 11, che in precedenza aveva ospitato l’allenamento di una doppista mancina parsa non troppo ferrata (per essere buoni) sulla volèe di diritto, è interamente circondato dalla folla. Qualcuno per Tommy Haas, qualcuno (o qualcuna) per Fernando Verdasco, accompagnato da Emilio Sanchez. Il tabellone del Campo 9, che mostra i nomi dei giocatori in campo per l’allenamento (altra bella novità) recita invece Young-Young. Uno è Donald, e non ci sono dubbi. L’altro? Visto che in campo ci sono anche mamma e papà, vien da pensare sia il fratello (Google conferma). Tira un elegante rovescio a una mano, ma appena il numero 46 del mondo accelera lui non regge più il passo. Accanto a loro, sotto gli occhi anche di un gabbiano, ci sono Salvatore Caruso e Simone Bolelli, riconoscibile dalla t-shirt col teschio ma anche dal rumore del diritto-fucilata. Viaggia come ai tempi d’oro, ma si vocifera che sia stato lui a dire “no” alla wild card per il tabellone già confezionata da mamma FIT. Evidentemente non si sente al 100%, per la gioia di Matteo Berrettini, che si è aggiudicato l’invito restato vacante. E così Roma tornerà ad avere un romano in gara nel tabellone principale, in attesa che diventino magari due in futuro, se dovesse crescere come si deve anche il fratello minore Jacopo. Lui, di due anni più giovane (ma ha iniziato a giocare prima, trascinando in campo Matteo) ha perso nelle pre-qualificazioni, ma potrà comunque vivere gli Internazionali da sparring partner dei grandi. Come di Viktor Troicki, che l’ha scelto per il suo allenamento sul Pietrangeli al calar del sole. Lì attorno si aggira Stefano Napolitano, manco avesse saputo in anticipo che il suo avversario al primo turno sarebbe stato proprio il serbo. Un appassionato lo ferma, si presenta, e gli fa l’in bocca al lupo. E poi si allontana felice per averci scambiato quattro chiacchiere. Il bello del venerdì pre-Internazionali è anche questo: meno sicurezza, meno barriere, meno serietà e un clima più disteso. E tante opportunità in più per l’appassionato che non si accontenta solo di sedersi comodo in tribuna.