Roberta Vinci gioca la miglior partita nell’occasione più importante: lascia la miseria di cinque giochi alla Radwanska (n. 2 WTA) e vola nei quarti, dove troverà l’amica del cuore Sara Errani.
Roberta Vinci giocherà il suo primo quarto in uno Slam
TennisBest – 4 settembre 2012
Qualcuno potrà raccontare che la Radwanska non era al 100%. Spalla destra fasciata, colpi non sempre incisivi, paura a giocare gli smash…ma guai a togliere anche solo una virgola alla prestazione di Roberta Vinci, strepitosa nel rifilare 6-1 6-4 alla numero 2 del mondo e raggiungere i quarti all’Open degli Stati Uniti. Non era mai andata così avanti in uno Slam. Al terzo turno aveva battuto la Cibulkova (che le sta davanti in classifica), ma contro la Radwanska ha fatto un capolavoro. Qualcuno è arrivato a dire che il tennis femminile non offriva uno spettacolo del genere dai tempi della Navratilova. Forzature a parte (e comunque è un dato di fatto che Martina scelse proprio una giovanissima Vinci come compagna di doppio. L’azzurra accettò, lasciando a piedi l’allora inseparabile Flavia Pennetta), Roberta ha giocato il match più bello nel momento più importante. Di fronte aveva la finalista di Wimbledon, più giovane ma più abituata a giocare a certi livelli, su certi campi e in certe situazioni. Ma vedendole giocare la numero 2 sembrava la Vinci. Nel primo set ha “scherzato” l’avversaria, mettendo a nudo i punti deboli della polacca ed esaltando le proprie qualità. Bene col servizio, benissimo nello scambio da fondo (soprattutto con il dritto, uno dei segreti del salto di qualità), perfetta sotto rete. E poi le sue smorzate sono poesia, pennellate che disegnano il campo. Dritto o rovescio non fa differenza. In diverse occasioni ha lasciato ferma la polacca, altre volte si è aperta il campo per chiudere con il colpo successivo. Un dominio tattico che ha mandato in confusione la numero 2 del mondo, autrice di parecchi errori gratuiti (alla fine saranno 20, troppi per una come lei).
Ma i numeri non bastano – e nemmeno servono – a spiegare una prestazione straordinaria, che assicura all’Italia una presenza in semifinale nello Slam più duro e garantisce due azzurre nei quarti, come non era mai successo in 135 anni di Slam. La Vinci è in serie positiva da nove partite: a Montreal aveva scaldato i motori dando 6-0 6-0 alla Ivanovic (anche la serba è nei quarti, dove troverà Bulldozer Serena Williams). A Dallas ha vinto il torneo con autorità, sculacciando la Jovanovski (secondo “double bagel” in pochi giorni) e tenendo a bada la migliore Jankovic dell’anno. Era il settimo titolo di una bella carriera, in cui ha intascato oltre 3 milioni e mezzo di dollari (lordi), di cui oltre un milione nel solo 2012. La Vinci è sempre stata il “quarto moschettiere” del gruppo di cui fanno parte Francesca Schiavone, Flavia Pennetta e Sara Errani. Anche quando la classifica era dalla sua, non è mai stata ritenuta troppo credibile ad alti livelli, forse perché pagava una sua vecchia dichiarazione: “Il mio tipo di tennis? Fino a un certo punto può essere un vantaggio, ma oltre un certo livello può anche essere un limite”. Francesco Cinà, coach con cui lavora da qualche anno dopo la separazione (professionale e sentimentale) con Francesco Palpacelli, non era d’accordo. Era convinto che la “diversità” di Roberta fosse anche la sua forza. Con la pazienza e il lavoro, ha trasformato l’utopia in realtà. C’è voluto tempo, sono arrivate sconfitte dolorose, ma i numeri certificano la crescita. Roberta è ancora 11-44 in carriera contro le top-15, ma ha vinto le ultime quattro sfide. Qualcosa è cambiato, e cambierà anche in classifica, giacchè il 10 settembre salirà (almeno) al numero 15. Senza contare che è già certa di salire al numero 1 nel ranking di doppio insieme alla sua amica “Sarita”, l’altro membro del duo “ciqui-ciqui”. Dovesse battere anche la Errani, qualcosa cambierà anche nella percezione dei media, non solo quelli tennistici. Adesso l’Italia può gioire grazie a due ragazze simpatiche e sorridenti, sinceramente amiche. Sono loro il volto pulito e vincente del nostro tennis.
Essere vulnerabili, e ammetterlo, è una grande risorsa
Vulnerabili lo siamo tutti, anche e soprattutto i tennisti, in un’epoca in cui la pressione per il risultato è...