Paula Arias, 14enne spagnola, percorre ogni giorno 300 chilometri per andarsi ad allenare. Ha un chiodo fisso in testa: vuole diventare una campionessa. L’anno prossimo si trasferirà a Barcellona.
Di Riccardo Bisti – 21 maggio 2014
Non è facile alzarsi la mattina e farsi ogni giorno 300 chilometri per giocare a tennis. 150 per spostarsi da Avila a Valladolid, altrettanti per tornare a casa. Non è facile per nessuno, a maggior ragione se hai 14 anni, frequenti il secondo anno delle scuole superiori e vuoi diventare una tennista professionista. Ma se è l’unico modo per emergere…Paula Arias lo fa cinque volte a settimana, 20 giorni al mese, con una costanza ammirevole. Parte da casa e si reca a Valladolid, dove ci sono le strutture della Federazione tennistica di Castilla y Leon (in Spagna ci sono tante piccole federazioni regionali, assimilabili ai nostri comitati regionali). Non importa se c’è la neve a bordo delle strade, oppure c’è un caldo secco e insopportabile come accade spesso in estate. Paula sale in macchina, accompagnata da papà Josè, e ogni tanto le capita di addormentarsi mentre studia sugli appunti di scuola. Perché la macchina di papà è diventata la sua scrivania, l’unico posto dove può studiare. Paula frequenta l’istituto Isabel de Castilla, dove si presenta puntuale ogni mattina. Le poche volte che è costretta a saltare, a causa del tennis, i compagni le danno una mano e le prestano gli appunti. La routine della giovane spagnola è rigida, calcolata al millesimo. Si sveglia alle 8, alle 9 è a scuola e ci rimane fino alla campanella delle 14.45. Il tempo di un pranzo, e alle 16 si parte per Valladolid. Arriva a destinazione giusto in tempo per allenarsi, sotto la guida di coach Josè Luis Corujo. Lei ne è entusiasta: non potrebbe essere altrimenti, visti i sacrifici sostenuti per stare con lui. “Mi trovo alla grande sia con lui che con il suo sistema di allenamento. Sto migliorando, giorno dopo giorno”. Mezz’ora di preparazione fisica anticipa le due ore di tennis fino alle 20. A quel punto, il viaggio di rtorno serve a studiare o a farsi due chiacchiere con il padre o la madre. Le due persone che hanno deciso di sostenere il suo sogno, quello di diventare una campionessa.
CAMBIO DI VITA IN ARRIVO
“So benissimo che sarà difficile – racconta la diretta interessata – ci vogliono lavoro, sacrificio, dedizione, fortuna…e non c’è la certezza di arrivare”. Nel frattempo i risultati sono ottimi. La Arias ha vinto tornei importanti come il Nike Junior Tour, la Babolat Cup, ha vinto il Madrid Open junior…e ha già ottenuto qualche risultato di rilievo a livello internazionale. Adesso la sua vita sta per cambiare. La piccola federazione di Castilla y Leon non può più supportare il suo talento, così si sposterà presso il Centro di Alto Rendimento RFET che si trova a Barcellona, vero e proprio cuore pulsante del tennis spagnolo. Il cambiamento si dovrebbe concretizzare la prossima stagione. “Cambierò il mio stile di vita, ma credo che tutto andrà meglio. A Barcellona ci sono più campi in terra battuta e tante strutture per lavorare e migliorare”. Di sicuro dovrà abbandonare la famiglia e gli amici. “I miei obiettivi sono chiari: migliorare, salire di categoria e, a lungo termine, diventare professionista. Ci sto mettendo tutta me stessa. Se non lo facessi, sarebbe impossibile”. Le aziende la hanno già messo gli occhi addosso e le danno una mano. Paula gioca con un telaio Tecnifibre (la T-Rebound), azienda molto attenta alle giovani promesse, e conta su altri tre sponsor: Nike più Bankia e Avila Multiasistencia. Il loro sostegno rende più tollerabili le spese, già importanti, cui si deve sottoporre la famiglia. Il pendolarismo di questi anni si è fatto sentire quando a casa Arias si fanno i condi di fine mese. Però Paula Arias ci crede, e sembra avere la mentalità giusta per provarci. Riuscirci, è un altro paio di maniche.
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