La Repubblica Ceca ha preparato uno scenario da favola per i suoi eroi. Nicolas Almagro ha rischiato di devastarlo, ma Berdych l’ha tenuto in piedi in 4 ore di pugna. Il doppio sarà fondamentale (forse non decisivo)
La stretta di mano, fredda ma civile, tra i rivali Almagro e Berdych
 
Di Riccardo Bisti – 17 novembre 2012

 
Onore a entrambi. E bene per noi. Bastano due piccole frasi per sintetizzare la prima giornata della finale di Davis, focalizzata su Berdych-Almagro dopo che Ferrer aveva portato in vantaggio la Spagna. Il ceco ha avuto bisogno di quasi quattro ore per battere il murciano, evitando la figuraccia su scala mondiale con il punteggio di 6-3 3-6 6-3 6-7 6-3. Bene per noi, perché Repubblica Ceca-Spagna si protrarrà fino alla terza giornata, prolungando brividi ed emozioni. E poi, onestamente, i tre match ancora da giocare sono quasi impronosticabili. Il singolare decisivo sul 2-2 non è un’ipotesi remota. Negli ultimi anni è successo tre volte: nel 2005 a Bratislava tra Slovacchia e Croazia, nel 2006 a Mosca tra Russia e Argentina e due anni fa, alla Belgrade Arena, quando Viktor Troicki divenne eroe per un giorno. Onore a Tomas Berdych perché – con le dichiarazioni dei giorni scorsi – si era messo addosso una pressione esagerata, gratuita. Il rischio di cortocircuito mentale c’era, anche perché dietro a un aspetto algido si nasconde un carattere spigoloso, non semplice, capace di improvvisi scatti di nervosismo. Come 6 anni fa a Madrid, quando zittì il pubblico di Madrid dopo aver battuto Nadal. O come all’Australian Open, quando si è rifiutato di stringere la mano ad Almagro, suo avversario nell’infuocato secondo singolare. Questo episodio, unito alle dichiarazioni pre-match, “Almagro è l’anello debole della Spagna, dovremo costruire la nostra vittoria su di lui”, ha caricato di significati la partita più importante nella carriera di "Nico", ma anche nella top-five del ceco, già finalista a Wimbledon. La superficie rapidissima ha condizionato lo spettacolo.
 
Per vincere il punto, bastava tirare un lungolinea appena decente. Salvo servizi vincenti ed errori gratuiti, i punti finivano tutti così. E allora il match era interessante, con i giocatori (soprattutto Almagro), attenti nel palleggio in attesa di scagliare il lungolinea risolutore. Da parte sua, Berdych ha puntato sul servizio (alla fine tirerà 13 ace, meno dei 21 di Almagro) e a chiudere il punto entro i cinque colpi, approfittando di un aiuto esterno (la superficie) e uno "proprio" (tante discese a rete). Quando un bel passante incrociato gli regalava il break decisivo per il primo set, si è pensato a un match non troppo impegnativo. Almagro non ama questi campi, si vede. Però aveva la motivazione a mille, si è aggrappato alle proprie qualità. Guidato da un Corretja a cui deve molto (sua la scelta di preferirlo a Feliciano Lopez) ha alzato il livello e si è preso un gran secondo set. Una palla break in avvio di terzo ha messo i brividi ai 13.000 di Praga, caldi ma non particolarmente scorretti. E poi, in Davis, ci sta. La carica di Almagro si è esaurita, come se per fare match pari dovesse andare sovraritmo. Berdych ha vinto agilmente il terzo e ha preso un break di vantaggio nel quarto. Avanti 3-1, ha avuto una palla per il doppio break, sciupata con un banale errore di rovescio. In Davis non puoi permettertelo. Almagro ha recuperato il break e la partita è salita di tono, soprattutto sul piano agonistico. Al cambio di campo sul 5-4, i due si sono quasi scontrati, ricordando un vecchio episodio tra Venus Williams e Irina Spirlea. Nessuno voleva far passare l’altro, era una battaglia psicologica ancor prima che tecnica. Ottimo per Almagro, che ha cercato di fare breccia nella psiche di Berdych. Come a fine quarto set: dopo aver vinto il tie-break, lo spagnolo ha aspettato che il ceco uscisse dal campo e tornasse per fare altrettanto. Nel primo game ha avuto un paio di palle break che – se trasformate – avrebbero potuto scrivere un altro film. Perse quelle, ha preso a rincorrere. Berdych è andato avanti di un break, ma sul 4-2 si è distratto e ha concesso ad Almagro di tornare in partita. Sembrava quasi che la volesse perdere (o meglio, che non riuscisse a vincerla). Invece trovava la forza di piazzare l’ultimo break e giocare uno spettacolare ultimo game: dritto vincente (con le ginocchia quasi per terra), solida discesa a rete, splendido rovescio incrociato sulla riga e servizio vincente a chiudere, foriero di un esultanza nervosa, schizzata. Vera ma preoccupata.
 
Onore anche ad Almagro, perché a fine partita ha dato un'onesta stretta di mano all’avversario. Avrebbe avuto più di una ragione per ignorarlo, invece si è concesso persino un’occhiolino. Un gesto signorile che va sottolineato. La preoccupazione di Berdych è per il doppio: avrà appena 14 ore per recuperare in vista del match dove affronterà Granollers-Marc Lopez insieme al fido Stepanek, carico più che mai in panchina. Così come la bellissima Ester Satorova, in prima fila a tifare con una carica talmente accesa da sembrare….vera.  Non sembrava lì in passerella, ben consapevole di essere inquadrata decine di volte, ma pareva davvero coinvolta nel match. Poi, beh, il bacio dopo il saluto alla squadra è stato il suo momento di gloria. “Sapevo che non sarebbe stato facile. E’ una finale, poi Berdych è un grande giocatore – ha detto Almagro – in campo ho lasciato tutto per la Spagna. E’ stata una partita intensa, senza grande qualità ma con grande sforzo. Sono soddisfatto, ma non del risultato”. Un eventuale 2-0 sarebbe stato una pietra tombale, invece c'è ancora vita. Ma Almagro è riuscito a stancare Berdych. Non sarà al massimo per il doppio, ed è difficile che Jaroslav Navratil possa schierare Rosol o Minar, poco avvezzi alla specialità. “Domani giocherò – ha tagliato corto Berdych – sono stanco, è ovvio. Ho giocato quattro ore. Ma il corpo umano è una macchina eccezionale. Un conto è essere stanco, un altro è essere pronto. E io sono pronto. Spero di essere al 100% quando scenderò di nuovo in campo”. Sulla partita, ha detto di essere stato sempre avanti e di aver tratto un grande aiuto dal pubblico. “Sono il quinto giocatore della nostra squadra. Lo hanno dimostrato nel quinto set, ma anche prima. Ci hanno dato grande energia, è una sensazione speciale giocare davanti a questa gente”. Senza considerare la presenza dei vincitori della Davis 1980, tra cui Ivan Lendl e l’ex tecnico FIT Tomas Smid. I cechi hanno costruito uno scenario da favola. Per ora sono riusciti a tenerlo in piedi, ma la struttura è ancora pericolante. Il doppio sarà fondamentale, ma forse non decisivo. Per sapere chi vincerà la 100esima Davis della storia, l'unica è rivolgersi a un sensitivo. Però bisogna crederci.

FINALE COPPA DAVIS
REPUBBLICA CECA-SPAGNA 1-1

David Ferrer b. Radek Stepanek 6-3 6-4 6-4
Tomas Berdych b. Nicolas Almagro 6-3 3-6 6-3 6-7 6-3
Tomas Berdych / Radek Stepanek vs. Marc Lopez / Marcel Granollers