GQ dà battaglia per un set, ma poi si innervosisce per una chiamata sbagliata e sparisce nel secondo. Una partita che gli fornirà tanti spunti. 3.000 spettatori al PalaNorda. 
Gianluigi Quinzi protesta durante il tie-break. Quel punto risulterà decisivo
(Foto Antonio Milesi)


Da Bergamo, Riccardo Bisti – 13 febbraio 2014

 
Al challenger di Bergamo c’è una bella equipe di animazione. Lo staff di “AnimaVera”, guidato da Maurizio Zamboni (noto “postino” di Maria De Filippi), offre attimi di divertimento e allegria. Quest’anno lo speaker è il simpatico “Pako”, già presente in passato. Quando parla lui, il divertimento è assicurato. Ma poco prima che Gianluigi Quinzi e Jan Hernych scendessero in campo, ha dovuto avvisare il pubblico. “Per favore, i proprietari delle auto parcheggiate in mezzo alla strada sono pregati spostarle. Stanno bloccando il traffico”. La spasmodica attesa, unita alla curiosità e alla voglia di esultare per GQ, ha spinto centinaia di persone a parcheggiare nei luoghi più improbabili. E la Polizia Municipale ha avuto il suo bel daffare. L’aneddoto rende l’idea di quanto sia popolare Gianluigi Quinzi. Ad appena 18 anni, è già un’icona del nostro tennis. La Quinzi-Mania è stata custodita da 3.000 spettatori che hanno gremito il PalaNorda in ogni ordine di posti. Un colpo d’occhio impressionante per il primo turno di un challenger. Ma nemmeno sorprendente, visto che la scorsa estate, a San Marino, accadde più o meno lo stesso. Gianluigi sa che deve abituarsi a queste pressioni, lo dice spesso. Ma è pur sempre un ragazzo di 18 anni, che fuori dal campo guarda il mondo con occhi incantati. Sa stupirsi per cose banali, anche se in campo diventa un robot. O almeno ci prova. Nei primi cinque minuti di partita, non c’è riuscito. Ha perso i primi sette punti prima di conquistarne uno. Era letteralmente travolto dalla pressione. Quando Hernych, onesto mestierante con un passato da top-60 e un gioco che ricorda vagamente Stepanek, è salito 2-0, in tanti hanno pensato che sarebbe arrivata la batosta.
 
Invece Gianluigi ha tirato fuori il meglio di sé. Avvolto in una polo tra il grigio e il verde militare (in tribuna c’era Veso Matjas, rappresentante di Lotto, suo sponsor tecnico), ha provato a trasformare la partita in una guerriglia. E si è aggiudicato cinque giochi di fila. Bene col servizio (raggiunge agevolmente i 190-195 km/h), bene con il rovescio (anche se meno esplosivo del solito), ha sorpreso con il dritto. Si temeva che l’apertura un po’ macchinosa potesse creargli problemi sul rapido, invece ha gestito piuttosto bene anche scambi a velocità piuttosto elevate. Anzi, ha rilanciato: pur di non perdere campo, ha giocato moltissimi colpi di controbalzo. Grande spettacolo, buona efficacia. E quando riesce a tirare il dritto da buona posizione, sa già essere mortifero. Il picco di esaltazione è arrivato nel sesto game, quando ha brekkato Hernych dal 40-0. Una super-risposta d’istinto e un irrazionale passante in controbalzo lo hanno portato a palla break, concretizzata da un doppio fallo del ceco. Tutto ok fino al 5-3, quando al momento di servire per il set ha sbagliato due dritti e regalato due palle break a Hernych. Un bel rovescio ha rimesso tutto in discussione. Lo spalla contro spalla è durato fino al 5-5 del tie-break, quando si è verificato l’episodio spacca-partita. Hernych ha tirato un servizio che ai più è parso largo, tranne che al giudice di linea e all’arbitro Nicholas Stellabotte. GQ ha protestato vivacemente, non si capacitava della decisione. I suoi occhi esprimevano stupore e frustrazione, hanno ricordato la storica protesta di Andy Roddick allo Us Open 2001, durante il match contro Lleyton Hewitt. Al punto successivo, Quinzi ha cancellato il setpoint con un bel dritto a uscire, gesticolando ampiamente verso l'arbitro e mandando in visibilio la gente. Lì ha ricordato il Connors dello Us Open 1991, cui tutto era concesso. Ma anziché caricarsi, si è spento. Ha perso i due punti successivi ed è sparito dal campo. Il secondo set è durato 17 minuti, con un bilancio di 24 punti a 7 per Hernych.
 
La lotta è il suo punto di forza, ma stavolta si è sciolto, come neve travolta dal calore del pubblico. Dopo la stretta di mano, è scappato via. C’è da scommettere che nel silenzio dello spogliatoio, lontano da occhi indiscreti, sia scoppiato a piangere. Lo sguardo truce sembrava presagire le lacrime. Gianluigi vive il tennis con un trasporto particolare. Non sarà facile digerire questa sconfitta. Ma è la vita, ed è la strada da percorrere. Tempo fa, quando vinceva una partita dopo l’altra, si diceva: “Dovrà essere bravo a gestire le prime sconfitte, che inevitabilmente arriveranno”. Ecco, è giunto il momento. Ma va bene così. Va bene giocare sul veloce dopo aver respirato a lungo la polvere di mattone, e va benissimo spostarsi in Asia, dove giocherà alcuni tornei (challenger e futures) in estremo oriente. Da quelle parti, Gianluigi Quinzi è un signor nessuno. Ci saranno 15 persone a seguire le sue partite, e lui potrà concentrarsi solo sulla palla e sulla telepatia con il suo coach. Sarà il momento di far fruttare l’esperienza bergamasca, comunque utilissima per fargli capire cosa succederà tra qualche anno, quando si sarà affacciato tra i big e ogni sua partita sarà un evento super. E i problemi di traffico e ordine pubblico non faranno più notizia.
 
CHALLENGER BERGAMO – PRIMO TURNO
Jan Hernych (CZE) b. Gianluigi Quinzi (ITA) 76(6) 6-0