Cosa c'è dietro Andy Murray? Presente e futuro della LTA, federtennis britannica che deve fronteggiare dolorosi tagli ai finanziamenti. Bob Brett dirà quali centri d'allenamento funzionano e quali no. 
Michael Downey ha preso in mano le redini della federtennis britannica

Da Londra, Alessandro Mastroluca – 3 aprile 2014


Michael Downey, nuovo capo della federtennis britannica (nominato a settembre, operativo da gennaio) ha iniziato il processo di rinnovamento della LTA. La prima mossa dell'ex direttore di Tennis Canada è stata la nomina del nuovo direttore commerciale. Ha scelto James Mercer, che ha già svolto questo ruolo per l'ITF dal 2000 al 2006 e per la Rugby League, ed in precedenza aveva lavorato con Greg Rusedski e Stefan Edberg per la ProServ. Al centro della proposta di rinnovamento, però, c'è la riorganizzazione complessiva dei 21 Centri d'Alta Prestazione (High Performance Centres, HPC), costati alla LTA oltre 20 milioni di sterline negli ultimi cinque anni. Ad oggi, i frutti sono miseri: la Gran Bretagna ha un solo top 100 nel ranking ATP, una sola top 100 nella classifica WTA e soprattutto un solo elemento tra i migliori 100 Under 18, Julian Cash, numero 83. Un risultato deludente, specie se relazionato agli investimenti. Nel solo 2013, la LTA ha speso 4.4 milioni di sterline per aiutare i giocatori, 5.7 milioni nella rete degli HPC e oltre 2 milioni in ricerca e sviluppo. Il risultato si spiega anche con i dati della rilevazione Sports England del 2012, da cui emerge un'immagine del tennis come di uno sport praticato più dagli over 55 che dagli under 25, per i quali il divertimento e la possibilità di stare in forma contano più della prestazione o della qualità dei coach. Insomma, una pratica ludico-ricreativa, che ha visto crescere la soddisfazione dei praticanti nel triennio 2009-2012 soprattutto perché consente di distrarsi e di socializzare. Con questa percezione del tennis come passatempo, è più difficile riuscire a costruire un modello vincente in grado di produrre una quantità di buoni giocatori paragonabili agli spagnoli, ai francesi, ai tedeschi.
 
Per questo, Bob Brett è stato incaricato di visitare tutti i 21 HPC e presentare un rapporto che indichi quali centri funzionino e quali no. L'idea, come ci conferma un portavoce della federazione, “E’ di creare una struttura piramidale a tre livelli: in cima il National Tennis Centre di Roehampton, un secondo livello con i centri più performanti promossi a punti di riferimento regionali” – si parla molto di Bath, Bolton, Gosling (Welwyn Garden City) e Nottingham – “e gli altri 'retrocessi' a un livello inferiore”. Una ristrutturazione che si accompagna a una razionalizzazione delle strutture, soprattutto nelle regioni periferiche, che porteranno a un'inevitabile riduzione del personale. La sfida di Napoli coincide, di fatto, con l'entrata in vigore di tagli, alcuni già previsti prima dell'avvento di Downey, che faranno scendere il numero dei dipendenti sotto i 300. Tra i centri a rischio, anche per una questione politico-economica, c'è la Sutton Tennis Academy, dove Laura Robson ha iniziato a giocare, una tra le prime accademie in tutta la Gran Bretagna a dotarsi di un campo al coperto, già nel 1990. “La giunta comunale – ci spiega il fondatore, Keith Sohl – ha deciso di non rinnovare le agevolazioni fiscali normalmente concesse ai club sportivi, e così le spese sono improvvisamente quintuplicate. Abbiamo già dovuto diversificare le attività, ma se le cose non cambieranno, saremo costretti ad abbandonare il tennis e dare spazio solo alla ginnastica o al calcio”. Sohl è tra i più critici del sistema degli HPC, fortemente voluto da Patrice Hagelauer, performance director della LTA dal 1999 al 2003, che aveva provato a introdurre in Inghilterra un'organizzazione simile al modello francese. Le proposte di Hagelauer, sorpreso dalla scarsità di club con programmi di buon livello per lo sviluppo dei giovani, sono state poi inglobate nella “Blueprint” lanciata da Draper nel 2006. “Creare tutti questi centri – commenta Sohl – è stato come aprire 20 rivenditori di Mercedes: non ne vendi di più, le spartisci solo fra più soggetti, e ognuno vende meno e fa fatica a sopravvivere”.
 
Anche il progetto Win Tennis del National Sports Centre di Bisham Abbey, vicino a Marlow, che ha permesso a Kyle Edmund di muovere i primi passi nel tennis, è vicinissimo alla chiusura. “Avevamo l'obiettivo di creare giocatori di talento che fossero anche ben istruiti, era una componente chiave del nostro appeal verso i genitori – spiega il fondatore Andrew McKenzie-James, che ha investito molto, e di tasca sua, nel progetto –  per farlo, ci vorrebbero quattro o cinque ore di tennis al giorno tra la scuola e lo studio. La LTA ci ha dato un po' di supporto all'inizio, ma non è bastato” e adesso il futuro della struttura, che ha quattro campi coperti e otto all’aperto, è sempre più incerto. La spending review, dunque, è arrivata anche in Gran Bretagna e in questo momento la LTA sembra aver cambiato gli obiettivi a lungo termine. Se la visione dell'era Draper era focalizzata sulla ricerca del grande risultato, ora che Murray è riuscito a riportare uno Slam (anzi due) nel Regno Unito, l'obiettivo adesso è di aumentare la partecipazione, di allargare la base sfruttando anche l'appeal generato dai successi dello scozzese. Non a caso Sports England ha tagliato del 20% i finanziamenti alla LTA proprio per il calo dei praticanti tra i 16 e i 25 anni. Di conseguenza, la LTA ha deciso di tagliare i finanziamenti ai doppisti e ai singolaristi oltre i 24 anni.  “E' molto importante garantire un'offerta attrattiva per chi comincia a giocare, per i bambini” analizza Oliver Scadgell, responsabile delle competizioni e dei programmi della LTA. “Nel 2013 abbiamo investito 2.9 milioni di sterline nell'organizzazione di tornei, comprese le competizioni scolastiche e giovanili, e altri 2.8 milioni per la costruzione di centri con campi coperti e per progetti di Cardio e Mini Tennis, e adesso ci sono più di 100 mila bambini che si affacciano a questo sport in 1500 strutture. In più, abbiamo il programma Talent ID, che consente a 58 mila ragazzi di affrontare almeno sei match competitivi all'anno, un numero che per un terzo di loro supera i 20”.
 
Tra le priorità c'è l'investimento nelle strutture, nel migliorare l'accesso ai 21.186 campi sparsi per tutto il Regno Unito e soprattutto di aumentare il numero e la qualità delle strutture gratuite che, come ci rivela l'associazione Tennis for Free, sono 2594 con appena 16 programmi di allenamento gratuiti. Le 114 mila sterline “tagliate alla LTA” sono servite, infatti, per stimolare un progetto pilota rivolto proprio a stimolare la partecipazione attraverso i campi nei parchi pubblici, che hanno rappresentato una parte fondamentale nello straordinario movimento tennistico USA fino agli anni Ottanta. Sports England ha comunque garantito un investimento di 360 mila sterline all'anno per tre anni per programmi educativi nei club e ulteriori 3 milioni di sterline (uno all'anno) affinché la LTA faccia crescere la base di praticanti. “Questi finanziamenti ci permetteranno di sviluppare i nostri piani per il tennis in Gran Bretagna – ha spiegato Nick Humby, Chief Operating Officer della federazione – Sappiamo che abbiamo ancora molto da fare e che il cambiamento richiede tempo, ma abbiamo iniziato a trasformare il nostro approccio, stiamo cercando di aumentare la partecipazione attraverso partnership efficaci. Vogliamo cambiare la tendenza di lungo periodo”. Una semifinale in Coppa Davis sarebbe un ottimo modo per cominciare. Italia permettendo, obviously.