I numeri non tradiscono. Due anni fa, quando lasciò a bocca aperta l'Arthur Ashe Stadium, Camila Giorgi era numero 136 WTA. Battè Caroline Wozniacki in una sessione serale da brividi e tutto il mondo scoprì il fenomeno Giorgi. Qualche mese dopo, si scoprirono anche gli aspetti meno conosciuti. Ma questa è un'altra storia. I numeri, dicevamo. Rispetto ad allora, la classifica di Camila è dimagrita di un centinaio di posizioni e c'è sempre la sensazione che sia ad un passo dall'esplosione, dove per esplosione si intende un piazzamento tra le top-10, magari tra le top-5 come diceva papà Sergio dopo a vittoria sulla Wozniacki. Lo ha ribadito qualche settimana fa, dicendo che soltanto Serena Williams e Petra Kvitova sono davvero superiori alla figlia. Per certi versi, l'affermazione ha un senso. Ma vien da domandarsi cosa manchi quando gioca un match come quello perso contro Caroline Wozniacki, sul Campo 1 di Wimbledon. Doveva essere il lasciapassare per la seconda settimana, magari per un grande exploit. Qualche ottimista pensava che potesse acciuffare le semifinali, come mai accaduto a una tennista italiana. Invece Camila ha incassato un duro 6-2 6-2, peraltro con poche attenuanti. Una sconfitta dura, ben più grave di quella incassata a Parigi contro Garbine Muguruza. Allora c'era l'alibi di una superficie nemica, mentre stavolta si giocava nelle migliori condizioni possibili. Ok, lo scorso anno ci perse a Eastbourne (con annessa qualche polemica tra i due genitori, come ricordato da Piotr Wozniacki prima di questo match), ma Camila ha un tennis perfetto per sfondare la difesa a oltranza della Wozniacki.
LA TATTICA DELLA WOZNIACKI
L'analisi tattica dei match della Giorgi è semplice: bisogna vedere cosa fa l'avversaria. Lei gioca sempre allo stesso modo, sia pure con qualche sfumatura (in particolare, si erano viste cose interessanti quando l'assistant coach era Daniele Silvestre), mentre le avversarie hanno due strade: giocare allo stesso modo oppure cercare di adattarsi, sapendo che Camila è una giocatrice diversa dalle altre. La danese ha scelto la seconda strada, giocando con la massima attenzione e usando due accorgimenti poi risultati decisivi: ha giocato molte palle al centro, più profonde possibili, per evitare di dare angolo alla Giorgi. Inoltre ha servito con grande attenzione. La tattica ha funzionato bene, diventando implacabile quando Caroline ha intascato il break del 3-2, suggellato da un pallonetto dopo che la Giorgi ha fatto un po' di confusione su un punto in cui aveva in mano lo scambio. L'impressione è che Caroline fosse particolarmente concentrata: pochi pugnetti, ancor meno gesti di esultanza, soltanto grande attenzione a non uscire mentalmente dal match, o semplicemente a non dimenticarsi le cose da fare. Le statistiche parlano chiaro: appena due errori gratuiti in tutto il match (zero nel primo set) certificano la bontà della prestazione della Wozniacki. Certo, è stata aiutata dalla Giorgi: a un certo punto, Camila ha preso a sbagliare una palla dopo l'altra, come se avesso perso il feeling con palla, campo e racchetta. Gli errori fuori di metri non fanno notizia, però stavolta ha esagerato. In particolare, Camila dà sempre l'impressione di potercela fare: magari perde, ma difficilmente l'avversaria le sembra superiore. Stavolta, sin dai primi game del secondo set, si è capito che non era giornata. E allora torniamo ai numeri: rispetto a due anni fa va molto meglio, ma la situazione è sostanzialmente invariata da un anno: lo scorso anno arrivò a Wimbledon da numero 39, oggi è 32esima. Per una come lei, non un progresso straordinario. Per carità, c'è ancora tempo. Ma la delusione per questo torneo resta, forte e chiara.
WIMBLEDON DONNE – Terzo Turno
Caroline Wozniacki (DAN) b. Camila Giorgi (ITA) 6-2 6-2