Il ragazzo risiede negli Stati Uniti e c'è tanta Argentina nel suo DNA tennistico, ma ciò che conta è la sigla accanto al suo nome. Da un paio d'anni, Liam Caruana gioca ufficialmente per l'Italia anche se non c'è molto di italiano nelle sue abitudini, per quanto abbia trascorso qualche periodo al Centro FIT di Tirrenia “Dove sono più attenti alla tecnica, mentre negli Stati Uniti impostano un tennis più aggressivo, proiettato verso la rete”. Classe 1998 e numero 397 ATP, Liam ha adottato una programmazione ambiziosa: pur non potendo giocare le qualificazioni dell'Australian Open, è ugualmente volato Down Under per giocare il Challenger di Noumea e il torneo ATP di Auckland. In Nuova Caledonia ha passato le qualificazioni, in Nuova Zelanda no. Ma i tornei prima di uno Slam sono particolari, si sa. E così c'è stata una mitragliata di ritiri, a partire da Guido Pella, per proseguire con Andrey Rublev, Kyle Edmund e il suo amico Ryan Harrison, con il quale si è allenato qualche volta in Texas. E così l'azzurro d'importazione si è trovato a giocare il suo primo match ATP, in diretta TV, contro un avversario di prestigio come Steve Johnson. Al di là della sconfitta per 7-5 7-6, ha fatto la sua figura. Caruana non ha una carrozzeria importante: dovrà lavorare per mettere su un po' di muscoli, ma è un giocatore interessante. È un giusto mix tra il tennista americano e quello latino. Si muove benissimo e sa soffrire sul campo (parte latina), ma sa anche essere aggressivo e ama scendere a rete (parte americana). Contro Johnson ha giocato un match gagliardo, perdendo due set che avrebbe anche potuto vincere. Nel primo set è stato il primo a brekkare (4-2 e servizio), ma quando ha realizzato cosa stava succedendo… il braccio si è un po' rattrappito. Johnson non è al top della condizione, ma ha alzato il livello quel tanto che basta per prendersi un paio di break e chiudere al dodicesimo gioco. Ma Caruana non si è arreso: ha personalità, coraggio, atteggiamento positivo.
ALLIEVO DI MARIANO MONACHESI
Nel secondo set ha ribattuto colpo su colpo, arrivando a giocarsi ben quattro setpoint sul 5-4. In tre occasioni non è riuscito a rispondere (su un paio avrebbe potuto fare meglio), mentre Johnson è stato bravo a infilare un dritto in contropiede l'unica volta che ha dovuto tirare il colpo dopo il servizio. Persa l'occasione, Liam ha giocato un tie-break a handicap. Subito in svantaggio 4-0, non ha saputo ricucire lo strappo. Restano sensazioni positive. Ci vorranno mille altre prove del nove, ma sembra un giocatore “vero”. Per essere più chiari: tra i top-50 sono transitati elementi che non hanno granché più di lui. Ma un giocatore si basa su tanti elementi, non tutti visibili a occhio nudo. Per costruirli tutti, Caruana si è rivolto a un coach di altissimo profilo: Mariano Monachesi. L'argentino vive nel tour da oltre 20 anni e ha seguito quasi tutti i giocatori della “Legiòn”, spesso portandoli ai migliori risultati: Coria, Chela, Canas, Calleri, Zabaleta… ha lavorato anche in Spagna, con Tommy Robredo e Nicolas Almagro. È più recente il tentativo effettuato qualche anno fa con Gianluigi Quinzi, fallito (come tanti, troppi esperimenti del marchigiano). Oggi dirige un'accademia a Buenos Aires insieme a Mariano Hood, che già da tempo segue i progressi di Caruana. Monachesi era ad Auckland, segno che il progetto è serio. D'altra parte, volendo credere al sito dell'Accademia, in questo momento non ci sono giocatori di primissimo piano. E allora Caruana può essere un buon cavallino su cui puntare. Quel mix tra Stati Uniti e Argentina ha già funzionato con Jared Donaldson: dovesse ripetersi con Caruana, a beneficiarne sarebbe l'Italia. Mica male, no?
ATP 250 AUCKLAND – Primo Turno
Steve Johnson (USA) b. Liam Caruana (ITA) 7-5 7-6