Il Canada si affida a Frank Dancevic, rottame tennistico in cerca di un modo per farsi ricordare dopo aver fallito quasi ogni obiettivo. L’ernia al disco, il matrimonio e la speranza di diventare un eroe.
Pochi tennisti sanno trattare la palla come Frank Dancevic
Di Riccardo Bisti – 4 aprile 2013
ULTIM'ORA: Dancevic è stato escluso all'ultimo minuto dal team canadese. Al suo posto Jesse Levine, all'esordio assoluto con la maglia del Canada.
Puoi sentirti un fallito se il tennis ti ha regalato 1.308.902 dollari? Frank Dancevic si sarà posto questa domanda decine di volte. Tuttavia, nella notte tra domenica e lunedì, potrebbe farsela di nuovo e trovare risposte sorprendenti. Il weekend di Vancouver è il più importante nella carriera del belloccio di Niagara Falls (città di 80.000 abitanti dominata dalle mitiche cascate). Frank Russell Dancevic è entrato nel radar del tennis un paio di volte. La prima risale al 2003, quando battè Flavio Saretta in un match decisivo di Coppa Davis e riportò il disastrato Canada nel Gruppo Mondiale dopo un’eternità. Per questo, i connazionali gli saranno riconoscenti a vita. Il secondo è ancora più curioso. Pensate che Rod Laver sia stato l’unico a centrare il Grande Slam nell’Era Open? Errore. L’ha fatto anche Dancevic nel 2011. Peccato che sia lo Slam delle qualificazioni. Non era mai capitato che un giocatore superasse le qualificazioni in tutte le quattro prove dello Slam: lui è stato il primo. Il peso specifico del Dancevic (grande) tennista finisce qui. Certo, gli highlights non mancano: nel 2007 ha arpionato i quarti al Masters 1000 di casa, a Montreal, portando Rafa Nadal al terzo set. I tennisti con la foglia d’acero non facevano niente di simile dal 1989. Vanta anche un paio di finali ATP (Indianapolis 2007 e Eastbourne 2009) e diversi successi challenger, ma il computer non lo ha mai issato oltre la 65esima posizione. Pochino, per uno come lui. Bello da vedere fuori e dentro il campo. Se il primo aspetto interesserà soprattutto alle signore, il secondo spiega perchè usiamo il termine “fallimento”. Dancevic è un tennista divertente, ma la sua carriera è piena di "vorrei ma non posso". Paga un fisico fragile e leggerino, ma gioca bene in tutte le zone del campo e ha una manina delicata. Non avessimo paura di rivolte federeriane, diremmo che alla lontana ricorda un po’ King Roger.
Anni fa era la grande speranza del tennis canadese, ancora lontano dalla rivoluzione odierna (tecnici stranieri, nuove strutture e grandi professionalità hanno creato un movimento senza precedenti). A 16 anni, ha vinto il doppio a Wimbledon Junior. A 23 ha conquistato il best ranking e batteva gente come Roddick e Del Potro. Quando aveva 18 anni, il direttore esecutivo di Tennis Canada (Alan Trivett) disse di lui: “Top 50 garantito”. Pressioni che lo hanno travolto, come ricorda l’ex coach John Sorbo, l’uomo che lo ha preso quando era un bambino (aveva 12 anni) e lo ha seguito fino a 21. “Mio Dio, c’era una pressione tremenda. In quel periodo era l’unico prospetto canadese. Tutto il paese seguiva con trepidazione i suoi risultati”. Lo stesso Sorbo non fece nulla per nascondersi, paragonando il suo allievo a Pete Sampras e dicendo: “Ha un potenziale illimitato”. “Guardate che non mi sbagliavo. Sono convinto che avrebbe potuto ottenere di più, diventare un top player. Se è in perfette condizioni fisiche, non c’è nessuno che non possa battere”. Ma il fisichetto di cristallo ha iniziato a rompergli le scatole molto presto. Le cose sono precipitate nel 2009, quando si è sottoposto a un intervento chirurgico per curare un’ernia al disco. Da allora, il suo tennis non è più lo stesso. E la schiena gli crea sempre qualche problema. Almeno fino a febbraio, quando ha improvvisamente ritrovato se stesso a Vancouver, sullo stesso campo dove venerdì sfiderà Andreas Seppi e domenica potrebbe trovare Fabio Fognini in un drammatico quinto match.
Il mondo del tennis va avanti, non ti aspetta. Se ti fai male, sono problemi tuoi. Frank, origini croate da parte del padre, non gli è corso dietro. Nell'aprile 2012 è scappato via con Nikola, splendida ragazza serba conosciuta un anno prima durante una visita al paese natale del padre, Apatin, cittadina serba di 20.000 abitanti al confine con la Croazia. Frank e Nikola sono andati in una spiaggia da sogno, in Florida, sulle rive dell’Atlantico, e si sono sposati senza dirlo a nessuno. Dopo essersi scambiati gli anelli, sono tornati a casa e hanno informato le famiglie. Adesso la vita di Frank si snoda su tre poli: Niagara Falls, Montreal (dove c’è il centro tecnico della federtennis canadese) e la Serbia. Con questa consapevolezza, si è tuffato nella Davis 2013, dove ha giocato un match eccezionale contro Marcel Granollers. “Mi ha aiutato anche nel tour. Sento di aver recuperato un buon livello. Penso di avere ancora un paio d’anni di carriera. Se metto insieme i pezzi del puzzle, ho il gioco per entrare tra i primi 50. E’ un pensiero razionale, realistico. A questo punto della carriera non credo di poter diventare un fenomeno da top 10, ma i primi 50 sono alla mia portata. Lavoro per questo”. Dancevic parla molto bene il francese (“Mia madre viene da Noranda, zona francofona. Quando ero piccolo mi ha sottoposto a un paio d’anni di full immersion, la devo ringraziare”) ma non dimentica le origini, e non solo perchè nei Balcani ha trovato l’amore. Si emoziona quando ricorda l’affetto della nonna, che gli manda un bacio prima di ogni torneo e gli prepara un sacco di piatti prelibati. “Si tratta di cucina fatta in casa”. La nonna ha le mani vellutate in cucina, lui le usa sul campo da tennis. A Vancouver, dove 6.000 persone faranno il tifo per lui, Frank ha l’opportunità di cambiare il titolo alla sua carriera. Non più l’uomo che si qualifica agli Slam e non è mai entrato tra i primi 50. Può trovare un motivo per essere ricordato: l'uomo che ha portato il Canada tra le prime quattro nazioni al mondo. Visto che va di moda costruire statue di tennisti ancora in vita (le ultime sono state quelle di Vilas e Gonzalez), i canadesi sono pronti a fare una scultura di Dancevic dalle parti della British Columbia University. Non aspettano altro. Starà a Seppi e Fognini destinare il materiale ad altri utilizzi.
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