Di Cosimo Mongelli – 7 settembre 2014
Non c'è retorica che tenga per descrivere quel che è accaduto nella prima semifinale dello Us Open. Non si può non provare ammirazione, simpatia, empatia per Kei Nishikori. Non si può non plaudire all'impresa, alla favola, al miracolo di questo giocatore che è stato in dubbio fino all'ultimo se mettere piede o meno a Flushing Meadows. Che sembrava aver compromesso, dopo l'infortunio patito a Madrid, il suo rendimento ad altissimi livelli. E che invece diventa, dopo aver sconfitto il numero uno al mondo Nole Djokovic, il primo giapponese ed asiatico a giocarsi una finale del Grande Slam. Non gli è bastato mettere in fila Raonic e Wawrinka ed ottenere la sua prima semifinale in un Major. Contro tutto e contro tutti, l'allievo di Chang è sceso in campo come un veterano qualsiasi, con in bacheca decine di Slam, e ha messo alle corde il serbo. Come pochissimi ci sono riusciti in carriera. Non è stata una bella partita, condizionata dal fortissimo caldo. Ci si aspetta subito un Nole aggressivo, col piglio di chi vuol mettere in chiaro chi è il più forte. Ma si colgono subito gli indizi che per il serbo non è la migliore delle giornate. Il dritto fatica a carburare, il servizio non funziona come al solito e il primo break arriva appena dopo tre giochi. Il serbo reagisce e lo recupera a zero. Ma è solo una rondine. Sul 3 pari altre tre palle break concesse da Nole, ed ecco l'altra fuga di Kei. Che questa volta sfrutta al meglio il suo non potentissimo servizio e chiude, dopo 39 minuti, il primo set per 6-4. Nole non è nuovo a partire in sordina per poi vincere in volata: il secondo set, vinto dal serbo con sin troppa facilità (6-1) fa presagire un film già visto, un finale scontato e altri due set veloci.
UN TIE-BREAK AL CONTRARIO
Ma eccoci al game fondamentale. La chiave di volta di questo incredibile match. Nel terzo game del terzo set Nishikori sbaglia una palla corta e Nole si ritrova in regalo due palle break. Pare davvero l'inizio della fine. Kei non demorde. Annulla queste due, ne annulla una terza e una quarta e dopo venti punti ottiene il game alla quinta occasione utile. Nole subisce il colpo. Sul 4 a 3 è il giapponese a ottenere una palla break e la trasforma subito, senza farsi pregare, con una spettacolare risposta di dritto. Kei serve per il set, una volta tanto si emoziona e sul 30 pari sbaglia una facile palla di dritto rimettendo in vita Nole. Che sfrutta l'occasione, si porta sul 5 pari e trascina il set al tie-break. Un tie-break all'insegna del nonsense. Nishikori vola sul 4-0, Nole ritorna sotto fino al 4-2, ma si legge chiaramente nei suoi occhi la paura, lo sconforto. E il doppio fallo nel momento peggiore ne è la dimostrazione più lampante. Siamo 5 a 2, Kei ha il set in mano. Ha la partita in mano. Ma la paura, la compassione, l'emozione gli fanno prima sbagliare un dritto e poi restituire il doppio fallo al serbo. Ma serve più di un regalo a Nole, a questo Nole, per rientrare in una partita nella quale, forse, non è mai entrato. Il serbo sbaglia un'elementare dritto e fa arrivare Nishikori al doppio set point. Basta il primo e Kei è avanti due set a uno dopo due ore e un quarto di gioco.
GLI OCCHI LUCIDI DELL'ASIATICO
E bastano pochi minuti, quelli in cui uno spento e disilluso Nole regala il break a Kei (con l'amara ciliegina di un doppio fallo) , per rendersi conto che il sipario è definitivamente calato. Sul 3-5 il serbo serve per rimanere nel match; annulla il primo match point con una prima di servizio, ma non il secondo, con l'ennesimo errore di una partita in cui non ha funzionato praticamente nulla. Giapponese in finale, con occhi lucidi e sorriso emozionato. E a questo punto non partirà di certo da sfavorito contro Marin Cilic, anzi. Il maestro Chang in tribuna, qualche lustro fa, ci ha insegnato più di qualcosa. “Non riesco nemmeno a capire cosa mi stia capitando. Sensazione incredibile, battere il n.1 del mondo. Ero un un po’ teso per la mia prima semifinale Slam, e un po' stanco, oggi le condizioni erano difficili, ma spero di recuperare bene per la finale. Chang mi ha aiutato molto nel raggiungere questo risultato. Spero che qualcuno stia guardando in TV dal Giappone, anche se sono le 4 del mattino”. Parole commosse, gettate a caldo dopo l'impresa più incredibile della carriera.